Intervento sulla Finanziaria
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002) (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell’articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)
PRESIDENTE: E’ iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.
EUFEMI (CCD-CDU:BF). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli senatori, siamo chiamati all’ultimo decisivo passaggio parlamentare: pur nella complessità delle regole di finanza pubblica, siamo nelle condizioni di approvare la decisione di bilancio per il 2002 senza ricorrere all’esercizio provvisorio. E’ – questo – un fatto rilevante sia ai fini del funzionamento dell’apparato pubblico sia ai fini dell’incidenza delle misure previste in favore delle famiglie, dei pensionati e per il sostegno alle attività economiche.
L’opposizione ha privilegiato una posizione di rifiuto dell’impostazione della manovra di finanza pubblica, piuttosto che misurarsi sulle questioni specifiche, cosicché, oltre che mettere in discussione il quadro macroeconomico complessivo degli interventi, si è insistito sull’opportunità di accrescere la domanda tout court attraverso il rilancio dei consumi.
Il Governo ha preferito un’altra strada: ha portato avanti una politica di bilancio nel segno della solidarietà e dell’equità; ha promosso e determinato una svolta nelle politiche familiari e sociali attraverso una forte elevazione degli assegni familiari e per le situazioni di bisogno, come pure per i pensionati. Ciò acquista un valore ancora più forte, se considerato come misura propedeutica alla grande riforma fiscale che avrà esplicitazione nell’annunciato collegato fiscale.
Le misure in favore della famiglia trovano il loro completamento dando soluzione anche al problema degli incapienti. E’ stata data così una risposta, quella che noi fortemente avevamo sollecitato per gli incapienti, con risorse finanziarie che permettono di superare le difficoltà per coloro che hanno più bisogno e dunque per le famiglie più deboli, alle quali non è mancato il nostro convinto sostegno. Non mi soffermerò dettagliatamente sulle profonde modifiche intervenute alla Camera, che hanno portato ad una lievitazione degli articoli del disegno di legge, raddoppiandone il numero. Ciò deve far riflettere soprattutto rispetto all’attesa riforma della contabilità pubblica – alla luce anche delle modifiche costituzionali di cui al Titolo V della Carta costituzionale – sollecitata autorevolmente dal Governatore della Banca d’Italia, nonché rispetto alla necessità che lo Stato assicuri appieno il coordinamento statistico e informatico dei dati dell’amministrazione centrale, regionale e locale, con la realizzazione di un sistema contabile comune a tutti i livelli di governo in grado di fornire informazioni tempestive ed esaustive.
Le evidenze contabili delle autonomie locali sono attualmente disomogenee, incomplete, non tempestive e occorre dunque l’adozione di regole di trasparenza e di modalità comuni di rendicontazione – come ha detto il Governatore -, che non rappresenta una deminutio dell’autonomia ma un requisito preliminare per la sua legittimazione, come accade anche fuori del sistema pubblico. Apprezziamo allora il fatto che il Ministro dell’economia e delle finanze abbia promosso l’istituzione di un’alta Commissione che metta allo studio linee di riforma, come da noi fortemente auspicato. Molte delle modifiche intervenute alla Camera erano state proposte in questo ramo del Parlamento ma non avevano avuto identico successo; ciò però non diminuisce la nostra soddisfazione. Mi riferisco, in particolare, alla proroga per le ristrutturazioni edilizie e al complesso pacchetto agricolo, con l’aliquota di favore per l’IRAP, la proroga del regime speciale dell’IVA per i produttori agricoli, nonché la proroga delle agevolazioni per il gasolio nelle coltivazioni sotto serra e le agevolazioni fiscali per la piccola proprietà contadina.
Attenzione è stata posta anche al settore dell’autotrasporto. Di particolare rilievo sono gli interventi legislativi connessi con il Patto di stabilità interno utilizzando la leva dei trasferimenti con misure di favore per gli enti territoriali adempienti e minori trasferimenti per quelli inadempienti. Non è mancata un’attenzione particolare per il sostegno all’occupazione, con il rifinanziamento del prestito d’onore, come pure all’università e alla ricerca.
Ma la grande questione che si è innestata alla Camera è quella relativa alle fondazioni bancarie, sottratta al nostro esame. Si può discutere sulla modalità dell’intervento, che forse avrebbe meritato un percorso esterno alla sessione di bilancio, ma occorreva recuperare i ritardi del sistema bancario sia rispetto alle intervenute modifiche costituzionali sia rispetto alla sentenza dell’Unione europea. La necessità dell’intervento è derivata anche dal prevalere di marcate logiche autoreferenziali, dalla mancanza di obbligo di redditività per gli amministratori delle fondazioni, dall’assenza di un vero mercato dei diritti proprietari. Se c’è una preoccupazione, è legata alla possibile accentuazione degli squilibri tra le aree territoriali del Paese, in particolare fra Nord e Sud, nella ripartizione delle erogazioni. Si renderà necessario individuare strumenti per realizzare, anche in questo campo, un’autentica sussidarietà, tenendo conto delle attività operative delle aziende bancarie su tutto il territorio del Paese. Sono stati fugati i dubbi rispetto ad una presunta ripubblicazione della natura giuridica delle fondazioni. Si è dunque intervenuto con decisione su una foresta pietrificata. Questa riforma è un rischio e una scommessa. Riteniamo però che si tratti di rischi che valga la pena correre, perché gli elementi positivi prevalgono su di essi. La scommessa sta nel fatto che le fondazioni mettano l’attività di erogazione al centro della loro missione e diventino il motore del cosiddetto terzo settore, superando le erogazioni a pioggia, ispirate a logiche che non portavano a nulla perché distribuite su migliaia di interventi, con una media di ventisette milioni per intervento, senza capacità di incidenza; erogazioni basate prevalentemente sulle richieste di terzi e non su progetti elaborati all’interno delle fondazioni, come sarebbe stato auspicabile. Oggi sono chiamate alla sfida della responsabilità e della governance.
La tipologia patrimoniale operativa creata dall’ambiente giuridico degli anni Novanta è foriera di problemi di governance per quegli istituti bancari che si trovano trasformati in oggetti di proprietà impersonale senza avere attraversato il processo di offerta pubblica di acquisto e di suddivisione controllata, perché le aziende oggetto di proprietà multipla devono sottostare al sistema del mercato borsistico.
Una riflessione vorrei fare anche sulle polemiche intervenute sulla SGR, che è un intermediario regolamentato che corrisponde a princìpi di carattere generale, primo fra tutti quello della diversificazione degli investimenti. Il nostro auspicio è che dovranno essere realizzate e valorizzate le regole del mercato con la presenza di personalità indipendenti, capaci di valorizzare al meglio, con comportamenti idonei, i desiderata delle comunità locali e non quelli della politica locale. Non vi è dubbio che le fondazioni hanno mostrato un attaccamento – qualcuno ha detto morboso – al controllo delle banche, perché le fondazioni che rifiutano di separarsi dall’azienda bancaria mantengono un’attività diretta di monitoraggio dei manager dell’azienda conferitaria originaria, la estendono sul management di molte aziende bancarie da cui sono uscite le fondazioni invece virtuose. Noi crediamo che sia stato opportunamente rotto l’acquario in cui il sistema bancario aveva vissuto protetto. Le norme dell’articolo 9 sulle fondazioni bancarie acquistano il valore di una determinante istituzionale che, unita a quelle economiche, finanziarie, monetarie, e soprattutto tecnologiche, potrà favorire il sistema bancario nel completamento della complessiva fase di ristrutturazione, ponendolo nelle condizioni di misurarsi in un mercato aperto e competitivo.
Sono state inoltre create le condizioni per rilanciare le privatizzazioni attraverso un arretramento dello Stato nell’economia. A queste misure, infatti, vanno aggiunte quelle relative al trasferimento delle liquidazioni nei fondi pensione. Apprezziamo l’invito del ministro Tremonti all’amministratore delegato delle Ferrovie di non procedere ad un aumento delle tariffe. Ciò ha il sapore di attenzione verso il quadro delle tariffe pubbliche e il suo riflesso sulla dinamica inflazionistica, con un monitoraggio di questa fase delicata dell’introduzione della moneta unica, nonché verso gli utenti. Il Gruppo CCD-CDU:BF esprime soddisfazione per il completamento della manovra finanziaria, in linea con gli obiettivi di sviluppo economico e con i vincoli europei, privilegiando politiche di solidarietà sociale e di equità.
(Applausi dai Gruppi CCD-CDU:BF, FI e AN. Molte congratulazioni).