Interpellanza su BSE e bistecca fiorentina

Interpellanza su BSE e bistecca fiorentina

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). 

Signor Presidente, noi abbiamo posto con questa interpellanza il problema delle carni così come si è presentato dopo l’esplosione della BSE – soprattutto per quanto concerne le carni separate meccanicamente e le colonne vertebrali dei bovini – e per il quale è stato disposto l’obbligo di asportazione della colonna vertebrale delle carni ottenute dai bovini di età superiore ai 12 mesi, considerandola materiale specifico a rischio BSE.

Onorevole Sottosegretario, l’impraticabilità del disosso delle mezzene presso le macellerie ha creato gravissimi danni al settore delle carni bovine e non consente la valorizzazione di un prodotto tipico come quello delle carni autoctone, in particolare la piemontese, la chianina, la marchigiana, la romagnola.

Purtroppo in Italia sono state e vengono introdotte grandi quantità di mezzene provenienti da altri Paesi dell’Unione europea, alle quali non viene asportata la colonna vertebrale; molto spesso queste mezzene non vengono destinate verso laboratori di sezionamento. Esse molto spesso viaggiano con la certificazione di essere provenienti da animali di età inferiore ai 12 mesi, quando questo non è vero. Quindi, non solo in Italia vengono macellati bovini di età superiore ai 12 mesi, dichiarati invece al di sotto dell’anno, ma in moltissime macellerie è possibile acquistare bistecche con l’osso, le cosiddette fiorentine, provenienti da animali di età superiore ai 12 mesi.

Tutto ciò oltre a creare in noi gravissima preoccupazione, spiazza la nostra produzione; abbiamo pertanto sottoposto al Governo la questione relativa alla bistecca fiorentina che, al di là del quando quest’ultima potrà tornare sulla tavola degli italiani, comporta controlli severi su tutta la filiera.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere all’interpellanza testé svolta.

GUIDI, sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, mi scuso per la mia posizione irrituale ma, parlando di colonna vertebrale, oggi anche la mia fa le bizze.

PRESIDENTE. Apprezzo anche il suo senso dell’umorismo, onorevole Guidi.

GUIDI, sottosegretario di Stato per la salute. Ogni tanto ci vuole, anche se alcuni argomenti che tratterò oggi non consentirebbero questa irritualità, e mi scuso, Presidente.

Rispondo all’interpellanza e alle questioni poste dal senatore Eufemi in maniera molto opportuna. Premetto che la delega relativa a questo settore è del senatore Cursi, che con molta attenzione sta seguendo il lungo processo relativo alla crisi BSE, che sembra non finire mai, anche se poi forse certi allarmismi e certi scompensi hanno scarsa giustificazione scientifica.

Come indicato dall’atto parlamentare in esame, la Commissione europea, con la decisione 2000/418/CE, modificata dalla successiva 2001/233/CE, ha disposto l’obbligo dell’eliminazione della colonna vertebrale dalle carni ottenute da bovini di età superiore a 12 mesi, quale materiale specifico a rischio della malattia stessa (mi permetto comunque di aggiungere che in nessun esame si è mai verificata la presenza della malattia entro i 24 mesi; quindi, siamo ben al di sotto della soglia di salvaguardia).

Il Ministero della salute ha dato applicazione in Italia ai contenuti delle determinazioni raggiunte in sede UE con l’ordinanza del 27 marzo 2001. Al riguardo, occorre evidenziare che i requisiti igienico?sanitari aggiuntivi che detta ordinanza ha previsto per le macellerie al fine del rilascio dell’autorizzazione per l’asportazione del materiale specifico a rischio in questione sono stati stabiliti in quanto nella maggior parte dei casi tali esercizi presentano solo strutture minime, a differenza degli altri stabilimenti, quelli di ampie dimensioni, presso i quali è consentito procedere all’asportazione della colonna vertebrale stessa dalle carni ottenute da bovini di età superiore ai 12 mesi; quindi, stabilimenti di macellazione e sezionamento.

Per questi ultimi, peraltro, le normative generali che ne disciplinano i requisiti igienico-sanitari e strutturali prevedono anche l’obbligo di un controllo sanitario permanente da parte del servizio veterinario pubblico, non richiesto invece per le macellerie. Pertanto, i requisiti aggiuntivi previsti per le macellerie che vogliano effettuare l’asportazione della colonna vertebrale sono volti ad elevare la sicurezza sanitaria a tutela della salute del consumatore, garantendo che il materiale specifico a rischio asportato non venga in contatto con altre carni non a rischio presenti nei locali di vendita e che siano assicurate, analogamente a quanto avviene negli stabilimenti sotto il controllo veterinario permanente, la corretta eliminazione e distruzione del medesimo, secondo quanto stabilito dal decreto dell’allora Ministro della sanità del 29 settembre 2000 e successive modifiche.

Con riguardo all’introduzione in Italia di carni ottenute da bovini di età superiore a 12 mesi ma dichiarate al di sotto di tale limite, nonché di macellazione di bovini anch’essi dichiarati, in modo non veritiero, al di sotto dei 12 mesi, si sottolinea che il Ministero della sanità, non solo ha provveduto a richiamare l’attenzione di tutti gli organi di vigilanza sulla necessità di un efficace controllo su tali introduzioni nel territorio nazionale (premetto che ogni bovino che viene dall’estero deve essere supportato dal cosiddetto passaporto, che, se non falsificato, determina l’età, la provenienza e la qualità del bovino stesso, rappresentando un forte strumento di garanzia), ma è intervenuto direttamente presso le competenti autorità dei Paesi di provenienza delle carni ed animali in questione nei casi in cui vi è stato un riscontro oggettivo e circostanziato delle richiamate irregolarità.

D’altro canto, l’ordinanza 27 marzo 2001, pur dovendo tenere conto degli obblighi comunitari connessi al principio della libera circolazione delle merci, prevede anche specifiche misure di controllo sulle introduzioni, da altri Stati membri dell’Unione europea e da Paesi terzi, di carni bovine con ossa della colonna vertebrale, tra le quali quella di destinare le stesse esclusivamente a laboratori di sezionamento, e non alle macellerie, al fine dell’asportazione della colonna vertebrale stessa.

Tali misure, se da un lato investono la responsabilità degli organi territoriali ai quali viene istituzionalmente conferito il potere-dovere di controllo e vigilanza; dall’altro, comportano anche quella degli operatori nazionali che ricevono la citata merce e sono tenuti a dichiarare espressamente se si tratta di carni escluse dall’obbligo della rimozione della colonna vertebrale in quanto ottenute da bovini d’età inferiore ai 12 mesi. In relazione a quest’ultima dichiarazione, sussistono gli estremi della responsabilità di carattere penale nella quale si incorre nel caso di dichiarazioni mendaci.

Con riguardo alle denunciate elusioni, da parte di alcune macellerie, delle norme che stabiliscono l’obbligo di eliminazione della colonna vertebrale dalle carni bovine ottenute da animali di età superiore ai 12 mesi, si deve necessariamente ricordare che la verifica del rispetto delle norme emanate è primariamente di competenza degli organi territoriali di controllo, in particolare dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali, funzionalmente dipendenti dagli assessorati regionali alla sanità, ai quali sono demandati anche attività e poteri di intervento: nel caso di accertamento di violazioni, la stessa ordinanza del 27 marzo 2001 ha stabilito apposite sanzioni amministrative comminabili dai citati organi.

In ogni caso, questo Ministero ha svolto, continua a svolgere e svolgerà, anche per quanto riguarda la corretta applicazione delle norme sul materiale specifico a rischio BSE, la propria attività di controllo, di azione culturale e di sensibilizzazione, nonché una serie di ispezioni a sondaggio randomizzato in varie Regioni italiane.

Occorre ricordare infine che le eventuali segnalazioni pervenute da soggetti privati in merito a presunte irregolarità negli scambi intercomunitari delle carni in questione, possono formare oggetto di ulteriori e adeguati interventi da parte del Ministero presso l’autorità degli Stati interessati e la stessa Commissione europea solo se corredate da elementi oggettivi ed incontestabili, in modo da evitare l’attivazione delle procedure contenziose internazionali basate su elementi non riscontrabili.

Infine, appare contraddittorio affermare, da un lato, che le bistecche bovine con osso e colonna vertebrale ottenute da animali di età superiore ai 12 mesi rappresentano un rischio per la salute dei consumatori e, dall’altro, chiedere contestualmente la modifica dell’ordinanza del 27 marzo 2001, al fine di non considerarle più come materiale specifico a rischio e riammetterle così al libero consumo.

Per quanto riguarda il recepimento del Regolamento 999/2001/CE, si fa presente che i regolamenti comunitari sono norme direttamente applicabili negli Stati membri dell’Unione europea, non necessitando di norme interne di attuazione e si segnala che esso è stato successivamente integrato con i Regolamenti 1248/2001/CE e 1326/2001/CE, che hanno stabilito misure transitorie proprio al fine di fare salve le norme adottate con decisioni comunitarie riguardanti il materiale specifico a rischio.

In particolare, la colonna vertebrale dei bovini di età superiore a 12 mesi è tuttora compresa tra il materiale specifico a rischio BSE (“punto 1, lettera a) allegato XI”) di cui all’allegato III del Regolamento 1326/2001/CE.

Si rende noto, infine, che l’ordinanza del 27 marzo 2001, concernente “Misure sanitarie di protezione contro le encefalopatie spongiformi trasmissibili”, è stata prorogata fino al 30 settembre 2002, tramite provvedimento in corso di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, persistendo tutte le motivazioni che ne hanno determinato l’emanazione.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, desidero ringraziare vivamente il sottosegretario Guidi per la sua puntuale esposizione, che fa il punto della situazione anche alla luce di quanto è avvenuto in questi giorni e di cui leggiamo nelle cronache anche di questa mattina.

Riteniamo importante che vi sia una perfetta sinergia tra i due Dicasteri competenti, ossia tra il Ministero della salute e quello delle politiche agricole e forestali; in caso contrario rischiamo il determinarsi di una qualche azione di freno.

La questione della reintroduzione della cosiddetta bistecca fiorentina è strettamente collegata al cessare della emergenza BSE e l’uscire da questa grave situazione – già in corso nel 2002 – è affidato al piano le cui linee sono state tracciate nei giorni scorsi, finalizzato a superare l’emergenza e a continuare a garantire la sicurezza per l’oggi, ma anche e soprattutto per il futuro.

Infatti, proprio stamani abbiamo avuto modo di leggere una notizia su un quotidiano – provvederò successivamente a fornire l’articolo al sottosegretario Guidi – secondo la quale sarebbero state avanzate delle accuse riguardanti farine animali non sterilizzate provenienti dall’Italia.

La proposta presentata dal ministro Alemanno il 13 febbraio per dare un assetto stabile al sistema dei controlli, attraverso interventi strutturali, mirati a garantire i produttori e a tutelare la sicurezza dei consumatori, si articola in alcuni punti che riteniamo debbano essere in un certo senso valorizzati: stanziamenti statali per lo smaltimento dei materiali a rischio per tutto il 2002; attività di raccolta, deposito e smaltimento dei prodotti animali, derivanti dalla macellazione, svolta sotto il controllo delle autorità sanitarie che garantiscano il massimo livello di sicurezza per i consumatori e scoraggino ogni comportamento illecito. In tal senso va apprezzata l’azione di contrasto portata avanti, giacché abbiamo una struttura sanitaria che consente il massimo delle garanzie.

Sono inoltre opportuni interventi strutturali per la raccolta sistematica e la valorizzazione energetica dei materiali a rischio, in quanto i rifiuti organici rappresentano fonti di energia rinnovabile; la valorizzazione energetica di questi materiali consentirebbe di ridurre i costi di stoccaggio e di smaltimento, concorrendo a creare un mercato di sbocco dei materiali a rischio. A tal fine, però, si rende necessario incentivare gli investimenti nella filiera zootecnica per realizzare impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili e quindi favorire nel medio-lungo periodo lo sviluppo di un mercato dei materiali a rischio.

Sarebbe altresì utile il consolidamento del sistema dei controlli, onde accrescere il grado di fiducia dei consumatori, rafforzando il sistema sanzionatorio per i reati alimentari, avviando un monitoraggio su tutti i procedimenti giudiziari pendenti, o definiti negli ultimi anni, concernenti la macellazione clandestina e l’uso illegale delle farine nel settore.

Riteniamo anche opportuna l’attuazione di un programma di formazione permanente attraverso corsi di aggiornamento e qualificazione professionale rivolti al personale impiegato nei macelli.

Analoga importanza avrebbe il completamento e l’entrata a regime dell’anagrafe bovina entro il 1° giugno 2002, come previsto dal decreto dei Ministri della salute e delle politiche agricole e forestali.

Sarebbe inoltre importante il passaggio definitivo dei costi delle attività di raccolta, deposito e smaltimento, svolti sempre sotto il controllo delle autorità sanitarie, dallo Stato agli operatori della filiera zootecnica, così come è stato realizzato in Francia a partire dal 1996.

Crediamo che questi siano i punti sui quali è necessario incidere; quando avremo realizzato tutto ciò la fiorentina ritornerà sulla tavola degli italiani. Ci auguriamo che accada al più presto, perché quello sarà il segnale, la cartina di tornasole della auspicata fine dell’emergenza.

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