Legge sull’immigrazione

Legge sull’immigrazione

PRESIDENTE. E’ iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge governativo assunto come testo base sull’immigrazione muove nella direzione di correggere i gravi squilibri che si sono determinati nel Mediterraneo con un incontrollato flusso migratorio, nonostante la legge Turco-Napolitano, che ha assunto vastissime dimensioni e ha interessato in modo particolare il nostro Paese, come quotidianamente registriamo nelle cronache. Tutto ciò crea gravi problemi nei rapporti Nord-Sud perché non è governato da regole forti.

La globalizzazione non investe solo l’economia, ma anche i movimenti dei popoli, incidendo sul corso della loro storia. Certo, le nazioni più ricche, nella misura del possibile, sono tenute ad accogliere lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse a volte indispensabili alla vita e che non trova nel suo Paese di origine. L’immigrazione, per come si è presentata nel nostro Paese, non è fattore di ricchezza, ma fattore di debolezza.

Vanno dunque innestati i fattori positivi, facendo prevalere i vincoli europei derivanti dagli accordi di Schengen e resi operativi dalla legge n. 388 del 1993, che impongono responsabilità ai singoli Stati, soprattutto un’azione non permissiva ma previsiva, e dunque la capacità di analizzare il fenomeno, fronteggiarlo, governarlo, valorizzarlo nelle sue potenzialità.

Vi sono aspetti che investono la sfida nella sua complessità per questioni derivanti dall’afflusso di genti con una cultura diversa dalla nostra. Soprattutto per quanto riguarda la religione e il diritto di famiglia – disparità di trattamento tra uomini e donne, mancanza di rispetto per determinati classi o generi di persone, sistema scolastico – emerge una mancanza di reciprocità, che si avverte soprattutto nei Paesi dell’Islam, e una conseguente chiusura verso le culture che lo circondano, con profonde asimmetrie a livello giuridico. Ed è un dovere dei poteri pubblici, proprio in difesa del bene comune, subordinare il fenomeno dell’immigrazione a diverse condizioni giuridiche, al rispetto dei doveri degli immigrati nei confronti del Paese che generosamente li accoglie, rispettandone il patrimonio materiale e spirituale e soprattutto seguendo le sue leggi.

Si è attuata finora un’intolleranza sostanziale, dove il rispetto per le minoranze si traduce in un non rispetto per le maggioranze. Occorre allora tenere conto dei princìpi affermati dalla Carta costituzionale all’articolo 10, secondo cui le condizioni generali dello straniero sono regolate dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Ciò impone di privilegiare i flussi immigratori da quei Paesi che hanno preventivamente firmato specifici trattati bilaterali internazionali stabilendo intese preventive.

Le relazioni governative presentate al Parlamento hanno consentito di verificare efficacemente sia la dimensione dei flussi immigratori sia la facilità di aggiramento delle norme vigenti rispetto ai ricongiungimenti, ai falsi matrimoni, come pure alla dimensione dei reati.

Il Gruppo dell’UDC condivide l’impianto del progetto governativo, assunto come testo base nelle sue finalità, perché modifica la cosiddetta legge Turco-Napolitano, soprattutto nelle sue parti più deboli.

L’esame in Commissione ha purtroppo visto un atteggiamento ostruzionistico delle opposizioni, fino al punto di impedire la conclusione della fase istruttoria. Tale atteggiamento si è spinto fino a verificare un comportamento di voto difforme tra i componenti degli stessi Gruppi dei Democratici di Sinistra e della Margherita. Vi è stato un sostanziale rifiuto del confronto parlamentare, attraverso posizioni politiche che partivano dal presupposto che la legge Turco-Napolitano fosse qualcosa di intoccabile.

Auspichiamo che in sede d’Aula prevalgano le ragioni del confronto rispetto a quelle di una difesa ad ogni costo di una legge che non ha impedito le immigrazioni clandestine, dimostrandosi inadeguata e insufficiente rispetto alle esigenze del Paese.

Da parte nostra abbiamo cercato di non chiudere gli occhi di fronte ai problemi del Paese, offrendo indicazioni valide per colmare alcune lacune.

Abbiamo rivolto la nostra attenzione ad alcune questioni, in particolare alla regolarizzazione dei lavoratori già presenti in Italia, connessa alla vasta area dei disagi e dei bisogni familiari, ed al problema dei minori.

La prima questione ha trovato soluzione politica nell’emendamento del Governo, che rappresenta un punto di equilibrio tra le diverse esigenze e aspettative delle componenti della coalizione, risolvendo la questione dell’assistenza alle famiglie, prevedendo il pagamento di un contributo previdenziale, e ponendo limiti che non consentono allargamenti nelle regolarizzazioni, anche se le soluzioni possono essere più articolate e complesse rispetto ad ipotesi semplicistiche. Oggi i due terzi degli immigrati sono costituiti da lavoratori domestici privi di qualsiasi forma di contratto.

La seconda questione è quella relativa ad un adeguato intervento legislativo relativamente ai minori, che non ha potuto trovare un positivo momento di confronto. Si tratta di minori che fuggono dalla fame e da un avvenire senza sbocchi, alla ricerca di condizioni di vita umana. Si tratta di minori che vengono sottratti alle organizzazioni criminali, sostenuti in una difficile fase di reinserimento sociale da parte di organizzazioni di assistenza, sia a carattere privato che pubblico, e che al raggiungimento della maggiore età verrebbero espulsi e restituiti ai loro luoghi di origine, con il grave rischio di tornare nelle mani di aguzzini e sfruttatori.

Riteniamo che tutto ciò sarebbe il fallimento dell’azione di solidarietà sociale, che viene svolta dalle nostre organizzazioni di volontariato con soldi pubblici, e significherebbe in definitiva comprometterne i risultati finali, oltre che uno spreco di risorse, se non prevalessero ragioni forti che sono quelle della solidarietà rispetto ai numeri, che sarebbero in ogni caso di modesto livello. In un mondo globalizzato è un dovere, e anche una necessità, il giustificare le spese che si sostengono con fondi pubblici, che sono di provenienza del cittadino e del contribuente.

Dobbiamo avere la forza di consentire loro un’esistenza dignitosa, al di fuori della delinquenza organizzata, facendoli sentire soggetti attivi e non oggetti della nostra pietà.

L’investimento fatto sui giovani, con le opportune garanzie, su progetti garantiti da enti con rappresentanza nazionale e locale, significa anche trasparenza sul percorso dei giovani stessi e sulla possibilità di intervento su deviazioni o carenze di requisiti. A tale riguardo, abbiamo apprezzato le aperture espresse nei giorni scorsi dall’onorevole Ce’, disponibile a un sereno confronto su una questione così delicata.

Non trova invece soluzione legislativa, in questo provvedimento, la questione dei visti relativi all’inserimento nel mercato del lavoro anche rispetto alle esigenze delle imprese e delle strutture produttive del Paese.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, questo provvedimento coniuga fermezza e solidarietà, rigore ed umanità; punta ad eliminare i buchi neri di una legislazione inadeguata; va incontro non solo alle scelte e ai programmi del Governo, ma anche alle attese dell’opinione pubblica che richiedeva interventi decisi, fermi e meno buonisti e tolleranti.

Fermezza nei confronti delle organizzazioni criminali che sfruttano disperati alla ricerca di migliori condizioni di vita: sono state attivate misure che consentono alla nostra Marina militare, in coordinamento con le Forze di polizia, di affrontare con adeguati strumenti e di dissuadere ulteriori comportamenti illeciti.

Solidarietà verso le famiglie che hanno necessità di risolvere i problemi di tutti i giorni attraverso quegli aiuti esterni che né la famiglia stessa può dare, né il mercato del lavoro interno riesce a soddisfare (sono solo 3.909 gli italiani registrati all’INPS nel lavoro domestico).

Sono stati posti limiti alle regolarizzazioni, razionati i ricongiungimenti familiari, poste le condizioni per maggiori controlli alle frontiere sulle immigrazioni clandestine con una più forte collaborazione internazionale e con un adeguamento normativo che eviti facili aggiramenti; sono state previste semplificazioni per il rilascio del diritto di asilo.

Non va tuttavia dimenticato che i problemi del Paese non sono legati solo all’immigrazione clandestina, che semmai ingigantisce problemi più complessi, come la insufficiente crescita demografica e l’invecchiamento della popolazione, che è dipeso dall’abbassamento della natalità e che ha scavato alla base la piramide dell’età. Dunque problemi più seri di quello che è stato definito “il divorzio tra la società e la vita” e che dovrebbe portare a più attente riflessioni e a misure ancora più incisive in favore delle politiche familiari.

Un’ultima considerazione da parte nostra è rivolta al senatore Boscetto, al quale rivolgiamo un sentito ringraziamento per aver svolto in Commissione un lavoro puntuale, attento e di grande rilievo. Nei confronti di tale lavoro sono state rivolte ingiuste, incomprensibili quanto immeritate critiche, per l’asprezza del confronto da parte di quelle stesse forze politiche che solo qualche giorno prima avevano espresso giudizi positivi; si tratta invece di un’attività che merita il più ampio apprezzamento.

Sono queste le ragioni che inducono il Gruppo UDC:CCD-CDU-DE ad esprimere un giudizio positivo e favorevole sul progetto in esame, che segna un’ulteriore tappa nel processo riformatore del Paese, portato avanti dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene.

 (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, LNP e AN).

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