Il nesso fra emigrazione e sviluppo

Il nesso fra emigrazione e sviluppo

La richiesta di manodopera in Europa, soprattutto in Francia e in Svizzera, e nelle Americhe incoraggiava certamente i flussi d’immigrazione. Il lavoro svolto dagli immigrati dipendeva quindi dalle offerte del mercato del lavoro nei paesi di insediamento. Negli Stati Uniti gli italiani si concentrarono nelle grandi città del Nord Est privilegiando i lavori salariati, anche in vista del rientro in Italia, e furono impiegati nelle fabbriche, nella costruzione di strade e ferrovie e nelle miniere.

Dal 1970 l’emigrazione italiana è quasi scomparsa, con un numero di espatri pari a quello dei rientri, almeno sino agli anni ottanta; dopo, infatti, la tendenza si è invertita, trasformando la penisola in un paese d’immigrati e rendendo indispensabile l’intervento governativo per regolarizzare il flusso di extracomunitari.

La situazione era cominciata a mutare negli anni precedenti, portando anche all’esaurimento delle migrazioni tra Veneto e Piemonte: oggi lasciare quelle zone per trasferirsi nel Nord-Ovest avrebbe poco senso, poiché le regioni orientali hanno avuto uno sviluppo tale da riequilibrare i rapporti con le altre aree avanzate.

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