NICOLA SIGNORELLO, EX SINDACO DI ROMA

NICOLA SIGNORELLO, EX SINDACO DI ROMA

NICOLA SIGNORELLO, EX SINDACO DI ROMA E PIÙ VOLTE MINISTRO, HA ONORATO LA DEMOCRAZIA CRISTIANA.

“A me piace ricordare Nicola – scrive qui Persichetti – così come mi apparve fin dal primo momento: sorridente, gioviale, espansivo ed allegro, nonostante la ben nota riservatezza e la contenuta discrezione”.

Articolo di Emilio Persichetti comparso sul giornale online “ildomaniditalia.it” del 29 Dicembre 2022

Cosi proprio nel bel mezzo delle feste del Santo Natale ci ha lasciato il nostro Nicola Signorello. E con lui se ne va anche un pezzo della bellissima storia della Democrazia cristiana romana, che ci ha visto giovani ma precocemente maturi, convinti protagonisti di tante battaglie politiche alimentate da grandi ideali e profondi convincimenti. Ed è in fondo questa la vera eredità che ci lascia Nicola: una profonda coerenza a un ideale politico vissuto con passione e lealtà sin dall’esordio come giovanissimo Consigliere provinciale a Palazzo Valentini, di cui si ha traccia nel bel libro di memorie “A piccoli passi. Storie di un militante dal 1943 al 1988, Newton Compton editore ” certamente specchio di se e insieme testimonianza viva per le generazioni future di una vita spesa interamente e generosamente al servizio della comunità.

È questo ció che conta nella vita di un uomo politico: il ricordo non di ció che hai fatto, che alla fine svanisce, ma di ció che sei stato. Conta, insomma, il ricordo che lasci di te. Allora, nel giorno dell’ultimo incontro con i suoi amici e i suoi cari, non va dimenticato il suo profondo senso religioso caratterizzante, in modo discreto, i lunghi anni di militanza politica. È evidente, poi, che spicca nella memoria il curriculum politico di Nicola, davvero ricco e snodatosi in molteplici e delicati incarichi tutti assolti con grande passione e con grande senso di responsabilità. Mi piace ricordarne i tre davvero significativi: Segretario di partito a più riprese, di Sindaco di Roma e Ministro in due diversi governi. Incarichi svolti brillantemente nella continuità di una esperienza politica e anche amministrativa, multiforme e ricchissima, quale fu appunto quella della Democrazia cristiana romana. Non posso non ricordare che dopo nove anni di guida capitolina della sinistra, riconquistato alla fine il Campidoglio nel 1983, Nicola Signorello riorientó le forze e tutte le energie culturali e politiche di Roma, e non solo, nella direzione di una progettualità urbanistica complessiva, accantonata perché non compresa nella sua sostanza dalle giunte di sinistra di allora (e oggi, nondimeno, vale la stessa trascuratezza).

Un’attenzione particolare allo sviluppo urbanistico della città che fu il tratto qualificante e proprio di quella classe dirigente democristiana che era giunta alla guida del partito alla fine degli anni cinquanta provenendo dalle sezioni e perció da un lungo confronto con i bisogni del territorio e delle periferie cresciute troppo in fretta. Fu proprio quella classe dirigente popolare e sinceramente democratica a mettere in pista, dopo l’esaltante esperienza delle Olimpiadi del 1960, l’idea di un Nuovo Piano Regolatore centrato sul famoso “Asse Attrezzato” (poi SDO) nella parte orientale della città. E fu merito di Nicola, in quella breve stagione da Sindaco, l’aver tentato il rilancio della più organica e strategica operazione urbanistica che mai la città abbia conosciuto.

Più complessa ed articolata la sua esperienza di Ministro negli anni che la storia sicuramente rivaluterá, durante i quali il centro sinistra contribuì e non poco, a strutturare una parte della Italia di oggi nella continuità con il centrismo degasperiano, ma anche nella discontinuità imposta dall’ingresso del partito socialista nell’area di governo. La riflessione storica ancora non è giunta a maturazione su quella stagione eccezionale e dunque rimane fatalmente in ombra l’intenso lavoro svolto da Nicola. Nè potrebbe essere diversamente. Il giudizio storico non puó appartenere alla generazione che è stata protagonista degli avvenimenti presi in esame, la quale invece ha il compito di dare fedele testimonianza dei fatti avvenuti lasciando alle generazioni future la valutazione più serena e distaccata. E chi è stato appunto testimone sa che Andreotti, sempre attento alle vicende della città, affidava volentieri alla paziente e riservata iniziativa di Nicola l’onere di sbrogliare, come si suol dire, qualche matassa particolarmente ingarbugliata.

Nel giorno dell’ultimo addio voglio però portare la mia piccola testimonianza su quello che invece è stato un fatto storico importante, e perciò da riscoprire e ben studiare: la Dc di Roma. Non parlerò , ancora per riguardo a Nicola, delle sue ben note doti di organizzatore e animatore di innumerevoli gruppi, nè della sua capacitá di comunicatore, dono innato e messo fedelmente al servizio del partito e degli ideali che lo animavano. Non a caso gli fu affidata la responsabilità della Spes, l’ufficio Studi e Propaganda è così Dossetti aveva voluto che si chiamasse � di Piazza del Gesù . Voglio invece ricordare Nicola così come l’ho conosciuto e visto da vicino la prima volta, lui neo eletto segretario del Comitato romano ed io giovanissimo dirigente del Movimento giovanile.

C’è fermento e un via vai frenetico quel lunedi sera, lalà nella grande e spaziosa stanza del Segretario al secondo piano di piazza Nicosia. I seggi elettorali si sono chiusi come sempre alle due e finalmente cominciano ad arrivare i segretari sezionali e le staffette che portano i risultati elettorali quartiere a quartiere, sezione elettorale a sezione elettorale. Internet non esiste e la comunicazione istantanea neanche concepibile. Occorrerà aspettare molte ore per avere dati certi dal Ministero dell’Interno e dal seggio Centrale di via dei Cerchi dove pure ci sono i “nostri”. Ed invece noi abbiamo fretta. Dobbiamo arrivare per primi. Come sempre siamo riusciti a trovare un rappresentante di seggio per ogni sezione elettorale e dunque, per fortuna, ora siamo in grado di avere i dati per ogni sezione sin da quando il seggio ha terminato lo scrutinio.

Occorre prendere una decisione difficile: esporre la bandiera della Dc al balcone che da sul lungotevere in segno di vittoria o no. È una decisone importante perché se sbagliassimo inevitabilmente ed implacabilmente verremmo svillaneggiati il giorno dopo dall’Unitá: si dichiarano vincitori ed invece non lo sono. Attorno al grande tavolo alcuni stanno seduti a corona di fronte al segretario e altri stanno in piedi. La discussione è accesa. Cominciamo ad elaborare proiezioni, a fare i conti, a vedere i rapporti con i risultati delle elezioni precedenti. Fumo, battutacce per i segretari dove la Dc è in calo e lodi per quelli dove siamo cresciuti: il clima è febbrile e la tensione si taglia a fette. Alla fine sarà lui, il nostro Nicola, a tirare le righe ed ad assumere la decisione: si la bandiera si espone, la vittoria è nostra. Sospiro di sollievo, volti sorridenti e allegria nei cuori.

Ecco, in un giorno di dolore, mentre il sacerdote impartisce la benedizione e chiama gli Angeli e i Santi ad accompagnare in cielo quell’anima, a me piace ricordare Nicola così come mi apparve fin dal primo momento: sorridente, gioviale, espansivo ed allegro, nonostante la ben nota riservatezza e la contenuta discrezione. E lo ricordo volentieri così ricordando anche quella che fu la Dc romana, non perché sia un barboso “laudator temporis acti”, ma perché quel modello di partito va oggi ripreso ristudiato e riproposto. Per difendere le libertà civili e la stessa democrazia, è essenziale tornare infatti al modello di partito popolare e saldamente ancorato al territorio dopo che la disintermediazione digitale imposta da movimenti come i “5 Stelle” ha reso i partiti liquidi, devitalizzati e legati al carro del capo con più “like”e con meno idee.

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