GERARDO BIANCO: Ricordo di Gargani

GERARDO BIANCO: Ricordo di Gargani

Lo scorso anno quando abbiamo consegnato la medaglia al presidente Bianco chiesi a Falomi di volere dare un saluto a Gerardo.

Volevo dopo tanti anni di vita in comune e di collaborazione politica, dirgli in pubblico che lo ringraziavo per quello che aveva fatto per me, perché era stato il mio maestro e il mio riferimento.

Siamo nati in Alta Irpinia in paesi distanti pochi chilometri e abbiamo riferimento di parentela per cui, se pure nella differenza di pochi anni di etá abbiamo giocato insieme.

Gerardo sin dalle scuole medie era un riferimento per tutti, per il paese, per i compagni di scuola.

Negli anni universitari le discussioni tra noi erano culturali e politiche e per questo e anche per l’amicizia con De Mita diventai socio onorario di quella grande scuola dell’Università cattolica che condivideva appunto con De Mita e Misasi.

Gerardo, insomma, ha coltivato la mia passione politica e mi ha aiutato a inserirmi in quella rigorosa scuola politica che faceva capo alla DC.

Ci siamo impegnati a creare una classe dirigente che in Campania e in Irpinia aveva forte tradizione da Francesco De Sanctis in poi e che si è imposta all’attenzione nazionale. Ma Bianco a differenza di tutti noi non rinunziava ai suoi studi storici e letterari e all’inizio dell’estate di ogni anno ci salutava e andava in Germania per tre mesi ad approfondire le sue ricerche.

Siamo una generazione, noi tutti ex deputati, con un po’ di anni ed esperienza sulle spalle, che ha considerato la politica come emanazione della cultura, con un riferimento ideologico che sempre dovrebbe ispirare le azioni della politica, ma Gerardo Bianco dava prevalenza alla cultura e alle sue ricerche storiche e latiniste. Una prova di questa particolarità che Gerardo è stato in Italia il più grande interprete e conoscitore di Francesco De Sanctis; questo non gli è stato riconosciuto per rivalità accademiche che alcune volte ha confessato a me.

Egli riteneva De Sanctis un campione dell’umanità per aver inventato la letteratura, come lui diceva, e questo era la linfa vitale per il conseguente impegno politico.

La generazione intorno a De Sanctis aveva costruito l’unità d’Italia e posto sin da allora il problema del mezzogiorno.

Il meridionalismo è stata la ragione dell’impegno politico di Bianco. In Parlamento nelle sue diverse responsabilità ha portato con il prestigio e la forza morale che aveva, il problema del riscatto del mezzogiorno per completare l’unità del nostro Paese, e poi, dopo la costruzione europea, per avere un’Europa unita con il sud d’Italia. Bisognava e bisogna evitare che vi sia una differenza tra il Nord Europa e il Sud dell’Italia.
Tutto il suo impegno politico lo ha profuso nel difendere il Parlamento.da capo gruppo della DC ha difeso le ragioni del partito ma la sua particolare convinzione era che il gruppo parlamentare dovesse dialetticamente contribuire a rafforzare insieme agli altri gruppi la democrazia nel Parlamento.
Credeva nella militanza nel partito e l’ha praticata, ma credeva ancor più , per le responsabilità istituzioni che ha avuto, nel ruolo dei gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione che insieme superano le parzialità dei partiti.
Rileggete i discorsi fatti in Parlamento e avrete questa precisa valutazione. siamo stati insieme nel partito e nel Parlamento per molte legislature e abbiamo avuto contese dialettiche, potrei dire anche ideologiche, ma che hanno rafforzato l’amicizia e la stima. Bianco da presidente dell’Associazione ha continuato a difendere il Parlamento e mi diceva che aveva accettato quel ruolo proprio per questo, per difendere le istituzioni.
Questo il significato che dava alla difesa dei nostri diritti istituzionali e le polemiche sostenute per convincere che l’autonomia del parlamentare è la condizione della Repubblica parlamentare e il presupposto per una rappresentanza adeguata dei cittadini, rispondevano a quelle motivazioni.
Nell’ultimo periodo è stato ostinato nel contestare il presidenzialismo, cioè il cambiamento della Costituzione e l’ autonomia “sfrenata” (sua la parola) delle Regioni con il carico di poteri abnormi che non possano coesistere con l’unitá del Paese.
Nelle ultime settimane è stato costretto a casa ma mi aveva garantito che sarebbe stato presente oggi per registrare questa unitá che abbiamo realizzato tra esperienze diverse ma con una forte tradizione di politica che ispira le nostre azioni e il nostro stare insieme.
Io ho il dovere di dirvi che voleva essere presente oggi per raccomandare di continuare a difendere il Parlamento e quindi la complessa e completa struttura istituzionale disegnata dalla Costituzione.
Credo di poter dire che l’impegno di tutta la lista che si presenta alla vostra attenzione è in questo senso, ed è sulla scia del programma e del metodo scrupoloso e attento che ha portato avanti il presidente Falomi, eccezionale nostro riferimento, intellettualmente legato a Bianco e degnissimo suo successore.
Speriamo anche noi del nuovo direttivo di essere degni successori.

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