Dichiarazione di voto su riforma costituzionale
Ripresa della discussione dei disegni di legge costituzionale nn. 2544, 252, 338, 420, 448, 617, 992, 1238, 1350, 1496, 1653, 1662, 1678, 1888, 1889, 1898, 1914, 1919, 1933, 1934, 1998, 2001, 2002, 2030, 2117, 2166, 2320, 2404, 2449, 2507 e 2523
Passiamo alla votazione dell’emendamento 12.20 (testo 2).
*EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, l’istituto della revoca degli emendamenti presentati, introdotto oggi, credo sia un’anomalia nel nostro modo di procedere. Non si può immaginare di revocare un emendamento avendo poi la possibilità di ripresentarlo. È un modo di lavorare che certamente disorienta, tanto più che stiamo per approvare una riforma costituzionale di così ampio respiro. Avrei certamente preferito che non si proseguisse nei nostri lavori, si avesse un momento di meditazione per affrontare l’articolo 12 dopo aver superato i nodi politici certamente importanti, che richiedevano un ascolto e consentire di risolvere quel nodo procedurale che in un certo senso è stato dimenticato. Vorrei richiamare l’attenzione dei colleghi sulla nuova riformulazione dell’emendamento al nostro esame, credo di grande rilevanza come tutto l’articolo 12 e come ha dimostrato il dibattito che abbiamo avuto in quest’Aula nei giorni scorsi, il confronto delle posizioni politiche sul problema della formazione delle leggi e delle funzioni del Senato. È stata sancita una diversità tra le due Camere, una asimmetria che porta certamente ad un restringimento delle funzioni del Senato federale rispetto alla formazione delle leggi. Dopo oltre cinquant’anni, vediamo rompere lo schema del bicameralismo perfetto della Costituzione del 1948, i poteri delle due Camere in materia di esame e di approvazione dei bilanci (esame che era eguale, paritario e indifferenziato creando invece due Camere legislative con competenze differenziate), e la prevalenza di una doppia e meditata decisione che raffreddi – come era stato detto ai tempi della Costituente – un liquido troppo caldo.
Con l’emendamento proponiamo un Senato che sarà federale ma che mantiene la funzione piena bicamerale di esaminare i bilanci e i rendiconti nella sua interezza sui diversi livelli di Governo, tenendo conto delle autonomie territoriali e funzionali. Con questa scelta ho sostenuto con forza come nelle diverse fasi dell’iter parlamentare, sia nella discussione generale che nella fase propositiva ed emendativa, dovrebbe essere rimossa quella grave contraddizione restituendo al Senato federale la funzione piena sulla decisione di bilancio e sul consolidato della pubblica amministrazione. Dobbiamo recuperare quell’unitarietà, quell’intrinseca connessione tra centro e periferia che si esplicita sul saldo finanziario complessivo e che rappresenta quell’unicum inscindibile tra Patto di stabilità interno, scelte perequative e manovra di finanza pubblica. Anche perché, la manovra di bilancio annuale non può né poteva essere svincolata dalla legge di stabilizzazione nel contesto comunitario.
Onorevole Presidente, nel corso di questi lavori ho cercato di privilegiare un’impostazione di riforma seria ed efficace e l’azione politica e legislativa che ho cercato di portare avanti si è fatta interprete della necessità di una correzione forte, che purtroppo non ritroviamo allo stato dei nostri lavori. Ritengo che un federalismo senza contabilità sarebbe un disastro. Saremmo al conflitto permanente tra istituzioni di tutti i livelli su come avere più quota di risorse pubbliche e al dilatarsi dei problemi della finanza pubblica. Il rovescio della medaglia di un serio federalismo, inteso come responsabile autonomia di gestione del denaro pubblico, è una contabilità adeguata, più credibile, trasparente, tempestiva e dunque on line. Ciò è già possibile, se si accelera la realizzazione del progetto SIOPE, come stabilito dall’articolo 28 della legge finanziaria 2003. Riscontriamo invece forti ritardi. Dobbiamo dunque far prevalere la ragione ed il buon senso. Dobbiamo soprattutto dare una risposta alla volontà che abbiamo riscontrato in questa Assemblea di incidere su questo aspetto dell’articolo 12. Ma vi è anche un altro problema che deve essere affrontato, e cioè la grave contraddittorietà di un Senato federale senza poteri e competenze in materia finanziaria, ripristinando una indispensabile parità di condizioni. Il senatore Tarolli, nei giorni scorsi, ha detto che bisognava mettere quella indispensabile benzina perché altrimenti il motore del federalismo non potrebbe partire. Credo invece che, come scrisse Vittorio Emanuele Orlando durante i lavori della Costituente, dobbiamo dare le chiavi della cassaforte alle due Camere. Dobbiamo ripristinare anche l’autonomia finanziaria dell’organo costituzionale Senato federale, perché non bastano le assicurazioni che pure abbiamo ascoltato. Occorre restituire una solidità di funzione deliberativa; dobbiamo eliminare e sopprimere una posizione di subalternità rispetto alla Camera, non solo sui mezzi di finanziamento e di funzionamento; dobbiamo eliminare soprattutto il pericolo di influenze e condizionamenti da parte dell’altro organo dello Stato, assicurando la indispensabile autonomia di ciascun ramo del Parlamento rispetto all’altra Camera.
Signor Presidente, mi avvio a concludere. Credo che dobbiamo raggiungere un risultato forte nella definizione di un principio che realizzi una sintesi tra unità e federalismo, che coniughi coesione sociale e distribuzione delle risorse, efficacia dei controlli e autonomia e, in definitiva, un autentico federalismo solidale.
Ma tutto ciò si concretizza con una decisione di bilancio bicamerale. Per questi motivi, insisto per la votazione dell’emendamento 12.20 (testo 2). (Applausi dai Gruppi DS-U, Mar-DL-U e del senatore Peterlini).