Intervento su terzo mandato sindaci piccoli comuni
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. EUFEMI (UDC). Signor Presidente, vorrei aggiungere alcune considerazioni ulteriori rispetto a quelle espresse dal senatore Maffioli.
Il Gruppo dell’UDC ha fortemente voluto la calendarizzazione di questo provvedimento, così come fin dall’inizio della legislatura aveva presentato una specifica iniziativa legislativa, fortemente auspicata dal presidente dell’Associazione nazionale dei piccoli Comuni Franca Biglio. Abbiamo ribadito questa nostra ferma convinzione in sede di Conferenza dei Capigruppo e abbiamo così determinato le condizioni per affrontare la questione del terzo mandato per i sindaci dei piccoli Comuni, che si trascina ormai da troppo tempo, superando quella limitazione che determina non poche difficoltà in molte comunità locali.
Era giunto il momento di rivedere la legge n. 81 del 1993 prevedendo un limite per i grandi Comuni tale da evitare una cristallizzazione del potere. Non era stato forse affermato che il sistema elettorale maggioritario eliminava tutte le incrostazioni dei passati poteri derivanti dal sistema proporzionale? Quali pericoli vi possono allora essere in un sistema elettorale in cui il cittadino è arbitro delle proprie scelte?
Tale scelta è accompagnata, come ben evidenziato dal relatore Falcier, che ringrazio, da un’indispensabile riequilibrio del rapporto tra sindaco e Consiglio comunale, recuperando un più forte principio di rappresentanza, un più forte riequilibrio dei poteri, maggiori spazi di democrazia interna e un più efficace sistema di controlli, che si è andato progressivamente affievolendo.
La modifica elettorale viene accompagnata dallo spostamento di significative decisioni dal sindaco al Consiglio comunale, in materia di nomine, di definizione degli incarichi, di strumenti urbanistici attuativi, e dalla fissazione di aliquote sui tributi in materia di controlli richiamando le delibere di Giunta.
Viene fissata la soglia dei 3.000 abitanti, che tiene conto della particolare situazione del nostro Paese, dove risultano ben 4.642 i Comuni di tali dimensioni. Il Comune, ente che rappresenta la base socio-economica e storico-culturale del Paese, oltre ad essere una continua fucina di idee e di innovazioni, ha dimostrato di saper dare risposte alla comunità alla quale è vicino e dalla quale riceve forza in modo diretto. Tutte queste qualità dipendono attualmente da un fattore principale: il sistema elettorale vigente. Si è registrata una difficoltà nelle Assemblee elettive in relazione ai diminuiti ruoli dei Consigli comunali e provinciali, soprattutto per la mancanza di specifici passaggi negli statuti locali che contribuissero a rafforzare tali organi.
L’elezione diretta del sindaco ha assolto alla duplice funzione della stabilità e della responsabilità. Stabilità dell’amministrazione e finalmente individuazione del soggetto il cui operato può essere elogiato dai cittadini o le cui colpe per una cattiva gestione possono essere chiaramente individuate. Nessun altro ente può vantare questa prerogativa. Il sindaco è il diretto responsabile della politica locale: se è capace viene elogiato e rieletto, se è incapace, al termine del mandato, viene rispedito a casa. La responsabilità è propria di ogni sindaco. Quindi, esiste una sola limitazione: il mandato elettorale.
Attualmente il sindaco, eletto direttamente dal corpo elettorale, è investito nel suo mandato da un rapporto di tipo fiduciario ed i risultati ottenuti nell’amministrazione del Comune durante i cinque anni di mandato sono ancora più identificati dai cittadini con la figura del sindaco. La possibile riconferma alle elezioni successive avviene quindi, come abbiamo detto, più che mai in relazione agli effetti concreti di buon governo che i cittadini hanno potuto riscontrare nei cinque anni.
Da qui discende che la riconferma del sindaco in carica, allo scadere di un mandato, in base alla legge vigente, è più che mai espressione del consenso e della volontà popolare. Una scelta senz’altro di indiscutibile consapevolezza elettorale, laddove spesso ci si trova di fronte a scelte elettorali dettate più dal disorientamento politico che da vere e proprie convinzioni.
Occorre allora colmare alcune lacune e migliorare le distorsioni di questo sistema normativo in modo esauriente ed equo, soprattutto per i piccoli Comuni. Quali ragioni ostano alla ricandidatura di un sindaco oltre il secondo mandato? Quali motivi sono così forti da sostenere una limitazione nella scelta sovrana della comunità locale in relazione alla nomina del proprio primo cittadino?
Non crediamo certo che ve ne siano di sostenibili. In questo caso, una limitazione andrebbe posta per ogni altro incarico politico di forte responsabilità. Perché non valutare il fatto che il sindaco possa presentarsi nuovamente alle elezioni per ulteriori mandati, dando la possibilità al corpo elettorale di scegliere, di perpetuare quel patto sociale stabilito democraticamente tra le parti con la riconferma della conduzione dell’amministrazione vigente oppure con la scelta di rinnovarla con un candidato sindaco diverso? Ciò permetterebbe, inoltre, al sindaco di approfondire e di ampliare il programma politico-amministrativo nell’espletamento delle sue funzioni, rafforzando il legame con la sua comunità.
Né va sottovalutato il rischio che per i piccoli Comuni il divieto di ripresentazione dopo due mandati si traduca in una perdita di conoscenze, in una dispersione di professionalità, proprio nel momento in cui si raggiunge la piena conoscenza dei meccanismi amministrativi, che si traduce in efficienza e in migliore funzionamento della stessa amministrazione locale.
Superare il limite dei due mandati significa anche non disperdere un patrimonio di esperienza amministrativa che non possiamo permetterci il lusso di sprecare. È l’affermazione del principio di responsabilità degli enti locali che lascia alla comunità la libertà di scelta dei propri amministratori.
Dobbiamo evitare che la norma sia palesemente aggirata, come abbiamo riscontrato in modo evidente laddove il candidato che ha superato i due mandati assume un incarico di Giunta e finisce per governare tramite interposta persona, detenendo, paradossalmente, tutto il potere reale senza alcuna responsabilità.
Come non ricordare la particolare attenzione posta nella legislazione dei piccoli Comuni in ordine al patto di stabilità, al blocco delle assunzioni di personale e nel campo della finanza locale? I piccoli Comuni, anche per effetto della finanziaria, sono stati dotati di normative differenziate.
Sarebbe stato preferibile legare la soglia al sistema elettorale. Prendiamo atto delle difficoltà, che non sottovalutiamo e che sono presenti anche per la soglia dei 3.000 abitanti. Siamo consapevoli delle difficoltà di giungere ad una convergenza delle forze politiche rispetto ad una soluzione. Non sottovalutiamo i pericoli insiti in manovre ritardanti, tese con proposte emendative ad affossare il provvedimento perché da taluni si guarda al risultato elettorale piuttosto che alla funzionalità delle istituzioni e alla libertà dei cittadini di scegliere i propri amministratori.
Noi dell’UDC non abbiamo guardato al vantaggio elettorale che può essere momentaneo; non abbiamo fatto screening rispetto ai risultati; crediamo al funzionamento delle istituzioni e al rispetto dei princìpi democratici di ciò che è stata definita dal Presidente della Repubblica la spina dorsale della Repubblica.
Siamo convinti di giungere ad una deliberazione chiara del Parlamento che elimini ogni ambiguità ed incertezza, dando una risposta alle comunità fino a 3.000 abitanti nell’imminenza della prossima tornata elettorale amministrativa. Siamo certi che prevarrà la ragione anche in quanti pensano di fare il replay della legge Boato, cioè di snaturare il significato della normativa attraverso colpi di mano, o meglio colpi di emendamento, con l’obiettivo non di migliorarla bensì di affossarla.
Sono queste le ragioni che, nel solco della cultura sturziana delle autonomie, inducono l’UDC ad esprimere consenso al testo formulato dal relatore Falcier. Auspichiamo un voto favorevole dell’Assemblea nella chiarezza e nell’assunzione delle responsabilità. (Applausi dal Gruppo UDC e del senatore Vallone. Congratulazioni).