Intervento in Aula su fiducia al Governo Berlusconi bis

Intervento in Aula su fiducia al Governo Berlusconi bis

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà. 

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente del Senato, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli senatori, questa verifica parlamentare non è un rito inutile, è nel rispetto della Costituzione. Il chiarimento politico-programmatico, così come da noi fortemente sostenuto, ha portato, come conseguenza, ad una indispensabile messa a punto e alla fissazione di nuove priorità, per completare la legislatura con più forza e determinazione. La sua esposizione, onorevole Presidente, lo dimostra ampiamente. Esprimiamo pertanto una valutazione complessivamente positiva. 

La nostra lealtà non è in discussione, così come la nostra collocazione nel centro-destra. Ritroviamo elementi di novità nei contenuti programmatici e nella rinnovata struttura di Governo. Una risposta adeguata quindi alla mutata situazione economico-finanziaria e ai problemi, vecchi e nuovi, del Paese, offrendo indicazioni precise sulle prossime scadenze politiche e parlamentari. E’ dall’analisi del voto che dobbiamo muovere se vogliamo interpretare correttamente il disagio di una rilevante parte del corpo elettorale che ha caricato di significati politici un appuntamento elettorale di governo locale. Condividiamo pienamente la sua analisi sulle difficoltà registrate in questi anni, su cui non mi soffermo. Con il nostro pieno sostegno, con il solidale impegno della coalizione sono state realizzate riforme di sistema importanti – da lei giustamente rivendicate con orgoglio – scelte coraggiose che guardano all’ammodernamento del Paese incidendo sulla sua struttura nei settori della sicurezza sociale, della istruzione, delle infrastrutture pubbliche per ridurne il deficit competitivo. 

Abbiamo realizzato riforme forti, colmando un deficit che la sinistra non è stata in grado di affrontare. E’ un bilancio positivo. Altro che fallimento! Non bisogna tuttavia avere timore di guardare alle criticità. Riteniamo che vi siano stati incertezze, incolpevoli ritardi, e insufficiente determinazione, rispetto a fenomeni speculativi che colpivano i redditi e i bilanci delle famiglie. Come non riconoscere che la perdita del potere di acquisto delle famiglie e di interi ceti sociali si traduce in una perdita di status sociale? Sollecitiamo il Ministro delle Attività produttive a convocare subito le categorie per un responsabile confronto assumendo decisioni coerenti e consequenziali. 

Un Governo liberale non è privo di strumenti rispetto a chi specula nei confronti dei consumatori con aumenti di prezzi ingiustificati e ingiustificabili. Come non rilevare che le divergenze nella coalizione riguardavano le scelte da compiere rispetto alle esigenze di nuove priorità programmatiche relativamente a famiglia, imprese e aree deboli del Paese? Non abbiamo compreso perché una parte rilevante della riforma fiscale, condivisa dall’intera maggioranza, non sia stata attuata! Eppure in quelle norme, signor Presidente, erano stati introdotti, su nostra sollecitazione, indispensabili principi di equità, di solidarietà e di giustizia sociale; era stato previsto il principio del quoziente familiare. Dobbiamo forse pensare che il ministro Tremonti non abbia più creduto alle deleghe ricevute, che avrebbero consentito di fronteggiare diversamente i problemi di reddito delle famiglie numerose, monoreddito e con disagi sociali? 

Le misure già adottate per la competitività rappresentano una prima, parziale risposta. Ora dobbiamo abbassare a livelli europei, quindi al 27 per cento, il cuneo fiscale e contributivo attraverso una progressiva riduzione della aliquota di riferimento. Condividiamo la necessità e l’impegno alla riduzione triennale dell’IRAP, quella tassa odiosa introdotta dalla sinistra che colpisce il costo del lavoro e dunque la struttura industriale e produttiva del Paese; è questa la grande scelta che abbiamo di fronte se vogliamo rendere più forte e competitivo il sistema delle imprese difendendo il settore manifatturiero e l’occupazione. La scelta prioritaria in favore del Mezzogiorno viene marcata con una più adeguata strumentazione fiscale e creditizia, nonché con più forti interventi infrastrutturali. Guardiamo al Sud non solo come grande mercato per il Nord, ma anche come area capace di promuovere uno sviluppo autopropulsivo e competitivo. 

Le affermazioni sulle concessioni demaniali suscitano sconcerto. Non è con idee estemporanee che si risolvono i problemi del Mezzogiorno e viene il dubbio perché non siano state realizzate prima. Si fa anche un torto ai Ministri di settore; andrebbero verificate nelle sedi competenti prima di rappresentarle mediaticamente in modo così dirompente. E’ necessario ora predisporre subito un DPEF coerente e anticipare la legge finanziaria, non una finanziaria elettorale, ma una decisione di bilancio credibile negli obiettivi e coerente con i vincoli europei. Nel quadro delle riforme assume priorità, onorevole Presidente, la tutela del risparmio restituendo fiducia ai mercati finanziari e ai risparmiatori per favorire investimenti produttivi. Sulla riforma costituzionale intendiamo mantenere gli impegni. Andrebbe completata con una riforma elettorale coerente che coniughi il principio di rappresentanza e quello di governabilità. Potrà essere più agevolmente approvata rispettando le priorità di programma in ogni sua parte; se sarà il successo di tutta la coalizione e non di una sua componente; se guarderà all’ammodernamento delle istituzioni e non agli egoismi di una parte del Paese; potrà portare benefìci anche al Mezzogiorno se non viene caricata di significati impropri. Non siamo d’accordo con chi ritiene che il popolo si sia già pronunciato. Il popolo si pronuncerà quando potrà votare sui quesiti referendari. 

La sfida elettorale del 2006 richiede una svolta anche nel completamento del bipolarismo attraverso una casa comune. L’espressione “casa comune”, per noi, significa non un pensiero unico ma pluralismo, confronto costante e metodo democratico. Non guardiamo dunque al partito unico come una operazione di marketing elettorale, ma a qualcosa che sia dentro la grande tradizione culturale del popolarismo europeo. Il nostro modello è il Partito popolare europeo in Italia in cui si affermino i princìpi della economia sociale di mercato, coniugando libertà e solidarietà, ed esaltando valori, contenuti, storia e tradizioni. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, come già detto esprimiamo una valutazione complessivamente positiva sulle sue indicazioni programmatiche per il completamento della legislatura attraverso decisioni collegiali, più forte coesione, nuove priorità e nuovo slancio riformatore. Da parte nostra siamo pronti, con lealtà, alla fase nuova, alla sfida che si apre, nella convinzione di guardare esclusivamente e responsabilmente agli interessi supremi del Paese.

 (Applausi dai Gruppi UDC e FI. Congratulazioni).

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