Seguito della discussione del disegno di legge: (3523) Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, recante disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione (Relazione orale)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3523. Ricordo che nella seduta antimeridiana del 14 luglio il relatore ha svolto la relazione orale, è stata respinta una questione pregiudiziale ed è stata aperta la discussione generale. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo Saporito e Ventucci, onorevoli colleghi, dispiace che si utilizzi lo strumento del richiamo all’ordine dei lavori per intervenire su temi estranei al calendario dell’Assemblea e dispiace che lo abbia fatto il presidente Mancino, politico di lungo corso, di grande esperienza e già Presidente del Senato. La questione è molto seria e doveva essere posta in Conferenza dei Capigruppo.
PRESIDENTE. Esattamente ciò che ho detto.
EUFEMI (UDC). Credo però che vada riaffermato il principio. Vorrei esprimere piena solidarietà al presidente Pera per le cose che ha detto, che sono largamente condivise all’interno e all’esterno di quest’Aula. La questione è stata posta in modo esterno al Parlamento.
Mi sia consentita una battuta umoristica, per sdrammatizzare: ho sentito poco fa il lungo elenco dei congedi e delle missioni e sono sempre gli stessi senatori a ricorrervi. Sarebbe utile, per l’avvenire, elencare i senatori che dovrebbero essere presenti. Il decreto-legge in esame contiene norme che prevedono interventi diversi, una sorta di omnibus estivo, per i settori della pubblica amministrazione, in particolare per l’università di Urbino, il precariato della scuola, i bilanci delle società sportive, gli ammortizzatori sociali nei settori più in crisi, i contratti di programma, gli ammodernamenti di infrastrutture portuali, nonché in materia di servizio di leva per i militari. Desidero soffermarmi brevemente sul alcuni aspetti di questo provvedimento.
II Governo – lo dobbiamo dire con grande nettezza – si è fatto carico opportunamente della particolare situazione e dei problemi relativi all’Ateneo Carlo Bo di Urbino attraverso uno stanziamento straordinario di 30 milioni di euro per il biennio 2005-2006. Ciò assume particolare rilievo in considerazione del fatto che l’anno prossimo si celebrerà l’anniversario della nascita del prestigioso Ateneo, che risale al 1505. La soluzione individuata è apprezzabile e va nel senso, fortemente auspicato dall’UDC. Del resto di ciò mi ero fatto carico fin dall’aprile 2003 con una iniziativa legislativa che prevedeva interventi strutturali in favore delle università non statali, attraverso una griglia valutativa basata su alcuni parametri oggettivi. Quella iniziativa aveva raccolto l’adesione, in uno spirito bipartisan, di firme illustri come quelle del senatore Andreotti, del presidente Mancino, del senatore Zavoli e del senatore Del Turco tra gli altri, nonché di moltissimi senatori eletti nelle Marche e nella Romagna. L’intervento straordinario che oggi viene proposto offre certo una soluzione, ma diversa da quella da noi ipotizzata che teneva conto della specificità particolare dell’università urbinate, dei costi contenuti delle tasse universitarie, con l’esonero totale per gli aventi diritto ed i portatori di handicap ed un maggior numero di docenti di ruolo, che determinano un elevato rapporto docenti-studenti. In una graduatoria predisposta dal CENSIS tale università figurava al quinto posto tra le università di medie dimensioni, quelle per intenderci tra i 20.000 e i 40.000 studenti. Va sottolineata la qualità dei suoi collegi universitari, primi in Italia non solo per capienza, cioè relativamente agli studenti iscritti, sia in valore assoluto ma anche per la qualità della stessa. Il rapporto studenti-residenti, rispetto a una media di 180 su 1000 si cifra in 1445 su 1000 e porta a definirla città campus. C’è il rischio che la difficoltà di raggiungere un delicato equilibrio economico-finanziario spinga per una pubblicizzazione dell’università urbinate, così come previsto negli emendamenti presentati dalla sinistra, in particolare dal senatore Modica, soluzione che taluni sperano di raggiungere quale più facile e più semplice; così come previsto in taluni emendamenti del senatore Cavallaro che raddoppiano gli stanziamenti: non siamo a Lascia o Raddoppia!
Se il Governo ha proposto 15 milioni di euro l’anno è perché quella è la disponibilità di risorse per far fronte alla necessità. È inutile quindi presentare un raddoppio rispetto a risorse che non sono disponibili. La pubblicizzazione sarebbe una scorciatoia: è una scelta che rifiutiamo e che va scongiurata perché la statalizzazione dell’università Carlo Bo significherebbe non solo la fine della sua storica autonomia, così strenuamente difesa dal senatore Carlo Bo, ma un pericoloso passo indietro. L’intervento finanziario consente di scongiurare questo risultato. L’ateneo urbinate può essere definito come “pubblico non statale”, continuando a mantenere i vantaggi di un luogo di studi a dimensione dello studente, con uno sviluppo regionale e interregionale, al servizio di un bacino di utenza che altrimenti sarebbe marginalizzato. Certo, questo intervento finanziario è pur sempre inferiore ai costi che deriverebbero per la finanza pubblica da un totale ritorno al settore pubblico. Ora si tratta certo di fare in modo che l’obiettivo dell’autonomia venga salvaguardato e che l’ateneo possa fare la sua parte attraverso una compressione delle spese (anche con riduzione degli insegnamenti), tenendo conto che gli oneri della riforma, quelli imposti dai requisiti minimi e gli incrementi stipendiali del personale docente e non docente hanno reso la situazione difficile. Siamo di fronte ad un corpo insegnanti di 511 docenti che è un numero elevato. La funzione delle università regionali è anche quella di formare il corpo docente prima del salto nelle grandi università; è un gradino che non può essere disconosciuto. È condivisibile la scelta operata dal Governo di prevedere l’inserimento di due esperti ministeriali nel consiglio di amministrazione per verificare non solo l’equilibrio economico-finanziario, ma soluzioni di valorizzazione e di rilancio dell’università. Esprimiamo soddisfazione in particolare per la sensibilità del Governo, e soprattutto al sottosegretario Letta, riguardo ai problemi dell’università di Urbino, che consente di difendere concretamente la storia e l’autonomia di questa istituzione. Mi permetto di richiamare al relatore Falcier due questioni per le quali ho presentato una proposta legislativa. La prima riguarda l’esigenza di dare soluzione compiuta al problema degli insegnanti dipendenti dalle amministrazioni comunali nei ruoli del personale scolastico dello Stato, omogeneizzando i rapporti di lavoro all’interno della scuola. La seconda questione riguarda la necessità di una norma interpretativa che dia soluzione definitiva all’annosa questione relativa al ruolo ispettivo del personale direttivo e docente, ponendo fine ad un lungo contenzioso che si trascina ormai da troppi anni. Ho presentato anche un emendamento relativamente alle norme interpretative in materia di rideterminazione della pensione a seguito di proscioglimento nei processi penali. Questo acquista ancora più valore e significato alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale sul caso Carnevale, ma non si tratta soltanto del caso Carnevale, bensì anche quelli di tantissimi altri dirigenti dello Stato. Il consolidamento interpretativo del principio già accettato dal Governo riveste oggi particolare importanza dopo la sentenza n. 284 del 7-15 luglio 2005, che ha eliminato ogni dubbio ulteriore sulla piena applicazione di una legge che, accanto alla riammissione in servizio per un tempo uguale alla sospensione ingiusta, offre in certi casi l’alternativa di un trattamento pensionistico, ancorché già liquidato, con l’aggiunta di un ulteriore risarcimento consistente nel computo di un periodo di servizio pari alla durata della sospensione patita. La Corte ha riaffermato il carattere risarcitorio, dal quale non possiamo prescindere. Quanto all’articolo 6, comma 1, che prevede la proroga di due anni dell’efficacia del cosiddetto arresto in flagranza differito, appare necessario questo intervento per contrastare la violenza negli stadi e soprattutto garantire le forze di polizia impegnate nelle manifestazioni sportive. La sicurezza strutturale degli impianti appare necessaria, ma ancor di più appare necessario affermare comportamenti che devono essere rispettosi del pubblico. Per quanto attiene alle norme sulle società sportive, esse rappresentano la soluzione concordata tra i rappresentanti del nostro Governo – il ministro Buttiglione prima e il ministro La Malfa poi – con la Commissione mercato interno dell’Unione, dando soluzione al problema degli ammortamenti derivanti dalla svalutazione di calciatori. Pertanto, a partire dal 1° luglio 2007 le società con bilancio dal 1° luglio al 30 giugno dovranno abbattere la voce “oneri pluriennali”. Queste misure vanno nel senso di adeguare le normative del sistema calcio a regole di trasparenza, adeguandole ai principi contabili europei.
Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevole relatore, onorevoli colleghi, esprimo particolare apprezzamento per le scelte operate dal Governo, in particolare per l’Università di Urbino, per la quale noi ci siamo lungamente battuti, e unisco gli apprezzamenti al lavoro e all’azione del relatore, senatore Falcier, che ha svolto un notevole lavoro di mediazione, di cui gli deve essere dato atto.