Dichiarazione di voto sull’Ordine Mauriziano

Dichiarazione di voto sull’Ordine Mauriziano

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, sottosegretario D’Alì, non so se un voto di coscienza possa essere catalogato ai fini regolamentari come un voto in dissenso dal proprio Gruppo. Certamente, in questo voto sofferto risiedono motivazioni profonde che non posso sottacere. La risoluzione adottata sull’Ordine Mauriziano, fuori dalla cornice costituzionale, non mi convince e desidero ancora una volta riaffermare le mie profonde perplessità di ordine costituzionale, giuridico ed economico. Onorevole Stiffoni, non vi è un problema di Nord e di Sud, ma di giudizi coerenti ed obiettivi perché viene travolta l’impostazione dei costituenti, di Einaudi e di Ruini; dunque la unitarietà dell’ente; vengono ridotti i suoi compiti e le sue finalità nei settori della sanità, della cultura e della beneficenza e del culto, garantite dalla XIV disposizione transitoria e dalla norma speciale attuativa nel 1962. Avevo indicato un’altra strada, forse più semplice e lineare: quella della gestione speciale difendendo la integrità e la unitarietà dell’Ordine senza arrivare ad un suo snaturamento e svuotamento delle finalità costituzionalmente riconosciute all’Ordine stesso. In un tempo in cui c’è una competizione a valorizzare degli statuti regionali le radici storiche e culturali delle comunità, quelle disposizioni diventano inutili e sterili proclami ed incoerenti applicazioni se si smarrisce il vero significato, quello di difendere concretamente tali princìpi salvaguardando l’identità, la storia, le tradizioni e la cultura. Sono stati apportati alcuni significativi miglioramenti come l’introduzione di un comitato di gestione per verificare l’operato della fase commissariale. E’ stato difeso il principio dell’uso sacro per l’Abbazia di Staffarda, evitando un uso commerciale, e tutto ciò nel rispetto del codice civile della intesa tra Stato e Santa Sede. Sarebbe stato preferibile una gestione speciale separata, un percorso più lineare e senza ombre, senza una impropria catena, piuttosto che la costituzione di una fondazione, di cui non conosciamo né i soggetti né i conferimenti. La soluzione proposta non mi convince, perché nei fatti, con la ingegneria legislativa, si opera la distruzione di ciò che ha retto per cinquecento anni, perfino al passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Per questo ragioni esprimo, per ragioni di coscienza, il mio meditato e convinto voto contrario su questo provvedimento. (Applausi dei Gruppi Mar-DL-U e DS-U).

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