Dichiarazione di voto su indetraibilità IVA
eguito della discussione del disegno di legge: (953) Conversione in legge del decreto-legge 15 settembre 2006, n. 258, recante disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in data 14 settembre 2006 nella causa C-228/05, in materia di detraibilità dell’IVA (Relazione orale) (ore 16,35)
Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2006, n. 258, recante disposizioni urgenti di adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee in data 14 settembre 2006 nella causa C-228/05, in materia di detraibilità dell’IVA PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 953. Ricordo che nella seduta antimeridiana hanno avuto inizio le dichiarazioni di voto finali. EUFEMI (UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, ad una chiara pronunzia della Corte di giustizia europea, tesa ad evitare che un’imposta come l’IVA potesse alterare condizioni di parità tra gli operatori economici nell’Unione Europea, il Governo ha risposto con un decreto confuso, vago, opaco nelle modalità applicative e comunque teso ad evitare ogni obbligo. Ciò che a noi interessa è adempiere puntualmente a quella decisione nel senso favorevole ai contribuenti. Il Governo ha compiuto un’operazione assolutamente scorretta, un autentico imbroglio, perché, da un lato, ha emanato il decreto-legge n. 258 del 2006, che fa finta di dare, e, dall’altro, ne ha vanificato gli effetti con i commi 25 e 26 dell’articolo 7 del decreto-legge n. 262 del 2006, riducendo fortemente le detrazioni e, cosa ancor più grave, con effetto retroattivo, a valere dal 1° gennaio 2006, per considerare l’intero periodo di imposta 2006 ben prima dell’entrata in vigore di tale decreto-legge. Riteniamo che le sentenze internazionali vadano rispettate. La vostra ambiguità è dimostrata dal non aver voluto abrogare la norma incriminata. Esponenti della maggioranza hanno messo in discussione perfino la correttezza del precedente Governo, avanzando ombre sulla linea difensiva, ponendo il sospetto di negligenze o incapacità nella presentazione di documentazioni accettabili e finendo per mettere in discussione la professionalità e la competenza dall’Avvocatura generale dello Stato, in cui riponiamo piena fiducia. Un ulteriore limite è quello di aver introdotto speciali procedure senza compensazioni rispetto a quelle generali. Questo decreto non è altro che una nebbia che piomba sulle imprese, impedendo qualsiasi navigazione certa e ponendo problemi seri rispetto alla certezza dei bilanci delle imprese. È stato inoltre puntualmente disatteso il parere della Commissione politiche dell’Unione.
Il Gruppo dell’UDC ha operato in senso costruttivo e propositivo, guardando alla concreta esecutività della pronuncia europea e alla creazione delle condizioni migliori per i contribuenti. Rispetto alle nostre puntuali indicazioni sono stati solo allungati i termini di scadenza per la presentazione delle istanze. È mancato ogni serio intervento che prevedesse le compensazioni fiscali, è mancata la possibilità di consentire la presentazione delle domande per via ordinaria, è mancata soprattutto la fissazione di una data certa entro la quale erogare i rimborsi. La contraddittorietà del provvedimento sta nelle confuse modalità applicative e costituisce una falsa soluzione, dimostrando la reale volontà del Governo di non dare corso alla sentenza europea, confermata dalla mancata abrogazione delle norme oggetto della censura comunitaria, e accrescendo l’indeterminatezza degli obiettivi del Governo. Questo decreto è dunque un grave imbroglio, perché, da una parte, fa finta di dare e, dall’altra, toglie con effetti retroattivi. Per queste ragioni esprimo il voto contrario dell’UDC a tale decreto, che, combinato con il decreto-legge n. 262, disattende nella sostanza la sentenza della Corte europea, viola lo statuto del contribuente e non dà certezze ai bilanci delle imprese, sulle quali viene rigettato in modo scorretto il costo della sentenza.. (Applausi dei Gruppi UDC e AN).