Intervento al Senato su Legge Finanziaria

Intervento al Senato su Legge Finanziaria

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli senatori, siamo giunti al passaggio decisivo e finale di questa sessione di bilancio. Sono ancora una volta emersi con forza i problemi derivanti da regole sulla finanza pubblica che non reggono più l’impatto con il sistema elettorale maggioritario e che hanno bisogno di una profonda rivisitazione. Di ciò ci siamo fatti carico con specifiche iniziative legislative, che dovranno essere combinate con le riforme dei Regolamenti parlamentari.

C’è bisogno di agire con forza e in fretta sulla riforma della contabilità, perché quella ormai è la madre di tutte le riforme. L’inemendabilità o meno dei documenti di bilancio è un falso problema. Prima dobbiamo rivedere le procedure, determinando le condizioni per un lavoro e un prodotto qualitativamente migliori. Già nella seduta notturna del 13 novembre avevo sottolineato che l’andamento dei lavori ci avrebbe portato inevitabilmente ad un punto di crisi nei rapporti non tra maggioranza e Governo, senatore Bonavita, ma tra Parlamento e Governo.

Non posso tuttavia iniziare questo mio intervento, signor Presidente, senza soffermarmi su una questione procedurale. La sessione di bilancio è regolata dagli articoli 126 e seguenti del nostro Regolamento. Sorprende in questa fase finale, anche in relazione all’articolo 129 del Regolamento, la mancata presenza del Ministro dell’economia (certamente sarebbe stata gradita), che peraltro abbiamo registrato in tutta la fase di discussione della finanziaria in Senato. Certo, egli ormai assorbe moltissime funzioni, ma ha anche la responsabilità politica del più alto momento del rapporto tra Governo e Parlamento, cioè la decisione di bilancio.

Si tende a guardare al futuro, ma prima del futuro c’è il presente. La Costituzione, onorevole sottosegretario Vegas, è ancora quella del 1948. È ancora un sistema in cui il Parlamento sta al di sopra di tutto, perché è l’unico organo costituzionale eletto dal popolo. Fino a quando non si cambiano le regole, occorre avere la forza di farle rispettare, altrimenti si fa scadere il Senato ad un “sottoprodotto costituzionale”, prima ancora di varare una riforma in itinere.

Veniamo ora ai documenti di bilancio, così come si presentano dopo l’approvazione della Camera.

La finanziaria è stata profondamente modificata: quella operata dalla Camera non è stata solo una seconda lettura ma una profonda riscrittura. Esprimiamo pertanto un forte disagio, un disagio aggravato dalla impossibilità di operare ulteriori correzioni.

L’UDC non ha presentato emendamenti, preferendo la via del risultato necessario a quella del risultato migliore.

In materia fiscale si segnalano le novità relative alla disciplina del concordato; in particolare l’istituto risulta più appetibile rispetto alla precedente versione soprattutto per due aspetti: in primo luogo, il legame del periodo di imposta non con i ricavi effettivi relativi al 2003 ma con i ricavi minimi concordati. Questo aspetto deve essere ritenuto fondamentale soprattutto per quanto riguarda le categorie professionali che di fatto potranno sottoporre all’esame della propria clientela una situazione prospettica sufficientemente chiara. In considerazione del fatto che il periodo 2003 sta per chiudersi, la valutazione concreta potrà, infatti, essere effettuata sia per quest’anno sia per il prossimo. Analoghe considerazioni possono farsi con riferimento ai redditi imponibili del biennio.

Il secondo aspetto è la preclusione pressoché totale dell’attività accertativa: questa indicazione è d’importanza fondamentale soprattutto in considerazione del target interessato al concordato preventivo. In gran parte i contribuenti interessati alle disposizioni contenute nell’articolo 33 della legge n. 326 del 2003, come modificata dall’emendamento, sono i destinatari di meccanismi quali gli studi di settore e i parametri. Certamente, il fatto di conoscere a priori che, in caso di raggiungimento degli obiettivi minimi pattuiti, non sussiste alcun rischio con riferimento alle tipologie di accertamento evidenziate, rappresenta una garanzia di spessore. Senza considerare che, per effetto dell’emendamento, viene altresì introdotta una franchigia in relazione ai residui accertamenti effettuabili da parte dell’amministrazione finanziaria.

Un ulteriore richiamo alle disposizioni in materia di concordato preventivo è contenuta nella disciplina di condono per il periodo di imposta 2002 in quanto, in quella parte delle norme, si chiarisce che i titolari di reddito di impresa e gli esercenti arti e professioni che hanno dichiarato, relativamente al periodo di imposta in corso al 1° gennaio 2001, ricavi o compensi inferiori a quelli risultanti dall’applicazione degli studi di settore ovvero dei parametri, non sono tenuti ad assolvere le relative imposte, come previsto dal comma 5 dello stesso articolo 33, a condizione che provvedano alla definizione del periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2002. Anche in questo caso resta comunque l’obbligo di applicare le percentuali di incremento dei ricavi o dei compensi e dei redditi sulla base dei ricavi o dei compensi adeguati a quelli risultanti dall’applicazione degli studi di settore ovvero dei parametri.

Le modifiche introdotte dalla Camera, così come fortemente auspicato dall’UDC, affrontano in misura adeguata le esigenze di garanzia della sicurezza che, anche alla luce dello scenario internazionale, si sono accentuate in misura significativa. A tal fine vengono destinati oltre 600 milioni di euro per sostenere e potenziare sia le risorse umane che operano nel settore, sia le strutture e le dotazioni materiali di cui possono avvalersi.

In materia di rapporti tra lo Stato, da un lato, e le Regioni e gli enti locali, dall’altro, la Commissione bilancio della Camera aveva già effettuato un importante lavoro che ha permesso di incrementare di 250 milioni di euro gli stanziamenti a favore degli enti locali e di avviare a soluzione il problema dei ritardi dei versamenti di tesoreria, più volte sollevato dalle Regioni.

I successivi emendamenti approvati in Assemblea aumentano ulteriormente le risorse destinate alle comunità montane e alle province. Le spese derivanti dalla contrattazione 2002-2003 sono escluse dall’applicazione delle regole del patto di stabilità interno non soltanto per gli enti locali ma anche per le Regioni.

Assai rilevante per il funzionamento degli enti locali è anche la complessa riforma della normativa in materia di acquisto di beni e di servizi da parte delle amministrazioni pubbliche, attraverso il ricorso alle cosiddette convenzioni CONSIP. Si è trattato di un quadro normativo costruito a partire dalla precedente legislatura, nel corso del tempo progressivamente esteso dalle amministrazioni dello Stato al complesso delle amministrazioni pubbliche. Alla prova dei fatti, tuttavia, sono emerse significative difficoltà in relazione all’efficienza del sistema, in particolare per quanto concerne l’applicazione alle amministrazioni decentrate.

La riforma introdotta dalla Camera prevede che il ricorso alle convenzioni CONSIP non sia più un obbligo ma soltanto una facoltà e riguardi soltanto le forniture di rilevanza nazionale. Le condizioni definite dalla CONSIP diventano pertanto un parametro di riferimento di cui le amministrazioni potranno utilmente tener conto per valutare il rapporto qualità-prezzo.

Di grande rilievo sono infine le disposizioni volte ad assicurare, in un quadro di tutela della concorrenza, la partecipazione delle piccole e medie imprese locali e dei consorzi alle gare bandite dagli enti locali.

A tutela degli inquilini delle abitazioni soggette ai programmi di dismissione si è previsto che il prezzo e le condizioni di vendita per i conduttori che abbiano manifestato la volontà di acquisto entro il 31 dicembre 2001, sono determinati sulla base della normativa vigente a quel momento.

È stata inoltre rivista la disciplina dei poteri speciali attribuiti al Ministro dell’economia negli statuti delle società controllate dallo Stato (la cosiddetta golden share). La nuova disciplina limita, quanto alle finalità, alle fattispecie cui si applica, nonché alle modalità e ai tempi di esercizio, il ricorso ai poteri speciali, in modo da ridurre l’anomalia nell’organizzazione e nel funzionamento delle imprese in questione rispetto alle regole generali del mercato. In questo modo si dà risposta alle osservazioni sollevate sulla materia dalla Commissione europea.

Viene inoltre ulteriormente messa a punto l’importante riforma normativa sui servizi pubblici locali, così come fortemente voluto dall’UDC, in particolare dal Ministro delle politiche comunitarie, autore della riforma. Si tratta di un tema che è stato oggetto, di recente, con il decreto-legge n. 269 del 2003, di un’organica revisione. Il disegno di legge in esame interviene su alcuni profili specifici, ma di grande rilievo: assicurare, nei casi in cui la gestione della rete non sia stata affidata con procedure ad evidenza pubblica, che il soggetto gestore affidi le gare relative alla rete solo seguendo le procedure suddette, in modo da escludere affidamenti diretti; escludere dalla cessazione le concessioni affidate direttamente a società già quotate in borsa entro il 1° ottobre 2003 o comunque a società che hanno collocato sul mercato quote di capitale attraverso procedure ad evidenza pubblica, in modo da garantire gli azionisti risparmiatori che hanno investito in queste società; reintrodurre, infine, misure idonee a prevedere l’ammissione alle prime gare per l’affidamento dei servizi alle imprese italiane pubbliche e private che abbiano già in essere affidamenti diretti. La stessa possibilità è prevista anche a favore delle imprese estere solo a condizione che sia garantito il principio di reciprocità e siano aperti in tempi certi i mercati negli Stati esteri in questione.

Sulla vicenda Parmalat, onorevole rappresentante del Governo, abbiamo assistito a dichiarazioni irresponsabili. Sicuramente gli errori del management sono collegabili alla dinamica delle strategie scelte dal gruppo, che hanno privilegiato la natura finanziaria degli investimenti rispetto ai profitti industriali derivanti dal core business dell’azienda. I controlli funzionano se c’è limpidezza e collaborazione da parte del management delle aziende e nel caso di multinazionali ciò diviene ancora più difficile. Occorre dunque rafforzare la collaborazione, i controlli e le sanzioni. Nel caso ENRON è saltata la società di revisione ma anche per colpa del management. Affrontare in tempi urgenti il caso Parmalat significa allora accrescere i controlli su tutte le altre società che potrebbero avere presto analoghi problemi. Non è un problema di uomini ma di regole. Abbiamo bisogno subito di una normativa sul modello USA, mi riferisco alla legge Sarbanes-Oxley, che ha imposto di giurare sui bilanci, esponendo i dirigenti sul piano delle responsabilità civili e penali, come norma di carattere generale, ovviando alle debolezza del sistema.

Non si può nemmeno immaginare di avere un’Autorità sul risparmio di nomina governativa non indipendente né sottovalutare la presenza dei rappresentanti delle aziende nei consigli di amministrazione delle banche, che può determinare una grave distorsione e alterazione nell’erogazione del credito.

Signor Presidente, siamo soddisfatti delle correzioni parlamentari operate sulla legge finanziaria, che hanno consentito di migliorare la qualità della manovra. Il Gruppo UDC ha dato il suo contributo determinante per raggiungere significativi risultati sulla competitività, sulla ricerca scientifica, sulla sicurezza, sui servizi pubblici locali, sugli enti locali, cercando di coniugare le risorse limitate derivanti da una bassa crescita con la domanda degli interessi generali.

È una finanziaria che assomiglia – sottosegretario Vegas, lei è un esperto della materia e non potrà disconoscerlo – a quelle del passato, ma vi è stata una violenza inutile senza che si sia riscontrato un significativo miglioramento sul prodotto finale.

Esprimiamo conclusivamente consenso sulla decisione di bilancio, ma sollecitiamo un coraggioso intervento sulle regole di contabilità, realizzando il consolidato di cassa della pubblica amministrazione quale esigenza eticamente, politicamente e gestionalmente necessaria, come pure sulle procedure parlamentari per realizzare obiettivi di stabilizzazione e di sviluppo.

Siamo certi che tali questioni saranno centrali nella verifica per un forte rilancio dell’azione programmatic

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