Intervento sulla Devolution e sul Federalismo alla assemblea dei gruppi parlamentari della PDL presso Hotel Minerva Palace 5 gennaio 2005

Intervento sulla Devolution e sul Federalismo alla assemblea dei gruppi parlamentari della PDL presso Hotel Minerva Palace 5 gennaio 2005

Assemblea Federalismo

Siamo chiamati oggi ad un incontro importante relativo ai temi della devoluzione e del federalismo fiscale, temi strettamente connessi. 

Non ruberò molto tempo. 

Da parte mia ritengo che senza riforma del titolo V non si può fare la devolution perché mancano i pilastri essenziali:

E’ inoltre necessario assicurare le seguenti tre condizioni:

un riequilibrio della legislazione concorrente;

una leale collaborazione delle Regioni 

una forte coesione della coalizione.

Quanto al punto richiamato si tratta di un semilavorato di una riforma incompleta, oggetto di dispute interpretative a livello istituzionale e dottrinario.

Il testo vigente dell’art. 117 riconosce alle Regioni determinate competenze concorrenti o pieno nelle materie oggette di devolution:

1) assistenza e organizzazione sanitaria;

2) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione nonché la definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico regionale

3) polizia locale

La portata delle nuova competenza regionale risulta quanto mai complessa e potenzialmente controversa.

Sono argomenti che non si possono votare a scatola chiusa. Non vogliamo essere complici di palesi errori che si aggiungono a quelli della passata legislatura.

Secondo lo studio dell’ISAE struttura governativa, in base alle dieci funzioni che rientrano tra le competenze esclusive e o concorrenti delle Regioni l’ammontare della spesa da decentrare si attesta 92 miliardi di euro con importi consistenti per Campania Lazio Lombardia e Puglia. L’importo unitario in assoluto più consistente riguarda la Campania seguono Calabria Umbria, Basilicata Molise e Liguria l’importo minore in Lombardia. 

Le funzioni che assorbono più risorse sono quelle attinenti igiene e sanità e istruzione e cultura la minore spesa riguarda assistenza sociale e edilizia. 

L’ammontare della spesa totale delle Regioni dopo l’attuazione del decentramento dovrebbe raggiungere i 159 miliardi di euro.

La portata del disegno di devolution di dimensioni definite straordinarie.

Dobbiamo valutare i rischi connessi alla attuazione della riforma costituzionale. I costi dipenderanno dalla quantificazione delle risorse e di personale necessarie a gestire e implementare l’operazione di decentramento delle funzioni. 

In primo luogo le dinamiche regionali relativa 

al costo del personale; 

ulteriore aggravio deriverà dalla riqualificazione professionale inoltre consulenze esterne per i nuovi compiti aggiuntivi. 

Rischio di espansione degli adempimenti richiesti ai cittadini e ai contribuenti specie quelli diffusi in ambiti territoriali e per le imprese soprattutto. 

Tutto ciò in controtendenza rispetto all’obiettivo di semplificazione;

rischi connessi alla ampiezza del corpo delle materie con rischio di paralisi dell’attività . 

esigenza di reinserire alcune materie nell’ambito esclusivo dello Stato come energia, telecomunicazioni e grandi reti di trasporto. 

Inoltre rischio per il bilancio pubblico di crescita complessiva delle spese e innalzamento della pressione fiscale a livello locale come già abbiamo riscontrato nella sanità e le difficoltà a contenere le dinamiche di spesa. 

Costi certi e benefici difficilmente apprezzabili derivanti dal miglioramento della efficienza del settore pubblico regionalizzato richiedono un controllo dell’impatto finanziario del trasferimento delle funzioni. 

L’armonizzazione dei bilanci pubblici rientra tra le materie oggetto di legislazione concorrente del nuovo testo dell’articolo 117 della Costituzione e quindi richiede la disposizione di una legge quadro per la determinazione dei principi fondamentali da parte dello Stato. 

La frammentazione del processo decisionale propria del sistema federalista rende ancora più necessaria la garanzia di comportamenti finanziari dei vari livelli di governo coerenti con gli obiettivi di stabilità finanziaria e fiscale. 

Se i vincoli del passato non sono più utilizzabili al nuovo schema di Costituzione riformata il vincolo europeo si trasferisce sui saldi di finanza pubblica a livello regionale con il pieno rispetto del Patto di stabilità interno da parte di tutti nessuno escluso. 

Saremmo ben lieti di dare il nostro appoggio pieno ma occorre prima fare una verifica delle risorse disponibili il quantum che il Ministro della Economia mette a disposizione nel quadro della finanza pubblica e dei vincoli europei.

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