ALCIDE DE GASPERI: PADRE E MAESTRO DI TUTTI I DEMOCRATICI CRISTIANI
Alcide Amedeo Francesco De Gasperi, nacque 3 aprile 1881 a Pieve Tesino in Tirolo che all’epoca apparteneva all’Impero austrungarico. Il 14 giugno 1922 De Gasperi sposó Francesca Romani (30 agosto 1894 – 20 agosto 1998) ed ebbe quattro figlie, Maria Romana, Lucia, Cecilia e Paola.
Dal 1896 De Gasperi fu attivo nel movimento cristiano sociale. Nel 1900 entra a far parte della Facoltà di Lettere e Filosofia di Vienna, dove ha svolto un ruolo importante all’inizio del movimento studentesco cristiano. Egli è stato molto ispirato dall’enciclica Rerum novarum
Nel 1905, De Gasperi si laureó in filologia. Nel 1911 divenne membro del Parlamento dell’Unione politica popolare del Trentino (UPPT) nel Reichsrat d’Austria, incarico che ricoperse per sei anni. All’inizio della prima guerra mondiale, fu politicamente neutrale e simpatizzó con gli sforzi di Papa Benedetto XV e Carlo I d’Austria per ottenere una pace onorevole e fermare la guerra.
Nel 1919 fu tra i fondatori del Partito Popolare Italiano (PPI), con Luigi Sturzo. Fu membro del Parlamento italiano dal 1921 al 1924, periodo segnato dall’ascesa del fascismo. Inizialmente sostenne la partecipazione del PPI al primo governo di Benito Mussolini nell’ottobre 1922.
De Gasperi fu arrestato nel marzo 1927 e condannato a quattro anni di carcere. Il Vaticano ha negoziato la sua liberazione. Nel 1929 i suoi contatti ecclesiastici gli assicurarono un lavoro come catalogatore nella Biblioteca Vaticana, dove trascorse i successivi quattordici anni fino al crollo del fascismo nel luglio 1943.
Fondazione della Democrazia Cristiana
Durante la seconda guerra mondiale, organizzó l’istituzione del primo partito della Democrazia Cristiana (DC), basato sull’ideologia del PPI. Divenne il primo segretario nazionale del nuovo partito nel 1944.
De Gasperi fu il leader indiscusso della Democrazia Cristiana, il partito che dominó il Parlamento per decenni. De Gasperi nel gabinetto di Ferruccio Parri, divenne ministro degli Esteri.
Il Primo Ministro d’Italia
Dal 1945 al 1953 fu il primo ministro di otto governi successivi guidati dalla DC. La sua regola di otto anni rimane una pietra miliare nella longevità politica di un leader nella moderna politica italiana. Durante i suoi governi successivi, l’Italia divenne una repubblica (1946), firmó un trattato di pace con gli Alleati (1947), si unì alla NATO nel 1949 e divenne un alleato degli Stati Uniti, che contribuì a rilanciare l’economia italiana attraverso il Piano Marshall. Durante questo periodo, l’Italia è diventata membro della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), che in seguito sarebbe diventata l’Unione europea (UE).
Nel dicembre 1945 divenne primo ministro per la prima volta e guidó un governo di coalizione che comprendeva sia il Partito Comunista Italiano (PCI) che il Partito Socialista Italiano (PSI), insieme ad altri partiti minori come il Partito Repubblicano Italiano (PRI). Il leader comunista Palmiro Togliatti è stato vice primo ministro.
Nel giugno 1946, l’Italia tenne il referendum costituzionale per decidere se l’Italia sarebbe rimasta una monarchia o sarebbe diventata una repubblica; i repubblicani vinsero con il 54% dei voti. De Gasperi è stato nominato capo di Stato ad interim dal 18 al 28 giugno, quando l’Assemblea Costituente ha eletto il Liberale Enrico De Nicola come capo di Stato ad interim.
Come capo della delegazione italiana alla conferenza di pace della seconda guerra mondiale a Parigi, De Gasperi criticó duramente le sanzioni imposte all’Italia, ma ottenne concessioni dagli Alleati che garantivano la sovranitá italiana. Secondo il Trattato di pace con l’Italia del 1947, la Jugoslavia perse l’area di confine orientale e il territorio libero di Trieste fu diviso tra i due stati.
Uno dei suoi più eclatanti risultati in materia di politica estera fu l’accordo Gruber-De Gasperi con l’Austria nel settembre 1946, che stabilì che Il Trentino Alto Adige sarebbe diventata regione autonoma.
Elezioni generali nel 1948
Le elezioni generali dell’aprile 1948 furono fortemente influenzate dalla Guerra Fredda tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. La campagna elettorale fu ineguagliata nell’aggressione verbale e nel fanatismo nella storia dell’Italia da entrambe le parti. La scelta è stata tra due visioni opposte del futuro della società italiana. Da una parte, un’Italia cattolica romana, conservatrice e capitalista, rappresentata dai governanti democratici cristiani di De Gasperi; dall’altra, una società laica, rivoluzionaria e socialista, rappresentata dal Fronte Democratico Popolare.
Alcide De Gasperi, l’uomo della ricostruzione nazionale
La Democrazia Cristiana ottenne una clamorosa vittoria con il 48,5% dei voti (il miglior risultato della sua storia). Con la maggioranza assoluta in entrambe le camere, De Gasperi avrebbe potuto formare un governo esclusivamente democristiano. Invece, ha formato una coalizione con liberali, repubblicani e socialdemocratici. De Gasperi formó tre ministeri, il secondo nel 1950 dopo la defezione dei liberali, che si aspettavano più politiche di destra, e il terzo nel 1951 dopo la defezione dei socialdemocratici, che si aspettavano più politiche di sinistra. Ha governato per altri cinque anni, guidando quattro coalizioni aggiuntive.
Le riforme della sicurezza sociale
Nella politica interna, diversi ministri dei gabinetti di De Gasperi hanno attuato una serie di riforme della sicurezza sociale nei settori dell’affitto e dell’edilizia sociale, dell’assicurazione contro la disoccupazione e delle pensioni.
Nel 1952, De Gasperi fu oggetto di crescenti critiche da parte dell’ala sinistra emergente del partito..
Le elezioni generali del 1953 furono caratterizzate da cambiamenti nella legge elettorale. Anche se la struttura complessiva rimaneva incorrotta, il governo ha introdotto un superbo due terzi dei seggi della Camera per la coalizione che avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei voti. I partiti di opposizione della DC definì la nuova legge ” legge truffa”.
La coalizione di governo (DC, PSDI, PLI, PRI, SVP e il Partito dell’Unione Sarda) ha ottenuto il 49,9% dei voti nazionali.
Tecnicamente, il governo ha vinto le elezioni con una chiara maggioranza, ma la frustrazione per non aver vinto con una maggioranza più ampia ha portato a tensioni significative nella coalizione di leadership. De Gasperi è stato costretto a dimettersi dal Parlamento il 2 agosto. Nel 1954, De Gasperi dovette anche dimettersi dalla leadership del partito, e Amintore Fanfani fu nominato nuovo segretario della Democrazia Cristiana nel mese di giugno.
La morte e l’ereditá
Il 19 agosto 1954 De Gasperi morì a Sella di Valsugana, nel suo amato Trentino. È sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, basilica di Roma.
Insieme a Konrad Adenauer, Robert Schuman e Jean Monnet, è considerato padre dell’Europa. Dalla fine della guerra, De Gasperi aveva attivamente condotto una campagna per l’unità europea, convinto che questo fosse l’unico modo per evitare i conflitti in futuro. La loro motivazione era una chiara visione di un’Europa unita che non avrebbe sostituito i vari Stati, ma che avrebbe permesso loro di completarsi a vicenda, di sostenersi, aiutarsi, completarsi e di lavorare insieme.
Nonostante non abbia vissuto abbastanza per vederne l’attuazione (morì nell’agosto del 1954), il suo ruolo ricevette ampio riconoscimento quando nel 1957 vennero firmati i Trattati di Roma.
Il processo di beatificazione
Il processo di beatificazione è stato aperto nel 1993.
“Tutte le sue azioni personali e politiche sono state dettate da un grande senso di umanità e vero spirito cristiano: per questo credo che Alcide De Gasperi debba essere fatto beato”. Lo ha dichiarato Giulio Andreotti che di De Gasperi fu stretto collaboratore per molti anni.
Ho molto studiato la figura dello Statista trentino e ravviso nella sua vita i tratti di colui che ha vissuto in grado eroico le virtù della fede, della speranza e della caritá I suoi scritti trasudano di “imitatio Christi”. E’ sempre stato devoto figlio della Chiesa, distinguendo bene il ministero/magistero della Chiesa e il suo ruolo di uomo politico.
Sulle virtù personali dello Statista di Trento vi è una corale convergenza. Quando, il 19 agosto 1954, egli morì improvvisamente a Sella di Valsugana, dove si trovava in vacanza, subito si parlò di fama di santitá, come le cronache dei giornali sottolinearono. L’allora patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli, prima di diventare papa Giovanni XXIII, rilevó immediatamente questo diffuso sentimento e così commentó: “Venissi interrogato in un eventuale processo di beatificazione, la mia testimonianza sarebbe nettamente favorevole a riconoscere la virtù dello statista, evidentemente ispirato da una visione biblica della vita, del servizio di Dio, della Chiesa, della Patria”.
Anche Giovanni Paolo II ebbe per lui in varie occasioni molte buone parole. In una lettera ai vescovi italiani, ricordó così il suo europeismo: “Non è significativo che, tra i principali promotori dell’unificazione del continente, vi siano uomini – quali De Gasperi, Adenauer, Schuman – animati da profonda fede cristiana? Non fu forse dai valori evangelici della libertà e della solidarietà che essi trassero ispirazione per il loro coraggioso disegno?”
De Gasperi, Alcide – Hrvatska enciklopedija
Il processo di canonizzazione è avviato da tempo. Convinto ammiratore della singolare ed esemplare testimonianza cristiana di Alcide De Gasperi e raccogliendo le crescenti sollecitazioni per avviare l’iter per la canonizzazione, l’arcivescovo di Trento Alessandro Maria Gottardi il 28 gennaio 1987 volle sentire il parere dei Vescovi della Conferenza Episcopale delle Tre Venezie sull’ipotesi di iniziare un procedimento canonico per il riconoscimento da parte della Chiesa delle singolari, e certamente eminenti virtù cristiane dello Statista trentino, uomo libero e forte che nelle circostanze più dolorose e nelle occasioni più difficile rispose alla chiamata divina con il suo singolare servizio, dimostrandosi modello di sapienza, maestro di speranza e, divenendo nel suo delicato e arduo ministero, lungimirante profeta e coraggioso testimone. Pur ottenendo l’assenso unanime dei vescovi Triveneti, l’iniziativa rimase allo stato di proposta.
L’8 dicembre 1992 il Successore dell’arcivescovo Gottardi, monsignor Giovanni Sartori, si rivolse alla Santa Sede, “avendo ricevuto istanza dal postulatore padre Tito M. Sartori osm e il consenso della Conferenza episcopale triveneta”, per chiedere il nulla osta all’introduzione della causa. Il cardinale Felici, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, il 29 aprile 1993 concesse il nulla osta e si aprì così la “fase diocesana” del processo di canonizzazione.
Alcide De Gasperi fu davvero un grande uomo politico, e un credente tutto d’un pezzo. Dalla documentazione che si sta esaminando a Trento, oltre tutto ciò che è stato pubblicato soprattutto dalla figlia Maria Romana traspare l’uomo e il credente che pone la sua fiducia totale nel Signore. In una lettera indirizzata alla moglie il 31 maggio 1927, giorno in cui venne condannato a quattro anni di carcere da un tribunale fascista, per le sue idee di democrazia e di libertá, scrisse: ” è Dio ha un disegno imperscrutabile, di fronte al quale m’inchino adorandolo” Egli ci ama e fa di noi qualcosa che oggi non comprendiamo””.
E nel suo servizio politico egli esercitó davvero è come disse più tardi Paolo VI – la più alta forma di caritá. Egli seppe tenersi ammirevolmente lontano dalle vischiosità quotidiane della pratica di Governo, dalle ombre di un mestiere che troppo spesso richiede gravi compromessi.
Una “convinta fama di santità, la esprime il sacerdote di Vicenza, don Domenico Piccoli, che scrisse alla figlia Maria Romana: “Mi convinco sempre più dell’opportunità di beatificazione del suo papà ” Quando la Provvidenza ci manderà altri uomini come suo padre e Adenauer e Schuman? Bisogna meritarseli”.
Perché allora si è … fermato o va molto a rilento il processo diocesano nonostante l’accordo dei vescovi del Triveneto? Il 18 settembre 1993, il compianto monsignor Wilhem Egger, vescovo di Bolzano e Bressanone, pur riconoscendo “le forti motivazioni cristiane e ideali” che avevano permesso l’avvio del processo di canonizzazione di Alcide De Gasperi, fece capire senza troppi giri di parole che dichiaró che la popolazione altoatesina “non aveva accolto favorevolmente” l’introduzione del processo di beatificazione. Ed erano espresse “severe riserve circa l’azione politica di De Gasperi, in rapporto alla soluzione del problema dell’Alto Adige al punto tale che il processo canonico potrebbe costituire, almeno per una certa parte di fedeli di lingua tedesca, un problema anche sul piano religioso”.
Il riferimento è al noto “accordo De Gasperi/Gruber” raggiunto a Parigi il 5 settembre 1946 per regolare la questione altoatesina. In base a esso veniva garantita alla popolazione di lingua tedesca e di tradizioni tirolesi una larga autonomia e un esteso potere esecutivo in ambito regionale, che sarebbero stati formalizzati nella costituzione della Provincia autonoma di Bolzano e in seguito nello statuto speciale concesso dal governo italiano al Trentino-Alto Adige.
La decisione di Alcide De Gasperi di estendere i privilegi concessi a Bolzano anche a Trento non potè non scontentare una parte dell’opinione pubblica: quella di ceppo tedesco della propria regione d’origine che accusó di menzogna il Presidente del Consiglio.
Ho avuto modo di farne parola della questione direttamente con il senatore a vita Giulio Andreotti il quale, dimenticando la sua proverbiale calma e pazienza mi disse animatamente: “Posso assicurare e testimoniare che Alcide De Gasperi non mentì. Anzi: posso dire che la provincia di Bolzano non avrebbe mai ottenuto la sua autonomia se non fosse stata concessa anche alla provincia di Trento”. E mi pregó di dire all’allora arcivescovo di Trento S.E. mons. Luigi Bressan di mettersi in contatto personale con lui – “fin che è in vita” -per essere ascoltato come teste e dissipare questo dubbio assolutamente inesistente.
Una conferma autorevole di questa ipotesi è offerta da monsignor Igino Rogger, sacerdote della Diocesi di Trento, il quale scrive: “L’11 novembre 1991 mi trovai a fungere da interprete per la deposizione resa da Gruber a Vienna nei preliminari del processo canonico per la beatificazione di Alcide De Gasperi. Profittando alquanto della mia posizione cercai di approfondire l’interrogativo su quelle che potevano essere state le intenzioni di De Gasperi nel dilatare al Trentino l’autonomia prevista come necessaria per la salvaguardia del carattere etnico e dello sviluppo culturale ed economico degli abitanti di lingua tedesca dell’Alto Adige. Chiesi infatti a Gruber se fosse possibile che De Gasperi, nell’idea di agganciare l’autonomia dei trentini a quella dei sudtirolesi, secondo un’idea che egli certo favoriva e per la quale aveva acquisito simpatizzanti anche nel Sudtirolo, avesse fiducia che tale inclusione tornasse a vantaggio dei sudtirolesi stessi nel processo di realizzazione di essa. Gruber rispose testualmente: “De Gasperi ne era convinto: se l’autonomia si realizza per i trentini, diventa un fatto irreversibile. Se si realizza per i trentini, si realizza anche per i sudtirolesi; ogni pericolo di vanificarla verrà respinto anche dai trentini”.
Recentemente è venuta alla luce una lettera indirizzata a Karl Gruber il 4 febbraio 1948, in cui De Gasperi scrive testualmente: “Rispondo in ritardo alla sua cortese lettera del 10 gennaio scorso … Sono lieto di farlo oggi, essendo in grado di poterle comunicare che le consultazioni coi rappresentanti delle popolazioni locali hanno avuto per esito la definitiva elaborazione di uno Statuto per l’autononomia della Regione “Trentino Alto Adige” (approvato dall’Assemblea costituente), nei quali sono stati pressoché interamente accolti i desiderata espressi da Vostra Eccellenza nella lettera cui rispondo….” (Alcide Degasperi, Una vita a tappe, Lettere e commenti, Ed. l’Adige2021).
Mi dispiace che non siano stati fatti passi in questa direzione e che per la “questione altoatesina” la fase diocesana del processo di beatificazione del grande Statista trentino Alcide De Gasperi conosca un tempo di stasi. De Gasperi non lo merita. Anche se (ne sono persuaso) egli giá gode della venerazione di molti e certamente la visione beatifica di quel Dio che ha amato e servito anche attraverso la più alta forma della caritá: la politica a servizio dell’uomo e del bene comune in tempo ardui e difficilissimi.
Tommaso Stenico