intervento al Congresso Regionale delle confcooperative del Piemonte 1^ marzo 2004

intervento al Congresso Regionale delle confcooperative del Piemonte 1^ marzo 2004

Care amiche e Cari amici, 

ho raccolto il vostro invito a partecipare al Congresso regionale della Confcooperative con entusiasmo e per una insieme e ragioni che cercherò di illustrare con grande semplicicità.

Nella relazione è stata messa in luce le caratteristiche sociali, umane, politiche della Cooperazione. 

Siete ad un passaggio importante della vostra vita democratica e questi momenti vanno salutati e celebrati con il giusto rilievo rispetto ad una società che tende alla semplificazione. 

Come parlamentare dell’UDC eletto in Piemonte non potevo sottrarmi ad un conesso che tracci aun bilancio di ciò che è stato fatto dalla vostra organizzazione, da ciò che occorra fare e la conseguente risposta istituzionale. 

Il vostro bilancio è anche il nostro bilancio perché si è sviluppata una azione comune un legame forte,m che ha prodotto significativi risultati sul piano politico, sul piano parlamentare su quello ordinamentale.

Sono stati effettuati interventi organici e non episodici. 

La cooperazione si inserisce nell’ambito di un pluralismo disegnato dalla Costituzione. 

Su tutte le fasi da quella preparatoria della Commissione Vietti cui va il nostro saluto per l’importante azione sia su quello successivo del parere sul decreto delegato il rapporto è stato stretto e proficuo. 

Questa legislatura passerà alla storia come quella della riforma del diritto societario, dopo oltre 60 anni, e in quella riforma è stato recepito il ruolo della cooperazione attraverso interventi puntuali, precisi, eliminando dubbi e incertezze soprattutto distinguendo tra cooperazione vera e quella fasulla, tra vera e cattiva. Non dobbiamo mantenere le agevolazioni alle cooperative non prevalentemente mutualistiche significa togliere a quelle vere quel sostegno che il legislatore vuole fornire. Il concetto di prevalenza è stato affermato in modo nitido così come previsto dalla Costituzione. 

La scelta è stata quella di mantenere e accrescere le agevolazioni alle cooperative che effettivamente e prevalentemente siano al servizio dei soci. 

V’è stato poi un ulteriore risultato con la ridefinizione normativa del socio lavoratore, eliminando quegli aspetti negativi che tendevano a caratterizzare una figura ibrida più protesa verso le tutele e rigidità del lavoratore dipendente piuttosto che a valorizzare quella dell’imprenditore. 

Correzioni al diritto societario

Lo schema di decreto legislativo sulla riforma del diritto societario presentava diverse lacune.

Le Commissioni parlamentari, soprattutto per le cooperative, hanno segnalato l’opportunità di integrare le norme al fine di evitare che venissero premiate le cooperative spurie anziché quelle mutualistiche.

Mi riferisco alla precisazione del patrimonio da devolvere ai fondi mutualistici in caso di trasformazioni o fusioni di cooperative in società di capitali, e ai casi di decadenza dai benefici fiscali, tra i quali è stata confermata la soppressione delle clausole mutualistiche in presenza della prevalenza.

Si tratta di modifiche che non incidono sulle cooperative vere e che incidono molto, invece, sulle cooperative che sono tali solo di nome.

Socio lavoratore

La legge 142/01, come licenziata dall’Ulivo, era praticamente inapplicabile perché trasformava la cooperativa di lavoro in semplice datore di lavoro dei soci con prestazioni lavorative di tipo subordinato.

Le modifiche operate con la legge 30/03 hanno fatto giustizia riportando il rapporto socio lavoratore – cooperativa nel naturale ambito societario.

Le modifiche richieste proprio dalla Confcooperative sono state condivise dal Parlamento e, oggi, vige una legge che non viene più criticata.

Cooperative agricole

La riformulazione dell’articolo 29 del TUIR (imprese individuali), senza una diversa definizione di attività agricola per le cooperative, avrebbe comportato difficoltà applicative del regime fiscale delle cooperative di trasformazione dei prodotti agricoli.

Su nostra iniziativa è stato presentato un emendamento che riformulando l’art. 10 del DPR 601/73 consente di avere oggi una definizione di impresa agricola cooperativa del tutto autonoma e pienamente rispondente alla realtà.

Fino ad oggi non tutte le attività di trasformazione venivano considerate agricole in quanto vigeva il principio “dell’esercizio normale dell’agricoltura”. Principio che di volta in volta dava la possibilità all’interprete (Guardia di Finanza – Uffici Finanziari) di decidere se una attività era agricola o meno.

Con la nuova formulazione si ritiene di aver disciplinato rettamente le varie fattispecie ricomprendendo nel regime dell’agricoltura e, quindi, esenti da IRES ex art. 10 del DPR 601/73, le attività di manipolazione, conservazione, trasformazione, valorizzazione e commercializzazione svolte dalle cooperative qualora la provenienza dei prodotti derivi per la maggior parte dai soci.

La chiarezza darà meno problemi ed eviterà inutili e defatiganti contenziosi

E’ stata una grande battaglia politica e parlamentare. Ed è stata vinta anche per la determinazione del vostro Presidente Marino. 

Perché è stato possibile tutto ciò?

Perché i vostri dirigenti nazionali hanno fatto una scelta di campo; hanno saputo fare una scommessa, un investimento, certo rischioso, ma vincente. Non è senza significato che ciò è derivato da un legame ritrovato tra rappresentanza sindacale della cooperazione e forze politiche come l’UDC interprete della tradizione cattolica, uscendo da una neutralità sterile, che non può portare a niente, quella scelta di neutralità che hanno compiuto altre organizzazioni finendo per restare in un limbo senza prospettive. 

E veniamo al futuro. 

Io credo che di fronte a casi così gravi di malversazioni di truffe al risparmio, di fronte ad un capitalismo che si dimostra inadeguato ad affrontare le sfide della globalizzazione che dimostra limiti di fronte ad una economia che richiede risposte nuove, di fronte ad una crisi del Welfare State affrontata solo in termini di bilanci e di tagli finanziari, la cooperazione può dare risposte valide e convincenti soprattutto sul piano dei servizi alla persona con un più forte sviluppo della impresa sociale, alla educazione. 

Si tratta allora di raccogliere la sfida, di individuare line di intervento capaci di coniugare le domande della società con risposte in cui prevalga la centralità dell’uomo e della persona. 

Senza solidarietà sociale la libertà potrà diventare un principio di dispersione. Potrebbe dare un grande contributo grazie ad un impegno di responsabilità e di solidarietà. 

Cooperare per progredire. 

Una azione generosa ed utile. 

Sono colpito dalla grande partecipazione che è testimonianza di una forza viva, importante del fenomeno cooperativivo per ciò che rappresenta nel tessuto economico e sociale del Paese e di questa Regione. 

Cooperazione significa banche con l’anima. Dobbiamo riflettere su ciò che è accaduto con il caso Cirio e caso Parmalat. 

E’ autonomia l’amore di libertà, senso di responsabilità, spirito di solidarietà. 

Legame tra sviluppo economico e cooperazione nel credito. 

Tenere vive le reti di piccoli interessi e di piccole comunità che sarebbero escluse.

I Valori della cooperazione e della mutualità, della solidarietà e della responsabilità sociale rappresentano l’albero della vita. 

In una fase di grande turbolenza, evitare il rischio di declinare crescendo in termini di addetti, fatturato, imprese, un declino di tipo culturale una azione culturale difensiva, un più forte ritorno alle origine anche con scelte forti, adeguando in modo moderno l’autenticità solidaristica alle trasformazioni dell’economia. 

In una fase in cui c’è un progressivo impoverimento del ceto medio per ragioni strutturali come l’introduzione dell’euro. A prezzi in euro corrispondono i vecchi salari in valore lira riscoprire la solidarietà tra le persone la forma cooperativa ancora più senso oggi se intercetta le norme nuove di lavoro, una imprenditorialità diffusa, un nuovo mutualismo, se riforma il Welfare, se si punta alla qualità dei prodotti anziché alle quantità. Tutto ciò richiede una un grande processo di adeguamento legislativo per accompagnare i soggetti nella società ipertecnologica. Non restare ingessati se non si vuole restare marginali assumere un ruolo rispetto alla ricomposizione sociale un progetto su cooperazione e nuovi lavori, un nuovo mutualismo per un nuovo Welfare. 

Roma, 1° marzo 2004

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