Intervento in Aula su tutela beni culturali ed ambientali
(1508) RIPAMONTI ed altri. ? Modifiche al decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112, per garantire la tutela dei beni culturali e ambientali
(1506) DEL TURCO ed altri. ? Modifica dell’articolo 7 del decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112, in materia di trasferimento alla società “Patrimonio dello Stato SpA” di diritti sui beni immobili facenti parte del patrimonio o del demanio dello Stato (Esame ai sensi dell’articolo 53, comma 3, penultimo periodo, del Regolamento)
(1531) GIOVANELLI ed altri. ? Modifiche al decreto-legge 15 aprile 2002, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 giugno 2002, n. 112, per la tutela dei beni demaniali, culturali, storici e paesaggistici
(Relazione orale)
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EUFEMI (UCD-CDU-DE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatori, affrontare questo disegno di legge, seppure nella quota di tempo riservata agli argomenti indicati dalle opposizioni, modificando una legge pubblicata appena un mese fa, sembra un modo caotico di procedere alimentando una certa confusione legislativa. Le ragioni sono le stesse per le quali ci siamo opposti, nei giorni scorsi, alla modifica dell’articolo 34 introdotto dalla Camera dei deputati nel collegato relativo alle infrastrutture e ai trasporti, in materia di spiagge e beni demaniali, evitando la loro privatizzazione.
Già in sede di Commissione, la sottosegretario Armosino aveva ampiamente illustrato le ragioni del Governo circa la sua contrarietà ai provvedimenti in esame. Oggi ribadiamo – lo hanno fatto poc’anzi i senatori Cantoni e, per il nostro Gruppo, Compagna – le ragioni della maggioranza in un quadro di vincoli e garanzie per beni inalienabili, fissati dal nostro ordinamento attraverso le leggi di contabilità e il codice civile. Tali vincoli vengono ribaditi nel Documento di programmazione economico-finanziaria.
In occasione dell’esame del decreto-legge n. 63 del 2002 relativo alla Patrimonio dello Stato S.p.A. e alla Infrastrutture S.p.A., era stato accolto in quest’Aula un ordine del giorno del senatore Vizzini che aveva e mantiene un forte significato politico.
I chiarimenti espressi dal Presidente del Consiglio e le sue assicurazioni al Capo dello Stato, relativamente al patrimonio artistico e culturale su vincoli che non vengono assolutamente toccati, riportano la questione in termini di garanzia e le polemiche artatamente costruite ed enfatizzate sono assolutamente fuori luogo e non consigliano una modifica legislativa in termini così ravvicinati.
Nessuno vuole vendere né il Colosseo né la Fontana di Trevi; però, vi possono essere dismissioni di valori e beni non adeguatamente utilizzati, che si trovano all’interno di magazzini, spesso in condizioni ambientali inadeguate, la cui dismissione potrebbe essere valorizzata con beneficio di tutti.
La nostra preoccupazione riguarda alcuni beni patrimoniali di carattere archeologico, artistico e storico che, per inadeguatezza dei fondi e delle strutture organizzative preposte alla sorveglianza e alla manutenzione, sono spesso oggetto di degrado, di atti vandalici e di sottrazioni.
Avevamo un altro tipo di preoccupazione, in linea con le modifiche proposte per la legge di contabilità, che troviamo nell’ordine del giorno; si insiste sull’opportunità che le entrate derivanti dall’alienazione del patrimonio alienabile non possono essere destinate alla riduzione del carico fiscale ma solo a ridurre il debito o a finanziare nuovi investimenti.
Abbiamo puntato, dunque, alla valorizzazione del patrimonio dello Stato, ad accrescere il valore dei giacimenti culturali: questa è stata la nostra scelta!
E’ stato ricordato, ancora oggi in quest’Aula, il problema della cartolarizzazione; nessuno ha avuto la bontà di ricordare la lettera di scuse dell’Unione europea e la deplorazione di Solbes per quanto è avvenuto.
Si è gridato allo scandalo per l’articolo 7 del decreto-legge n. 63 che si vuole modificare con questi provvedimenti. Non abbiamo, però, sentito una parola, una voce critica della sinistra (che, con Cofferati, riscopre il mito del conflitto sociale soreliano) rispetto al passaggio di proprietà di importanti aziende, alla colonizzazione conseguente alle vostre privatizzazioni, che rientrano certamente in un’economia globalizzata ma non sono prive di conseguenze in termini di ipoteca su marchi importanti, su poli tecnologici che sono la punta avanzata della ricerca, determinando rischi in termini di fatturato, di occupazione, di sviluppo e di quote di mercato.
Vi sono state certo speculazioni e inutili protagonismi, lezioni di falso moralismo che respingiamo: il problema del patrimonio artistico e storico del Paese non appartiene ad una parte politica, ma a tutti. Da parte nostra non vi è dispersione, né insensibilità, ma attenzione e rispetto verso questo problema.
Sulla base delle considerazioni svolte poc’anzi dal senatore Compagna, il quale ha opportunamente richiamato l’eventualità di procedere lungo un altro itinerario come quello eventuale della definizione delle tipologie dei beni inalienabili, il Gruppo UDC esprime la sua contrarietà non solo all’articolo 1, ma all’intero provvedimento. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE e FI).