Intervento in aula su nomina Governatore Banca d’Itali

Intervento in aula su nomina Governatore Banca d’Itali

EUFEMI, relatore. Signor Presidente, quanto all’ordine del giorno in esame, il clima convulso di fine seduta di giovedì scorso ha forse impedito un esame sereno delle questioni che erano state poste, in particolare dall’ordine del giorno del collega Angius ed altri, G 019.1, di impegno al Governo affinché valuti se sono ancora presenti le condizioni che consentirono al Consiglio dei ministri di esprimere parere favorevole alla nomina del Governatore della Banca d’Italia, riconsiderando un parere che non può riconsiderare perché non può essere sottaciuto che la nomina è deliberata dal Consiglio superiore della Banca d’Italia, a seguito di un procedimento complesso in cui intervengono più soggetti: il Ministro dell’economia, il Presidente del Consiglio dei ministri, il Consiglio dei ministri e, in ultima analisi, il Presidente della Repubblica, il cui parere è solo una parte di un atto complesso. Il parere si traduce in un atto ad efficacia immediata, produttivo di effetti istantanei. Ne deriva la impossibilità di ritornare su un atto che ha esaurito i suoi effetti. La revoca della nomina è attribuzione esclusiva del Consiglio superiore della Banca d’Italia, ai sensi dell’articolo 19 dello Statuto (e non vi può essere un percorso inverso) e può essere disposta solo conformemente all’articolo 14.2 dello Statuto del Sistema europeo delle Banche centrali. Con l’ordine del giorno del presidente Angius si rischia di aggirare queste procedure previste da nome statutarie e da norma comunitaria, che in quanto compresa in un protocollo allegato al Trattato Europeo finisce per avere rilievo costituzionale. L’ordine del giorno non si giustifica nemmeno nel presupposto non fondato che il procedimento di approvazione della nomina miri a instaurare un rapporto fiduciario tra Governo e Banca d’Italia (rapporto che può poi venire meno). Un tale vincolo fiduciario è escluso dal Trattato dell’Unione Europea che prevede per le Banche centrali nazionali uno status di autonomia e indipendenza dai Governi. Questo atto di indirizzo forza le norme oltre il loro dato formale e sostanziale per determinare un fatto politico che dovrebbe avere degli effetti a prescindere dalla sua conformità all’ordinamento nazionale e comunitario. Si tratterebbe dunque di una eccessiva strumentalizzazione della sede parlamentare oppure di una visione del Parlamento che dilaga nella amministrazione contro la separazione dei poteri. Nel frattempo, presidente Angius, è intervenuto un fatto nuovo: il parere espresso dalla Banca centrale europea, riunita ad Atene, in risposta a quanto richiesto dal Governo italiano sulla riforma della Banca d’Italia e recepito nell’articolo 19 del provvedimento al nostro esame. Chiedo che tale parere per la sua importanza e per il suo significato possa essere unito al Resoconto dei nostri lavori, inserendolo tra gli allegati di seduta. Alla luce di tale fatto e delle considerazioni svolte, chiederei al presidente Angius di evitare forzature parlamentari, invitandolo a ritirare il suo ordine del giorno. In caso contrario sarei costretto a mantenere il parere negativo non solo mio ma anche dell’altro relatore, senatore Semeraro.

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