I° Congresso nazionale UDC

I° Congresso nazionale UDC

Care Amiche e Amici del Congresso

Oggi siamo ad una tappa fondamentale del nostro percorso, del nostro progetto di riaggregazione dei cattolici democratici.

E’ stato un percorso certo difficile, impegnativo non senza difficoltà. Dobbiamo avere certo entusiasmo per avere rispettato un appuntamento storico, non ci siamo fatti trovare impreparati rispetto ad un processo che non possiamo più ritardare. Ogni ritardo sarebbe esiziale.

Il nostro primo pensiero di ringraziamento non formale deve andare ai nostri leader che hanno saputo superare ogni ostacolo fare anche gesti di generosità per guardare all’obiettivo generale.

Siamo partiti dalla unificazione dei gruppi parlamentari che hanno sperimentato un metodo di lavoro comune realizzando obiettivi importanti sul piano legislativo e programmatico. Ora è necessario che anche i gruppi a tutti i livelli territoriali procedano in tal senso.

Abbiamo definito il manifesto di principi e poi le linee programmatiche cui ci siamo ispirati nella nostra azione quotidiana. Non abbiamo rinunciato né alle nostre idee né al nostro orgoglio.

Abbiamo il rammarico certo di avere potuto fare di più se tutti avessero lavorato con la stessa intensità con lo stesso spirito, con la stessa volontà.

Dobbiamo essere onesti con noi stessi. A volte hanno prevalso convenienze.

Ora dobbiamo guardare in faccia la realtà in tutta la sua crudezza. Spero non si voglia addossare all’11 settembre anche la mancata realizzazione di un efficace spoil system come sarebbe stato necessario proprio in quel Ministero dell’Economia dove non è stato cambiato nulla se non in peggio.

Né si può essere soddisfatti di come sta andando la RAI.

Non si può restare inerti se con disinvoltura i nostri alleati sottraggono perfino i fondi alla riforma degli insegnanti di religione cattolica che fa parte dei patti madamensi, ritardano la bioetica.

Né si giustificano i forti ritardi nel processo riformatore, nella scuola come nella grande riforma fiscale, argomenti forti del patto con gli elettori e che non produrranno effetti per tutti nei tempi giusti prima della grande stagione elettorale delle europee e delle politiche.

Caro Mario e Caro Rocco, Follini e D’Antoni – me lo consentiranno – le battaglie personali che abbiamo condiviso ci fanno ritrovare con tanti amici.

Grazie per avermi portato in Parlamento per avermi portato al di là del banco.

Sono abituato a far prevalere i valori alle convenienze e anche oggi voglio essere fedele a questa linea.

Oggi voglio esprimere una forte preoccupazione per come stanno andando le cose.

Non mi soffermerò sulla riforma istituzionale, l’avversità alla personalizzazione della politica, sulla preferenza per il sistema elettorale tedesco che con la proporzionale garantisce governabilità e stabilità, sull’indispensabile riequilibrio dei poteri nelle Regioni e negli enti territoriali, sul contenimento dei poteri dei governatori, come pure sulla necessità di essere un modello di democrazia interna, di affermare una diversità un punto di riferimento nuovo, sul processo democratico tenendo conto della eccezionalità della situazione, voglio però rimarcare i gravi rischi che corriamo e che vanno oltre il grande lavoro che pure viene svolto da Volontè alla Camera cui va il mio personale ringraziamento, più che al Senato perchè ha dimostrato capacità di ascolto coraggio, determinazione, orgoglio, voglia di riaffermare una linea politica.

Sono requisiti che non si acquistano al supermarket della politica.

Rivendico allora un diritto di appartenenza politica e culturale rivendico la necessità che questo CN sappia prendere decisioni giuste valorizzando tutte le energie come è giusto in un partito aperto, moderno capace di interpretare le attese dell’elettorato democratico cristiano della nostra gente ma anche quelle di una opinione pubblica delusa.

Ecco perché vedo i pericoli di una deriva che sta prevalendo nella azione di governo, una concentrazione di poteri un eccesso di centralismo del Ministero dell’Economia uno scarso rispetto delle autonomie locali uno svuotamento dei ministeri di settore. Una logica che non ci appartiene perchè non fa parte della nostra storia politica e culturale che personalmente respingo e rifiuto e su cui vi invito a riflettere.

Perché qui non c’è solo un accentramento di poteri qui c’è uno svuotamento della politica una rinuncia a svolgere qualsiasi ruolo con tutti i rischi conseguenti.

E non possiamo essere chiamati lobbisti caro D’Onofrio solo perché difendiamo le piccole e medie imprese, l’artigianato, la famiglia, la pubblica amministrazione, rispetto alle promesse elettorali e rispetto a un blocco sociale che si va deteriorando.

I lobbisti Caro D’Onofrio sono quelli che arrivano per primi sul tavolo del momento decisionale e di quei centri dei centri decisionali che sfuggono qualsiasi controllo che ci portano a ratificare e che da parte mia mi rifiuto e mi rifiuterò di assecondare.

Oggi non è il momento di decantare i risultati della nostra azione politica che pure sono stati raggiunti e che sono stati notevoli sulla immigrazione, sulla solidarietà sociale, sul riequilibrio dei divari economici e sociali del Paese per le famiglie e pensionati il riequilibrio di una legge finanziaria che allo stato sembra figlia si nessuno.

Abbiamo anche raggiunto l’obiettivo della affermazione della share economy e quindi la partecipazione dei lavoratori alla vita e ai destini della impresa. E’ un salto qualitativamente importante rispetto al conflitto sociale del novecento. Stiamo affermami do il principio del risparmio casa perché dobbiamo guardare anche ai nuovi poveri affermando una cultura del risparmio soprattutto nei giovani.

Ci assumeremmo però una grande responsabilità se accettassimo la logica dello scambio.

Perché non vi può essere scambio tra le correzioni giuste e su cui vi è consenso in favore del Sud e una devolution incerta, su cui vi è contrasto e perplessità, nel disegno complessivo e soprattutto nei costi per la finanza pubblica su cui il Ministro della Economia appare reticente perché non offre risposte convincenti.

Non dobbiamo soprattutto subire logiche ricattatorie.

Vorrei concludere con una citazione. Nell’Ufficio del Senato ho una gigantografia che riprendere una pagina della agenda sturziana ha superato i travagli della DC del PPI del CDU ora dell’UDC. Mantiene tuta la sua attualità e freschezza seppure scritta 80 anni fa.

Ad essa solo ad essa mi ispiro come un decalogo nella quotidiana azione politica e parlamentare.

Vorrei concludere con un appello un appello alla unità.

Lo rivolgo innanzitutto ai dirigenti politici perché siano sensibili alle istanze dei delegati valutando attentamente le indicazioni.

Lo rivolgo ai delegati.

Oggi non è il momento di laceranti divisioni ma quello di ritrovare insieme un orgoglio di partito, un forte momento di coesione intorno ad un grande progetto evitando e lo dico agli amici del CDU che il nostro gesto di generosità possa diventare una ferita insanabile tale da indebolire il nostro ruolo, la nostra azione, la nostra forza rispetto agli ideali comuni e che richiedono senso di responsabilità da parte di tutti soprattutto che vogliamo raggiungere il traguardo di una presenza nel residuale nello scenario politico del Paese. Le conseguenze sarebbero catastrofiche perché da una nostra divisione perderebbe solo il Paese.

Roma, 22 ottobre 2002

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