Il sen. Eufemi e le nuove professionalità

Il sen. Eufemi e le nuove professionalità

23 ottobre 2005 – Il sen. Eufemi e le nuove professionalità (Intervento al convegno Unionquadri di Torino)

Le nuove frontiere delle professionalità nello spazio europeo sono state al centro di un dibattito promosso da Unionquadri a Torino. Il problema della ricerca e dei ricercatori è tema particolarmente delicato e spesso nella opinione pubblica non vi è sufficiente attenzione così come da parte dei mezzi di comunicazione. Senza ricerca non c’è sviluppo e senza sviluppo si apre il rischio di declino economico e di arretramento civile. Oggi molta ricerca poggia su accordi internazionali e su consorzi transfrontalieri in cui ciascun Paese partecipa con quote di risorse finanziarie e umane. Per il nostro Paese il problema è più acuto perché deve fronteggiare la fuga dei cervelli. Ciò significa che la formazione di base è di livello ed è un riconoscimento della qualità formativa. Va fatto ogni sforzo per trattenere una ricchezza umana che può andare dispersa.

Abbiamo alcune criticità che sono di carattere economico come la riduzione marcata negli anni novanta della spesa in ricerca in percentuale sul PIL, un limitato livello di investimenti privati in ricerca e all’interno di questa quota circa il settanta per cento è di poche grandi aziende, un elevato numero di piccolissime aziende che non fanno ricerca e difficoltà di accesso al venture capital.

Abbiamo criticità relative al capitale umano per il basso numero dei ricercatori e l’età media elevata degli stessi, una inadeguata valorizzazione delle risorse umane, una limitata competitività nel contesto socio economico italiano. Esistono poi criticità operative dei meccanismi di sostegno alla ricerca per la frammentazione dei finanziamenti, per la scarsa interazione fra gli interlocutori interessati a sviluppo e occupazione, non solo tra pubblico e privato e in senso verticale, ma anche in senso orizzontale.

Per rafforzare la spesa privata in linea con gli obiettivi di Lisbona sono state lanciate le piattaforme tecnologiche, dodici grandi progetti, i distretti industriali e tecnologici, i laboratori pubblico-privati, il miglioramento dei meccanismi di finanziamento operativi.

Questione centrale è anche quella di favorire la mobilità e la interazione del personale di ricerca.

Nella Legge finanziaria 2006 alcuni aspetti che ho richiamato trovano declinazione con la normativa sui distretti industriali, mentre con l’articolo 50 , si concretizza il sostegno finanziario al fondo Innovazione: la grande scelta rispetto alla Strategia di Lisbona.

In questo ambito rientra anche il progetto Galileo, un consorzio europeo per il quale è importante la formazione, ma ancora di più la applicazione di servizio.

La domanda istituzionale appare ancora inadeguata e non strutturata rispetto alle potenzialità di sviluppo pertanto é importante avere standard pubblici. Un ruolo importante, direi fondamentale e decisivo possono giocare gli enti locali.

Altrettanto rilevante è la mobilità e la flessibilità dei ricercatori in rapporto a progetti innovativi,mentre si riscontra poca propensione ad assunzioni e ancora meno a contratti di lungo periodo. E’ difficile cambiare lavoro a quaranta anni. Il rischio è quello di perdere un investimento costoso in capitale umano che non può essere disperso con disinvoltura. Raggiungere l’obiettivo del 3 per cento del Pil in ricerca deve rappresentare una strategia di lungo periodo. Una buona politica per la ricerca non può essere avviata, interrotta, ridefinita in funzione dei cicli congiunturali o di bilancio.

E’ importante la europeizzazione della carriera di ricercatore per ottimizzare le risorse materiali e infrastrutturali su scala europea.

Con il progetto di legge (A.S. 3484) di cui ho assunto l’iniziativa legislativa ho fissato le linee guida di una riforma che prende le mosse dai più recenti orientamenti europei, coniugando la flessibilità del sistema con la peculiarietà del settore.

Fondamentale è stata la raccomandazione 2005/251/CE della commissione riguardante la Carta europea dei ricercatori ed un codice di condotta per l’assunzione dei ricercatori. Con tali scelte si sono poste le condizioni giuridiche ed economiche per favorire una mobilità trasversale nazionale, europea ed extraeuropea dei ricercatori. L’ istituzione di un albo dei ricercatori presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca Scientifica ne è il corollario insieme alla distinzione nelle due fasce senior e junior sulla base dei curricula per formare una anagrafe informatica con i dati, le esperienze scientifiche e professionali collegata alla borsa continua del lavoro prevista dal decreto legislativo 276 del 2003. Particolare significato assumono le disposizioni dell’articolo 6 laddove specifica attenzione viene posta sugli aspetti previdenziali ed assicurativi prevedendo forme agevolative nella ricongiunzione dei periodi lavorativi svolti presso società, enti, istituzioni in Stati diversi.

La XIV legislatura volge ormai al termine e il realismo impone di affermare che non c’è spazio per una definitiva approvazione del progetto. Riteniamo che possa costituire una buona base di partenza per la prossima.

Raggiungere gli obiettivi dei progetti di ricerca significa determinare nuova occupazione e soprattutto valorizzare nuove figure professionali per la gestione di applicazioni avanzate in diversi campi. Basti pensare alle nuove frontiere nel biomedicale , nella capacità di analisi su piccole immagini, ai centri di adronterapia e nei settori della sicurezza sui controlli di contenuto su prodotti non commerciabili e pericolosi. Nel frattempo dobbiamo affrontare le criticità del quotidiano e dunque i nodi della Finanziaria 2006 tra i quali rientrano il blocco delle assunzioni che dovrà essere superato per gli enti di ricerca e una maggiore responsabilità per l’ENEA rispetto al Protocollo di Kyoto. La sfida della società della conoscenza impone di guardare ad orizzonti lontani ma anche di superare le difficoltà del presente se vogliamo garantire continuità di azione a chi opera nella trasmissione del sapere e delle conoscenze.

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