Diritto societario
EUFEMI (CCD-CDU:BF).
Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli senatori, il Gruppo CCD-CDU:BF esprime un giudizio favorevole sul disegno di legge contenente la delega al Governo per la riforma del diritto societario, ora al nostro esame, dopo l’approvazione della Camera. L’opposizione di centro-sinistra ha fortemente osteggiato, con motivazioni e atteggiamenti strumentali e pretestuosi, questo provvedimento con un gioco al rialzo in sede di Commissioni riunite, fino a sopprimere ogni possibilità di confronto e dialettica parlamentare. Il provvedimento rientra nell’ambito del programma dei cento giorni e segna un traguardo importante dell’azione riformatrice della coalizione di Governo, tesa ad ammodernare le strutture delle istituzioni e dell’ordinamento, in questo caso quello societario, per adeguarle ai ritmi più stringenti dell’economia, e soprattutto per uniformarle ai sistemi da tempo vigenti nei Paesi dell’Unione.
Un progetto che consentirà a tutti i soggetti economici di avere strumenti operativi che permettano di agire nella massima libertà, pur nella garanzia della tutela dei risparmiatori, che affidano a tali soggetti operanti sul mercato i propri capitali. Particolare attenzione è stata posta al sistema delle cooperative, nel rispetto dei princìpi costituzionali che attengono a criteri mutualistici e di solidarietà, che non abbiano in ogni caso fini speculativi. Proprio questa norma è l’affermazione dei princìpi dell’economia sociale di mercato nella quale ci riconosciamo e che rappresenta un segno distintivo dell’azione di Governo che la nostra parte politica ha particolarmente apprezzato. Registriamo con soddisfazione il recepimento, da parte dell’Esecutivo, dell’ordine del giorno sulle stock option ponendo limiti e responsabilità ad uno strumento che richiede una verifica dell’attuale disciplina. Esprimiamo il rammarico per l’impossibilità di affrontare le questioni ancora aperte sulla banca etica e sui consorzi agrari, per i quali registriamo un impegno del Governo a ritrovare soluzioni adeguate. Per quanto si riferisce, in particolare, alle questioni sulla banca etica, che la nostra parte politica si impegna ad approfondire, teniamo soprattutto ad affermare il principio che una moralità nella gestione degli affari finanziari non può che stimolare una più moderna riscoperta di alcuni valori da sempre ritenuti non compatibili con il mondo dell’economia. In tale contesto possono trovare adeguato riconoscimento e sviluppo le attività che riguardano il cosiddetto terzo settore, creando così le condizioni per uno sviluppo anche dei settori marginali; sviluppo che potrebbe consentire anche un’adeguata remunerazione dei capitali investiti. La finanza etica, ossia la finanza in quanto tale, deve riscoprire la propria eticità e la finanza etica può fare molto per stimolare un’autentica etica della finanza, perché l’aiuto ai più deboli può venire da una finanza etica orientata e sostenuta.
Non possiamo sottacere come nel corso del dibattito svoltosi alla Camera da parte di autorevoli esponenti delle opposizioni, per quanto si riferisce al comparto delle cooperative siano stati usati termini particolarmente violenti riferiti ad una asserita “vendetta politica” che l’attuale maggioranza vorrebbe perpetrare nei confronti del sistema mutualistico. Nulla di tutto questo: si è voluto far chiarezza, mettere ordine, garantire le cooperative vere, quelle che perseguono effettivi fini di mutualità, così come disciplinati dalla Carta costituzionale.
Si vuole qui ricordare che nel dibattito alla Costituente un punto particolarmente discusso fu quello che riguardava il controllo sulle cooperative. “La cooperazione”, affermò l’onorevole Canevari, che presentò l’emendamento da cui derivò il testo definitivo, “non è un’associazione politica e professionale, ma è un’associazione economica a fini sociali, basata sul principio della mutualità e ispirata ad alta finalità di libertà umana. Lo Stato deve aiutarne con tutti i mezzi la creazione e gli sviluppi successivi, mediante un controllo da esercitarsi direttamente o per mandato”. Infatti, non si può chiedere l’intervento dello Stato, se contemporaneamente allo Stato non è consentito di esercitare il dovuto controllo, così come avviene in tutti i Paesi dove la cooperazione ha assunto un grande sviluppo, come la Francia, la Gran Bretagna e così via. L’articolo 45 della Costituzione riconosce espressamente la funzione sociale della cooperativa, a condizione che abbia carattere di mutualità e sia senza fini di speculazione privata. Se questi sono i princìpi costituzionali non si vede per quali motivi si avanzino le gravi accuse di “vendetta politica”, considerato che il disegno di legge vuole soltanto evitare che alcuni soggetti, falsamente cooperativistici, possano utilizzare le agevolazioni di varia natura, sia fiscali che finanziarie, di cui le cooperative sono beneficiarie. È noto a tutti che molte cooperative, specialmente nel campo della fornitura di servizi, hanno finalità di speculazione privata e hanno il solo scopo di far fruttare il capitale investito dai soci. Sono invece salvaguardate le cooperative agricole, le cooperative di lavoro, di produzione che perseguono effettivamente fini mutualistici con vantaggi esclusivamente a favore dei soci che al soggetto cooperativistico apportano il proprio lavoro. Non possono certo considerarsi soggetti cooperativistici da garantire, quei soggetti che, in relazione all’organizzazione, con un evidente forte squilibrio nel rapporto tra gli apporti dei soci e quelli di terzi, sia lavoratori dipendenti che autonomi, e ai sistemi di finanziamento della propria attività sono da considerarsi delle vere e proprie società di capitali che si inseriscono nell’economia con effetti distorsivi sulla concorrenza e sul sistema produttivo. Il contenuto della norma di cui alla lettera b) dell’articolo 5 è dunque chiaro.
Si specifica che le agevolazioni fiscali si applicano alle cooperative costituzionalmente riconosciute, individuate dal possesso dei requisiti previsti dall’articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 601 del 1973 e che al contempo svolgano la propria attività prevalentemente in favore dei soci o che comunque si avvalgano prevalentemente delle prestazioni lavorative dei soci. Le innovazioni introdotte consistono principalmente nella specificazione del requisito della prevalenza del carattere mutualistico, quale condizione essenziale per caratterizzare la cooperazione costituzionalmente riconosciuta, facendo riferimento sia alla disciplina civilistica che alle interpretazioni della normativa tributaria in tema di agevolazioni fiscali per le cooperative. La distinzione tra cooperative agevolate e non agevolate non è di oggi, ma risale al decreto del Capo provvisorio dello Stato del 1947 e quella norma costituisce il punto di partenza su cui è stata costruita la disciplina di delega, quindi nel pieno rispetto del dettato costituzionale, fissando i caratteri e i requisiti propri dell’organizzazione cooperativa meritevole di tutela e di sostegno, puntando ad equiparare in prospettiva le organizzazioni cooperative non rientranti tra quelle costituzionalmente riconosciute alle società di capitali. Il provvedimento attua pienamente la tutela prevista dalla Carta costituzionale, limitando il sostegno a quelle cooperative che prevalentemente svolgono attività nei confronti dei propri soci o che si avvalgono delle prestazioni dei soci stessi. Esprimiamo dunque consenso alle scelte di politica economica del Governo che pone attenzione ad un sistema di imprese come quello cooperativo, che dà lavoro a un milione di persone, guardando alle sue potenzialità di sviluppo, che consentono, specialmente nelle aree del Mezzogiorno, la nascita di nuove imprese alle quali devono essere assicurati incentivi alla capitalizzazione nella fase dello start up; alle cooperative agroalimentari, che rappresentano la prevalente attività nel campo del mercato dell’agricoltura italiana; alle cooperative di credito che restano le uniche banche locali e di proprietà delle nostre comunità locali; alle cooperative di produzione e lavoro che operano in tanti settori labour intensive; alle cooperative che danno una possibilità di sopravvivenza moderna a tanti piccoli operatori del commercio e di altri settori che da soli sarebbero spazzati via; alle cooperative di lavoro e le cooperative sociali, che in questi anni hanno rappresentato uno strumento di creazione di occupazione con un approccio al sistema dei servizi locali e del welfare , improntato al principio di sussidiarietà. Di fronte ad autorevoli esponenti dell’opposizione, che conoscono benissimo questa materia, che hanno chiesto in Commissione di poter studiare la materia stessa, non possiamo non essere preoccupati, perché questi colleghi fanno torto alla loro intelligenza. Tutto ciò è accaduto nonostante il testo ricomprenda in larghissima misura temi già elaborati nella precedente legislatura e mutuati dall’iniziativa legislativa del precedente Governo. Non abbiamo riscontrato nell’opposizione l’esigenza di ulteriore conoscenza delle problematiche, del resto abbondantemente note, ma unicamente il tentativo di contrastare l’approvazione del provvedimento. Abbiamo apprezzato lo sforzo dei presidenti, relatori Caruso e Pedrizzi, di cercare con le loro relazioni uno spazio di confronto aperto. Abbiamo inoltre richiamato l’esigenza di disciplinare lo strumento della stock option, perché spesso le operazioni sono influenzate da dirigenti e amministratori che diventano attori personali del mercato. E’ stato accolto un ordine del giorno, presentato dal mio Gruppo, che va nella direzione di correggere talune situazioni, affinché tale strumento non vada distorto nella sua qualità di incentivo alla produttività e al risultato di impresa in una visione di medio-lungo periodo e non di breve periodo, perché in tal modo le scelte possono essere influenzate in modo deplorevole fino a toccare comportamenti illeciti sotto forma di aggiotaggio e di insider trading. A tale proposito, sono stati indicati limiti e responsabilità rispetto ai compensi, alle eventuali perdite civilistiche successive all’applicazione della stock option. Vi è infine il divieto di stock option nell’ambito del sistema bancario e creditizio a tutela del risparmio.
Si tratta di affermazioni di principio che, pur non formalizzate con l’approvazione di emendamenti al testo approvato dalla Camera dei deputati, costituiscono utili indicazioni per il Governo nell’emanazione dei provvedimenti legislativi delegati. E veniamo al secondo punto, relativo al falso in bilancio, su cui la sinistra ha combattuto la sua battaglia. Siamo preoccupati per il riaffacciarsi di una giustizia ad orologeria che anche in questi ultimi giorni ha tentato di interferire e condizionare la decisone parlamentare, alimentando la polemica mediatica. Si tratta di disposizioni condivise dall’imprenditoria, da moltissimi settori della magistratura, dai cittadini e non da un solo soggetto, come si vuol far credere. E’ stata ribadita la necessità di sanzionare e punire solo le alterazioni di bilancio più notevoli, quelle che deformavano il profilo della società dinanzi al mercato. Non va dimenticato che l’attuale disciplina del falso in bilancio era diventata uno strumento capace di provocare danni seri all’economia, ad interi settori produttivi come quello delle costruzioni, come dimostra la pesante caduta occupazionale del settore, perché nel tam tam mediatico degli ultimi anni si era affermata l’equazione falso in bilancio=tangenti. Qualche anno fa la Guardia di finanza pubblicò una relazione che conteneva dati sorprendenti: su 600 aziende sottoposte a verifica, molte presentavano bilanci gravemente illegittimi o addirittura falsi. Conseguentemente tutte le società erano da considerarsi fuori legge. In questo caso, tutti i cittadini sono criminali oppure è sbagliata la legge? Vi è dunque una parte politica che non riesce a superare le ipocrisie. Non tutte le irregolarità di bilancio sottendono propositi criminosi. Il moralismo fideistico della furia giustizialista vuole ancora la sua libbra di carne, coprendo di vituperi e di insulti chiunque invoca un po’ di buon senso, come scrisse non già un esponente della nostra parte politica, bensì Carlo Nordio. Vanno ricordate le riflessioni di Pellegrino Capaldo, di Giovanni Colombo, docente della Cattolica di Milano, che sin dal 1996 ha proposto di uniformarsi alle modalità della SEC, prima che la Casa delle Libertà vincesse le elezioni, dunque in un’epoca non sospetta. Molto opportunamente la disciplina in esame specifica le fattispecie di reato e le condotte ritenute offensive, condizionandone l’emergenza alla verifica concreta del danno e differenziando tra società quotate e società non quotate. La riforma del diritto societario è volta alla funzione economica di attrarre investimenti. Va ricordato che sono ancora poche le società quotate in Borsa. Tra il 1992 e il 1998 sono state effettuate solo 20 operazioni l’anno. Nel 2000, 45 società hanno fatto ingresso in Borsa soprattutto nel Nuovo mercato: è il numero più elevato degli ultimi dieci anni. Siamo dunque soddisfatti dell’impianto del provvedimento, rifiutando la logica dello stravolgimento che anima le componenti fondamentaliste del centro-sinistra.
Desideriamo esprimere la nostra più convinta soddisfazione per l’affermazione dell’economia sociale di mercato che rientra nel nostro filone culturale, la quale presuppone però di procedere sulla via della democrazia economica dove i lavoratori partecipino alle sorti dell’impresa con l’affermazione della share economy, con una collaborazione strategica tra impresa e lavoratori, capace di superare i conflitti sociali che derivano dalla spinta e dalla sfida della globalizzazione. Il provvedimento costituisce un importante tassello del programma riformatore predisposto dal Governo nei primi mesi della legislatura. Siamo convinti che il Governo, nell’esercizio della delega, svolgerà un’attenta analisi sulle questioni esposte che meritano il coinvolgimento del mondo della cooperazione, determinando le condizioni possibili per valorizzare un importante sviluppo di un settore peculiare della nostra società che merita di essere aiutato con forme di sostegno alla crescita. Dalle opposizioni, in Commissione, non sono venute proposte ma solo il rifiuto preconcetto rispetto alle scelte della maggioranza, dopo un attento ascolto dei settori economici più vitali del Paese, che il Governo e la sua maggioranza hanno il coraggio di sostenere convintamente: non esiste un impianto riformatore perfetto, ma l’esigenza di modernizzare l’economia con azioni incentivanti, adeguandola ai Paesi più competitivi.
Alle ragioni forti di scelte politiche e legislative che rappresentiamo rinnoviamo il nostro consenso in quest’Aula e nel Paese, con la convinta e forte assicurazione che il provvedimento odierno non è la liquidazione del movimento cooperativo – come è stato sostenuto o come si vuol far credere – ma un suo rafforzamento rispetto ai cambiamenti della società e del Paese. Da parte nostra privilegiamo una visione del lavoro come quella prospettata nella Sollecitudo Rei Socialis, incentrata sulla persona che lavora, la quale trova conferma ampia nell’impostazione assegnata alla soggettività e alla creatività dal filone della nuova economia. Il lavoro è sempre un “lavorare con gli altri e per gli altri” e gli orizzonti che si aprono nell’epoca della globalizzazione e della new economy non sono distanti dai princìpi dell’economia sociale di mercato che ritroviamo in questo provvedimento. (Applausi dai Gruppi CCD-CDU:BF, FI, AN e LNP. Molte congratulazioni).