(Avvenire, pag.9) SUCCESSIONI, CONVIVENTI EQUIPARATI AI CONIUGI. DA ROMA
Pier Luigi Fornari -Roma. A sorpresa il governo in un emendamento che tratta le più disparate materie, e con una semplice aggiunta di tre parole, introduce una equiparazione tra matrimonio e convivenze more uxorio in tema di successioni. Un pari trattamento che non risulta finora nel nostro ordinamento. Con una sorta di “strappo” procedurale, perché anche nell’ordine del giorno approvato al Senato in questo campo in sede di voto del decreto fiscale, scomparvero le convivenze dai casi per i quali si proponeva un trattamento di favore per la imposta sulle successioni e le donazioni. Restò invece la sollecitazione a venire incontro a quelle categorie che avevano dato origine all’iniziativa, cioè i fratelli, i portatori di handicap, il Terzo Settore, e i parenti fino al terzo grado che possano garantire la continuità produttiva nelle aziende. Ma nell’emendamento del governo c’è un’ulteriore “novità” rispetto al testo iniziale nel quale erano contenute anche le convivenze. In quel documento, seppure si richiedeva un trattamento agevolato, non si arrivava al punto di equiparare il convivente al coniuge. II trattamento era parificato solo a quello del fratello. La differenza è assai rilevante. Infatti la franchigia proposta per il fratello è di 100mi1a euro e l’aliquota sull’eccedente è del 6%, quella indicata ora per il convivente è di 1 milione con l’aliquota al 4, lo stesso trattamento del coniuge. Per sopprimere tale equiparazione tra coniugi e conviventi sono stati presentati quattro emendamenti: due a firma dell’udc, Maurizio Eufemi; uno a firma dei senatori della Lega, Paolo Franco e Massimo Polledri; ed uno a firma degli esponenti della Margherita, Luigi Bobba, Luigi Lusi, ed Emanuela Baio Dossi. È chiaro che se i tempi dovessero restringersi, e la Finanziaria dovesse passare dalla commissione all’aula con questa modifica, in concomitanza con un’eventuale accelerazione mediante voto di fiducia, tutti i subemendamenti salterebbero per regolamento. «Mi auguro – afferma Eufemi – che questa norma venga bloccata, anche perché a fronte di un trattamento proposto che favorisce al massimo le convivenze, finiscono per essere penalizzati i fratelli. È necessario quindi che chi ha a cuore la salvaguardia del valore fondamentale della famiglia, così come è stata definita dalla Costituzione, si impegni per evitare una deriva che non può che indebolire la crescita del Paese». II senatore udc critica duramente anche il metodo con cui si è giunti all’emendamento del governo: «La norma a favore delle convivenze è stata fatta passare subdolamente dietro una serie di giuste cause (fratelli, terzo settore, continuità nelle aziende), con un passaggio ambiguo che può confondere la buona fede anche di molti esponenti della maggioranza». II dl Bobba ricorda il voto sull’ordine del giorno al termine del dibattito sul decreto fiscale. In quell’occasione il governo chiese che le richieste di modifica a quel provvedimento fossero promosse attraverso ordini del giorno e non emendamenti: «L’aula di Palazzo Madama – spiega il senatore della Margherita – discusse e votò un documento sull’estensione della franchigia sull’imposta di successione anche ad altre categorie a partire dai fratelli, decidendo di escludere i conviventi. Io mi attengo a quel pronunciamento del Senato. Non va dimenticato, tra l’altro, che quel documento era stato sollecitato prevalentemente dalla preoccupazione di garantire la continuità produttiva nelle aziende agricole». Per quanto riguarda poi il tema delle unioni di fatto, l’ex presidente delle Acli osserva che intervenendo nel diritto tributario, si entra inevitabilmente nel campo del diritto pubblico. «Non si capisce perché creare un precedente nel contesto di una materia così complessa; com’è la Finanziaria, quando il programma del centrosinistra prevede principi molto chiari, che andranno applicati a suo tempo affrontando specificamente il tema delle unioni».