Bilancio ferrovie dello Stato: troppa euforia non aiuta un risanamento vero
Sui dati di bilancio delle Ferrovie dello Stato occorre una verifica attenta e meno superficiale di quanto possa offrire una lettura mediatica. Non vi è dubbio che le Ferrovie dello Stato sono impegnate in una azione di risanamento che richiede tempi certamente lunghi. Assistiamo oggi ad un euforia fuori luogo e fuori misura.
Il dato consolidato dei trasferimenti dello Stato alle Ferrovie dello Stato dal 1994 al 2000 presenta un volume di risorse di circa 142.500 miliardi con una media di circa 20 mila miliardi l’anno. I trasferimenti a vario titolo (quote di capitale comprese nelle rate di ammortamento dei mutui contratti e da contrarre, interessi compresi nelle rate di ammortamento e i mutui contratti e da contrarre, somme da corrispondere in relazione agli obblighi di esercizio dell’infrastruttura, somme da corrispondere in relazione agli obblighi tributari e di servizio per i viaggiatori e per il trasporto merci, apporti all’aumento di capitale sociale per la realizzazione dei programmi di investimento, contributi per la copertura del disavanzo del fondo pensioni del personale), dallo Stato alle Ferrovie dello Stato nel 2001 si cifrano in 21.492.000.000 con una inversione della tendenza, in diminuzione da 23 mila miliardi circa del 1997 ai 17.500 miliardi dell’anno 2000. Siamo dunque alla ingegneria finanziaria. Un utile sostanzialmente non generato dalla impresa ma di fatto dai ricavi di Stato. In queste condizioni parlare, di utile di esercizio, appare francamente ardito. Bene fa dunque l’amministratore delegato ad affermare che siamo al giro di boa di un risanamento ancora lungo e difficile. Riteniamo che si debba perseguire un risanamento vero non una operazione di window dressing.
Roma, 7 marzo 2002