FRANCESCO MERLONI: UN PROTAGONISTA DELLA RINASCITA

FRANCESCO MERLONI: UN PROTAGONISTA DELLA RINASCITA

“RAI Cultura” è una struttura della RAI che presidia il settore “Cultura”, sia attraverso la realizzazione dei programmi con l’utilizzo di risorse proprie, sia attraverso l’acquisto di prodotti da altri soggetti.

In occasione del 70^ Anniversario dalla nascita della nostra Repubblica, nel 2016 RAI Cultura manda in onda una serie di puntate dal titolo esemplificativo “L ‘Italia della Repubblica “. La quarta puntata, intitolata “La Rinascita”, aveva come ospite in studio l’ingegnere Francesco Merloni: la scelta dell’industriale marchigiano è la riprova, qualora ce ne fosse stato bisogno, dello spessore della persona.

Francesco Merloni nasce nel 1925 a Fabriano, figlio di Aristide, la cui figura è fondamentale per comprendere la vocazione industriale di una realtà periferica, quale era appunto quella marchigiana. Il binomio Rinascita-Francesco Merloni rappresenta un pezzo di storia di questo nostro Paese, grazie anche all’ incontro fortunato con personalità dell’epoca, prima fra tutte quella di Enrico Mattei. Quest’ultimo, con la sua vita avventurosa, con le sue scelte in campo economico anche controcorrente, è notoriamente considerato l’artefice principale dello sviluppo di questo Paese. Nel corso di un intervento sulla figura del fondatore dell’ENI, Francesco Merloni ebbe a fare una confidenza, che a prima vista potrebbe evidenziare una propria debolezza, ma nella realtà nasconde una profonda ammirazione: “In vita mia, Mattei è stata l’unica persona che mi ha dato soggezione”. La stima per il mitico capitano d’industria scomparso tragicamente a Bascapè nell’ottobre 1962 non poteva essere meglio sintetizzata, se si tiene conto del rispetto misto a timore che un personaggio del genere sapeva suscitare, in particolare tra i giovani nati nel Ventennio e desiderosi di farsi strada nel Secondo Dopoguerra. Per comprendere Francesco Merloni è doveroso fare un passo indietro, accennando alla storia del nostro Paese. L’Ingegnere marchigiano è sempre andato fiero di un episodio della sua vita: mi riferisco alla condanna a morte comminatagli dalle Autorità della Repubblica Sociale Italiana, in seguito alla renitenza alla leva militare. Il giovane Francesco ha vagato, fuggiasco, per le colline intorno a Cerreto d’Esi, ultimo Comune della Provincia di Ancona prima del confine con quella di Macerata, avendo eletto a rifugio la casa del parroco di Poggeto di Matelica, don Pacifico Veschi. Come ho avuto modo di ascoltare dalla sua viva voce il 28 maggio 2016, al teatro Casanova di Cerreto d�Esi, ad un Convegno commemorativo sull’amico Bartolo Ciccardini, nei momenti più duri, quando le Autorità andavano a cercarlo, Francesco si nascondeva con Dalmato Seneghini nel campanile della chiesa di Poggeto. I due passavano giornate intere a parlare tra loro, per passare il tempo potevano fare solamente questo. Proprio questi dialoghi, tra un giovane ed un anziano, hanno contribuito in modo significativo a porre le basi per il ritorno alla democrazia.

Tante volte sono venuti a casa nostra a cercarmi e non mi hanno mai trovato, una volta hanno arrestato mia madre, che è stata in carcere per oltre quaranta giorni a Fabriano, dove ha passato lì anche il Natale e il Capodanno del 1943/44.

Quei momenti tragici appartengono a quella generazione di italiani che, probabilmente proprio a seguito delle privazioni e delle sofferenze della loro esistenza, hanno dato prova, una volta ritrovata la libertá, di una grande voglia di vivere, di fare e di operare, oggi inimmaginabili.

Nonostante l’interessante invito di Enrico Mattei ad andare a lavorare con lui dopo il conseguimento della Laurea in Ingegneria, Francesco Merloni preferì rimanere a Fabriano nell’impresa di famiglia. La sua scelta si è rivelata giusta, anche grazie al consiglio paterno di assumere persone con maggiori conoscenze delle proprie, in modo da poter meglio raggiungere i propri obiettivi aziendali. “Circondati di persone più competenti di te”: in fondo, questo piccolo insegnamento, se accettato e praticato, nasce dall’umiltà propria di persone che hanno raggiunto il successo a prezzo di tanto lavoro e sacrificio: una tale scelta si è rivelata decisiva, sebbene vada collocata agli antipodi di quel tutto e subito, fruttodella mentalità. corrente, spesso all’origine di tanti fallimenti societari di aziende ritenute solidissime.

Nel 1972 ha inizio per Francesco Merloni, che fino a quel momento era stato consigliere comunale e provinciale nel partito della Democrazia Cristiana, la presenza quasi trentennale al Parlamento della Repubblica. Deputato nella 7^, 8^ 9^, 10^ e 13^ Legislatura, ha rivestito l’ ufficio di Senatore nella 6^ e 11^ Legislatura. In questo periodo Francesco Merloni viene chiamato a fare il Ministro dei Lavori Pubblici nel Governo guidato da Giuliano Amato, dal 28 giugno 1992 al 27 aprile 1993, e rimarrà. tale anche nel Governo Ciampi, dal 28 aprile 1993 al 9 maggio 1994. Importantissima sarà la legge quadro in materia di lavori pubblici, conosciuta appunto come la legge Merloni dell’11 febbraio 1994 n. 109, emanata in un periodo di grandi difficoltà per le nostre Istituzioni repubblicane, rese fragili dal pesante condizionamento del fenomeno noto come Tangentopoli. In quella fase di transizione, probabilmente la più critica dai tempi della riconquistata democrazia, Francesco Merloni viene considerato l’uomo che sa ridare impulso e credibilità ad un settore delicatissimo, quale quello dei lavori pubblici segnato dagli scandali. Si diffonde la convinzione che la sua figura di industriale proveniente da una regione operosa sarebbe stata un esempio di buon governo. Ecco, io penso che la scelta di Merloni, che trova compimento nell’importante legge che porta il suo nome, rappresenti il migliore riconoscimento alla sua autorevole personalità e alla realtà industriale di provenienza. Lo stesso rapporto di amicizia fra l’industriale marchigiano ed Enrico Mattei era cementato dalla passione per il Bene Comune, al centro dei loro interessi e della loro azione.

Altri tempi, lontanissimi dagli attuali, ma se non ci fossero stati, lo sviluppo economico italiano probabilmente non sarebbe mai decollato.

Il mandato parlamentare di Francesco Merloni ha avuto inizio nel 1972, anno nel quale si è verificato il primo scioglimento anticipato delle Camere, con la Democrazia Cristiana uscita vincitrice dalle elezioni politiche. Il mandato, dopo una partecipazione ministeriale di alto prestigio, è terminato nel 2001, quando l’allora partito di maggioranza relativa ha cessato di esistere, come è testimoniato dall’iscrizione nel gruppo parlamentare dei Popolari e Democratici l’Ulivo. Residente a Roma, Merloni non manca di operare a favore del territorio dove è nato, come quando nel 2006 diventa Presidente del Comitato scientifico che organizza, presso il quattrocentesco Spedale di Santa Maria del Buon Gesù, la Mostra “Gentile da Fabriano e l’altro Rinascimento”, dedicata al celebre pittore nato a Fabriano. Merloni si rese conto che l’iniziativa della mostra – che fra l’altro prevedeva un percorso presso la locale chiesa di san Domenico – incontrava difficoltà di carattere economico, nonostante il successo in Italia e all’estero dell’ iniziativa. In particolare, evidenzió l’ assenza di agevolazioni fiscali per quanti avessero voluto organizzare una mostra sull’Arte del nostro glorioso Passato. L’autorevole presenza politica lascia un segno anche in tempi recenti, grazie soprattutto alle interviste nel corso delle quali non manca di fare acute osservazioni sui tempestosi terremoti politici che caratterizzano la Democrazia Italiana, come quando fece notare che a Fabriano solamente gli esponenti del Movimento Cinque Stelle si erano scomodati ad andare nelle case a far conoscere la propria vicinanza ai cittadini, i quali li avevano ripagati con un importante successo elettorale.

Un parere ascoltato, quello di Francesco Merloni, non solo per essere ancora oggi una delle persone alle quali dobbiamo il Miracolo Italiano, per il quale avvertiamo una profonda nostalgia, ma anche per la partecipazione diretta alla vita delle nostre Istituzioni, alle quali ha sempre garantito quello spirito di servizio tipico della sua generazione e di coloro che lo hanno preceduto.

Massimo Cortese

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