Intervento sul debito pubblico in Commissione Finanza
Interviene in discussione generale il senatore EUFEMI (UDC), il quale sottolinea il rilievo da attribuire all’esame parlamentare in relazione alla redazione di testi unici da parte dell’Esecutivo, in particolare per quanto riguarda la materia oggetto del provvedimento in titolo.
Esprime un giudizio sostanzialmente positivo circa l’opera di riordino e di razionalizzazione delle diverse fonti normative regolatrici della materia, osservando come si siano stratificate nel tempo una serie di disposizioni, il cui rilievo deriva essenzialmente dalla circostanza che la gestione dei titoli del debito pubblico ha assunto sempre un ruolo di primissimo piano nella politica economica e finanziaria dello Stato. Si tratta di una vicenda degna di interesse che prende le mosse dal decreto legislativo 7 maggio 1948, n. 544, che imponeva di non superare il limite del 14 per cento della spesa corrente complessiva nella emissione di titoli di debito pubblico, e che passa poi attraverso la trasformazione dei buoni ordinari del tesoro da strumento di copertura di squilibri temporanei di cassa a modalità più ampia di intervento finanziario.
Va ricordato, in tale excursus, la separazione tra l’istituto di emissione e il Ministero del Tesoro, così come il rilievo che assumeva negli anni passati la direzione generale del debito pubblico e la correlativa commissione parlamentare mista di controllo. L’esame del provvedimento in titolo costituisce anche l’occasione per rimeditare le condizioni attuali del debito pubblico, alla luce degli andamenti e delle serie storiche che hanno visto sostanzialmente stabile sotto il 60 per cento del PIL il debito pubblico nazionale tra il 1864 e il 1945, con picchi superiori al 100 per cento in epoche particolari, quali quella tra il 1918 ed il 1924. Un ulteriore momento di svolta è stato rappresentato dal processo di “dematerializzazione” dei titoli.
Non vi è dubbio, peraltro, che il testo unico in titolo, pregevole nella sua azione di riordino, riflette il processo di accentramento nella gestione del debito pubblico, mentre invece andrebbe comunque colta l’occasione per sollecitare l’Esecutivo ad informare con puntualità il Parlamento, al fine di evitare il rischio che su tale delicata materia si verifichi una riduzione delle prerogative parlamentari.
Osserva inoltre come il testo all’esame della Commissione rifletta l’evoluzione giuridico-amministrativa che ha accompagnato le trasformazioni dei mercati finanziari e predispone un meccanismo di codificazione che, seppure superato dalla ultima legge di semplificazione, appare in linea con quanto previsto dalla legge n. 50 del 1999. In conclusione, il provvedimento consente di proseguire nella gestione oculata ed efficiente dei titoli pubblici, adeguata alle esigenze del mercato e alle propensioni dei risparmiatori, con un’attenzione particolare all’obiettivo di rendere meno oneroso il servizio del debito pubblico.