Risposta del governo all’interrogazione sulla tutela del vino italiano
Il sottosegretario CONTENTO risponde all’interrogazione n. 3-00398 del senatore Eufemi con la quale l’interrogante chiede quali interventi il Governo italiano intenda porre in essere per impedire l’accoglimento della proposta della Commissione europea di introdurre una aliquota minima di accisa sul vino superiore allo zero, che rischia di penalizzare la produzione e le esportazioni di prodotti dei settore agro alimentare, nonché i consumi delle famiglie che verrebbero così gravate da maggiori costi.
Occorre preliminarmente evidenziare che la legislazione nazionale è conforme a quella comunitaria, in quanto per il vino l’aliquota di accisa è fissata in zero euro (articolo 27, comma 1, e Allegato I del Testo Unico delle accise approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504), nel rispetto delle direttive comunitarie n. 92/83/CEE e n.92/84/CEE del 19 ottobre 1992, inerenti rispettivamente l’armonizzazione delle strutture delle accise sull’alcole e sulle bevande alcoliche e il riavvicinamento delle aliquote, applicate dai vari Stati membri, sugli stessi prodotti. Difatti, l’articolo 7 della direttiva n. 92/83/CEE impone agli Stati membri di applicare un’accisa sul vino conformemente alle aliquote minime previste dalla successiva direttiva n. 92/84/CEE, che fissa a sua volta in zero ECU la percentuale d’aliquota (art.5).
Riguardo ai “piccoli produttori di vino”, cui l’interrogante presta particolare attenzione, la normativa comunitaria (direttiva n. 92/12/CEE del 25 febbraio 1992 relativa al regime generale, alla detenzione, alla circolazione e ai controlli dei prodotti soggetti ad accisa) precisa che tali si intendono coloro che producono in media meno di 1.000 ettolitri di vino all’anno (art.29) e che gli Stati membri possono dispensarli dagli obblighi connessi alla produzione, alla circolazione ed al controllo.
Anche tale disposizione è stata recepita dalla legge italiana (articolo 37 del predetto Testo Unico delle accise) che, tuttavia, ne subordina l’applicazione fintanto che i piccoli produttori sono assoggettati ad accisa con aliquota pari a zero. Infine, per completare il quadro generale della normativa di settore, il Sottosegretario fa presente che la citata Direttiva n. 92/84/CEE consente al Consiglio, sulla base di una relazione ed eventualmente su proposta della Commissione, di riesaminare ogni due anni le aliquote di accisa prescritte nella direttiva (art.8).
La proposta della Commissione, oggetto della interrogazione tende all’aumento delle aliquote minime e, in particolare, alla variazione dell’aliquota sul vino, innalzandola a partire dal 1° gennaio 2003 a valori superiori allo zero. Ciò premesso, ricorda che la problematica sollevata è già stata oggetto di altri atti di sindacato ispettivo e, in particolare, è stata affrontata nel corso dello svolgimento dell’interrogazione presentata dall’onorevole La Russa e discussa nella seduta del 6 marzo 2002 (n. 3-00764), grazie alla quale è stata chiarita la posizione contraria del Governo alla iniziativa comunitaria, e ciò conformemente alle preoccupazioni espresse per le inevitabili ripercussioni sul mercato agroalimentare in un comparto strategico come quello in discussione. E’ stato, infatti, evidenziato che il Ministero dell’economia e delle finanze, al fine di tutelare una produzione agroalimentare caratteristica e in coerenza con l’orientamento dei Governo teso a favorire politiche di detassazione, è impegnato a seguire l’operato degli organi comunitari sin dalla fase formativa di tali delicate decisioni per contrastare eventuali soluzioni che maturassero a livello comunitario, intese ad applicare una tassazione sul vino.
Vi è da aggiungere, riguardo alla interrogazione del senatore Eufemi, che le riserve espresse dall’onorevole interrogante circa l’introduzione di una aliquota minima di accisa superiore allo zero hanno una loro ulteriore fondata ragione di preoccupazione nei confronti della categoria dei “piccoli produttori”, atteso che questi soggetti, ai sensi del citato articolo 37 del Testo Unico delle accise, perderebbero in tal modo le agevolazioni attualmente previste a loro vantaggio dalla predetta disposizione normativa.
Infatti, con l’introduzione di una aliquota minima sul vino superiore allo zero, come vuole la Commissione, i piccoli produttori di vino, oggi dispensati da alcuni adempimenti previsti dal citato testo unico sulle accise, ne rimarrebbero invece assoggettati, con l’obbligo quindi di effettuare la lavorazione e la detenzione dei prodotti soggetti ad accisa in regime di deposito fiscale, nonché di conformarsi alle prescrizioni stabilite per l’esercizio della vigilanza, oltre che a dover ottemperare ad altre prescrizioni riguardo alla tenuta della contabilità.
Del resto, la motivazione sottesa alla proposta della Commissione per la quale la previsione di un’aliquota minima positiva comporterebbe maggiori oneri e, quindi, controlli più rigidi a carico dei produttori non sembra avere riscontro, poiché in Italia già oggi il regime di controlli sui prodotti di origine vitivinicola è svincolato dal regime fiscale delle accise, nel senso che l’Ispettorato centrale repressioni frodi del Ministero delle politiche agricole e forestali, per altre finalità, sottopone a rigorosi controlli i predetti prodotti, tra cui anche il vino. In conclusione, come già espresso sull’argomento anche nell’ambito degli altri atti di sindacato ispettivo, il Sottosegretario ribadisce il fermo convincimento dell’Esecutivo della inopportunità di una eventuale introduzione di una aliquota minima di accisa sul vino superiore allo zero per le rilevanti ripercussioni che tale iniziativa, ove realizzata, avrebbe sull’intero settore produttivo vinicolo, trattandosi per giunta di un prodotto storicamente radicato nelle tradizioni e nella cultura italica.
Il senatore EUFEMI esprime una valutazione di piena soddisfazione per la risposta fornita dal rappresentante del Governo, sia per quanto concerne l’analisi dei rischi che potrebbe comportare un eventuale incremento dell’aliquota di imposta sui prodotti vinicoli, sia per il deciso orientamento a tutelare gli interessi del settore produttivo vitivinicolo, con specifico riferimento alle microaziende.
Egli sostiene che l’eventuale introduzione di un’aliquota minima di accise sul vino avrebbe non solo l’effetto di incrementare gli oneri di produzione, con conseguenze negative sui livelli di vendita e sulla redditività delle aziende, ma implicherebbe anche un’inaccettabile incremento degli adempimenti burocratici.
La tutela degli interessi delle piccole aziende vitivinicole produttrici, conclude, va inquadrata in una più articolata e complessa azione di sviluppo rurale, che deve rappresentare uno degli aspetti fondamentali della politica agricola comunitaria, anche per i risvolti di carattere ambientale e di salvaguardia del territorio.