Intervento al dibattito sulla modifica della legge elettorale
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli senatori, dopo 12 anni dall’introduzione del sistema elettorale maggioritario, il cosiddetto Mattarellum, realizzato in una stagione politica confusa da un Parlamento intimidito e sotto l’emotività della campagna referendaria, dopo il voto della Camera ci accingiamo ad approvare una riforma elettorale in senso proporzionale. Non abbiamo registrato nelle opposizioni una volontà di dialogo, ma chiusure ed arroccamenti fino all’ostruzionismo. Lo dimostrano i tomi degli emendamenti.
PETRINI (Mar-DL-U). Ma cosa dici Eufemi!
EUFEMI (UDC). Ripeto, lo dimostrano i 5.000 emendamenti presentati, senatore Petrini. Questa decisione viene assunta correttamente alla fine della legislatura e non all’inizio, perché si sarebbe delegittimato un Parlamento appena eletto. Le tesi contrarie non offrono argomenti validi. Con questa scelta si crea una stretta connessione tra riforma costituzionale appena varata e legge elettorale. Come non ricordare che le aspettative che derivavano dall’introduzione del sistema elettorale maggioritario sono andate profondamente deluse! La frammentazione della rappresentanza politica e parlamentare si è accresciuta. La partecipazione si è ridotta. Il voto marginale, come determinante del risultato di collegio, ha finito per diventare un vero e proprio strumento di condizionamento della stessa vita e delle scelte delle coalizioni. La crescente personalizzazione delle competizioni ad ogni livello ha imposto scelte politiche attraverso l’esaltazione del sondaggismo, amplificato anche dai media e non tramite il confronto politico parlamentare. Si è determinato un crescente numero di astensioni che hanno il sapore di disaffezione degli elettori dalla vita politica. I dati sono lì a dimostrarlo, sono inconfutabili. I partiti, anziché diminuire, com’era nell’auspicio, sono aumentati a dismisura perché le forze politiche, nella difesa della loro identità, hanno finito, in definitiva, per introdurre sempre maggiori elementi di proporzionale, un proporzionale inquinato col sistema uninominale, giungendo progressivamente ad un pluripartitismo esasperato e ad una rappresentanza tradita. Sono andate deluse le aspettative di quanti si illudevano di importare un sistema elettorale lontano dalla nostra cultura e dalla nostra realtà che, non va dimenticato, privilegia la ricerca di equilibri tra libertà e uguaglianza, tra diritti e doveri, tra sovranità popolare e pluralismo. Non può essere sottovalutato il malessere che attraversa la società italiana, che nelle istituzioni non vede risposta adeguata al bisogno di rappresentanza, con il rischio di indebolimento del sistema. Gli insoddisfacenti risultati della innovazione elettorale, sulla spinta della via referendaria, sono dunque di tutta evidenza. Le moderne democrazie richiedono una efficace azione di governo che non può essere disgiunta da una coerente riorganizzazione del pluralismo politico, sociale e istituzionale. La disomogeneità delle coalizioni ha portato, dopo l’artifizio dell’accordo di desistenza, a una precarietà della maggioranza, seguita da rottura politica profonda nel 1998 e nella XII e XIII legislatura alla crisi delle coalizioni stesse, con il passaggio di parlamentari dall’una all’altra coalizione. La nostra proposta non è una trovata dell’ultima ora, ma è datata 2001. Parte da lontano, rappresenta la naturale realizzazione di un progetto politico che sul manifesto dei principi ha visto la riunificazione nell’UDC di quelle forze politiche che si riconoscono nei valori democratici, cristiani e negli ideali di Sturzo e De Gasperi. In quel manifesto la proporzionale era posta come questione centrale. Questa riforma è quindi un successo dell’iniziativa dell’UDC. Oggi si chiude il ciclo politico e parlamentare degli anni Novanta, fondato su un’idea ambigua di bipolarismo e sul disconoscimento della funzione del centro. Riteniamo che la politica istituzionale debba saper combinare rappresentanza e decisioni in tutti i livelli dell’agire politico. Siamo per una democrazia che dia rappresentanza a tutte le forze vive del Paese, rispettando il ruolo del Parlamento e inducendo le forze politiche a coalizioni stabili di legislatura, in modo da assicurare la governabilità. Siamo dunque convinti sostenitori di questo nuovo sistema elettorale proporzionale, orientato ad un bipolarismo moderno che sappia, più che in passato, equilibrare rappresentanza e governabilità, democraticità dei partiti, selezione della classe dirigente attraverso una più forte assunzione di responsabilità di questi ultimi, federalismo e garanzia dell’unità nazionale. Oggi si aprono per il nostro Paese nuovi scenari di impegno civile. Guardiamo avanti, guardiamo al futuro con un nuovo sistema elettorale che potrà portare progressivamente significativi mutamenti. Con la scelta del proporzionale con premio di coalizione, si coniugano stabilità e governabilità, esaltando il principio di rappresentanza. Si semplifica il sistema perché si elimina il doppio voto con una scheda unica e con un voto dato ad una delle liste concorrenti, seppur senza preferenza. Resta, certo, il limite delle preferenze che sarebbe stato da noi fortemente auspicato. Come non sottolineare che la doppia scheda in un sistema multipartitico e in presenza di un sistema maggioritario ha portato l’elettore o al rifiuto o a forme di voto sofisticate come: voto diviso, voto disperso, voto strategico; tutto ciò viene bene evidenziato dalle differenze tra voto proporzionale e voto maggioritario dei partiti non coalizzati. Oggi si fa chiarezza nella scelta della coalizione e nelle liste di partito. Si introducono soglie di sbarramento di coalizione e di lista con una differenziazione rispetto alla loro coalizzazione o meno, salvaguardando le minoranze linguistiche riconosciute. Per garantire la governabilità si attribuisce un premio di maggioranza per la Camera e per il Senato, premio di coalizione regionale limitato al 55 per cento, assegnato alla coalizione vincente indipendentemente dall’entità della vittoria e dall’ampiezza del margine, superando quel limite intrinseco al sistema proporzionale, garantendo così maggioranze stabili ed efficaci. Sono stati affermati princìpi di ragionevolezza in una visione di bilanciamento dei principi di rappresentatività, di stabilità o di governabilità, rispettosi sia dell’articolo 57 della Carta costituzionale che del sotteso principio di elezione su base regionale, come pure delle pronunce nn. 107 e 429 della Corte costituzionale, rispettivamente del 1996 e del 1995. Le linee della riforma sono coerenti tra Camera e Senato, per il quale è stato rispettato il principio della rappresentatività regionale. E non è bello né corretto, senatore Passigli, coinvolgere preventivamente nella polemica politica – e solo quando fa comodo – la Presidenza della Repubblica, spendendo opinioni personali di ex Presidenti o giudici della Corte che rimangono tali in quanto non appartengono all’istituzione competente. Il bipolarismo costruito sul maggioritario è dunque finito. Forse non è apparso chiaramente, ma l’UDC, con la sua determinazione verso questo risultato, facendo approvare la legge elettorale proporzionale, lo ha seppellito determinando un segno di discontinuità e le condizioni per una ristrutturazione del sistema politico. Questo sistema elettorale proporzionale, con le sue forti innovazioni adeguate ad una moderna democrazia, è più legato alla nostra storia culturale e politica, che vede un’ampia articolazione di cultura e tradizioni politiche, perché introduce un doppio sbarramento sostanziale di coalizione e fuori coalizione per le liste al fine di eliminare la dispersione del voto su sigle e movimenti privi di un forte radicamento nel Paese. Di fronte ai profondi, rapidi cambiamenti che investono la società contemporanea e alle spinte che la attraversano, siamo chiamati a fornire risposte adeguate e tali da ricreare un solido rapporto tra governanti e governati. Riteniamo che la legge elettorale rappresenti il pilastro di ogni riforma e che possa incidere sulla trasparente partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese, rafforzando la capacità di esercitare un effettivo indirizzo sulle scelte di Governo. Per queste ragioni diviene prioritaria l’esigenza di offrire ai cittadini la possibilità di dare chiare indicazioni sulla formazione della maggioranza di Governo, rendendo possibile la realizzazione del programma su cui tale maggioranza ha costruito il consenso degli elettori. Questa riforma stimola la formazione di coalizioni di Governo tra più liste rispetto a programmi chiari, riconoscibili senza ambiguità, riducendo le distanze tra partiti diversi per garantire una maggiore stabilità; assicura la permanenza di forze politiche intermedie accanto alle maggiori formazioni politiche presenti nel Paese, forze intermedie che rappresentano culture, valori e tradizioni che arricchiscono la nostra democrazia. In una fase storica certamente diversa dalla attuale, quando la proporzionale soccombeva al fascismo e alla legge Acerbo “la proporzionale risorgerà”, scriveva don Luigi Sturzo su “Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti. La sinistra non dovrebbe smarrire il senso della propria storia. Oggi la proporzionale risorge e con il suo ritorno si apre una stagione nuova che porterà a rianimare il dibattito e ad una maggiore partecipazione democratica. Crediamo che alla fine i numeri saranno chiari sia nella conta dei voti sia nelle intenzioni degli elettori. Le scelte odierne non derivano dalla infausta imposizione referendaria, ma dal confronto parlamentare. Il Parlamento torna ad essere la sede più alta, senza pregiudizi, della decisione, chiamando tutte le forze politiche alla definizione delle regole comuni. Questa rappresenta una delle fondamentali riforme di sistema che questo Governo, questa maggioranza, e l’UDC in particolare, offrono alla democrazia sostanziale del nostro Paese.