Intervento in Aula sulla questione di fiducia posta in relazione alla legge Finanziaria

Intervento in Aula sulla questione di fiducia posta in relazione alla legge Finanziaria

Presidenza del vice presidente CAPRILI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15,02). Si dia lettura del processo verbale.

EUFEMI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Seguito della discussione della questione di fiducia

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1183, già approvato dalla Camera dei deputati. Ricordo che nella seduta antimeridiana ha avuto inizio la discussione sulla questione di fiducia. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo – professor Sartor e onorevole Lettieri -, senatori, è ora di cambiare le regole di finanza pubblica, soprattutto se prevale una finanziaria di stampo elettorale con un articolo di ben 1.365 commi e senza riforme strutturali.

Tanto valeva, forse, onorevoli Sottosegretari, fare una lotteria con l’estrazione a sorte degli emendamenti di presentazione parlamentare. Il disegno di legge giunge in Aula senza relatore e senza un testo della Commissione, fatto, questo, di per sé eccezionale. Purtroppo, senatore Morando (che non vedo), non siamo alla Camera dei Comuni, non c’è un Cancelliere dello scacchiere capace di affrontare il confronto parlamentare. Qui di Ministri dell’economia non ne abbiamo visto neppure l’ombra. C’è stato, appunto, solo il sottosegretario Sartor che si è sacrificato in questo duro compito. Lì non c’è una coalizione di undici partiti. Ella, presidente Morando, nonostante i buoni propositi è stato lasciato solo dalla sua maggioranza. Questo vostro fallimento è anche il frutto della incapacità di valutare appieno il significato politico del risultato elettorale di aprile del Senato. Avete sovraccaricato il convoglio che è affondato. Non volete prendere atto di un equilibrio politico precario e della composizione eterogenea che vi impedisce di affrontare i problemi reali del Paese.

Una legge finanziaria sbagliata ed inutile perché poggiava sulle errate valutazioni della due diligence che ha portato ad una catena sequenziale di errori; una finanziaria che contraddiceva il DPEF di luglio: da parziale compressione della spesa si è passati ad una finanziaria tutta tasse; le indicazioni di una finanziaria che alteravano il rapporto entrata – spesa squilibrandosi fortemente nel prelievo, senza considerare di alcun rilievo il maggiore gettito, senza correggere la sua impostazione di fondo.

Rivendichiamo, Presidente, il merito come UDC di aver privilegiato il confronto parlamentare serio e costruttivo che ha portato ad ottenere un grande risultato: quello della trasparenza dei conti pubblici, facendo una operazione di verità sulla dinamica delle entrate fiscali. Solo la nostra azione ha permesso di evidenziare maggiori entrate per 34 miliardi di euro fino al 30 novembre che devono essere incorporate nel bilancio senza trucchi contabili. Abbiate il coraggio di riconoscere con serietà ed obiettività di giudizio che non di buco di bilancio si tratta, ma di autentico boom delle entrate e che Tremonti vi ha lasciato un tesoro, che state per usare in malo modo, in mille rivoli assistenzialistici.

Presidente, tralascio tuta la parte sulla necessità dell’incorporare le entrate, che chiedo di allegare al resoconto stenografico. Voi volete peggiorare il risultato del 2006 e valorizzare il risultato 2007. Queste maggiori entrate sono state pagate dai cittadini italiani, da contribuenti onesti, da quei contribuenti che con la vostra manovra volete ulteriormente torchiare. È questa la prospettiva che si apre e che si unisce al rischio di soffocare la ripresa. Come potete non sorprendervi delle contestazioni vaste e diffuse nel Paese che vanno da Mirafiori ai ricercatori di Bologna e a quelli di Carini, dai piccoli imprenditori e dagli artigiani di Vicenza fino ai giovani del Motor Show che hanno visto, in una ingiustificata presenza del Presidente del Consiglio, una invasione di campo mediatica e provocatoria? Non vi sfiora neppure il dubbio della vostra inadeguatezza a comprendere un così imponente disagio che si manifesta in tutto il Paese e che muove dalla classe lavoratrice a Mirafiori, nel cuore pulsante del movimento operaio, e che si sente tradita dalle vostre scelte improntate a logiche scambiste? Avevamo anticipato noi già in Commissione, ben prima della presa d’atto del leader della CGIL Epifani che la ondeggiante e contraddittoria decisione sulla rottamazione penalizza i più poveri e i più deboli, spingendo verso mezzi pubblici che sono totalmente inquinanti.

Alla pubblica amministrazione non date soluzioni in termini di efficienza di competitività e di neutralità, ma date una risposta tardosessantottina come è, appunto, il tentativo di stabilizzare il precariato usando demagogicamente i depositi dormienti che in quanto risparmio dovrebbe andare semmai alla comunità locale e non ad operazioni di questo tipo. Manca la copertura del contratto degli statali per il 2007, cifrata in 2 miliardi di euro.

Non serve unificare gli Uffici del bilancio di Camera e Senato se le eccellenti analisi non vengono tenute nella debita considerazione. II problema, allora, è dei poteri, di quali poteri attribuire alla Commissione bilancio rispetto a «coperture cabriolet» sempre all’interno dei fondi di dotazione del Parlamento, naturalmente. Proponete una riforma dell’IRPEF con limiti e contraddizioni.

Non si affronta il problema del quoziente familiare. Non si dà quindi una risposta alla denatalità in un orizzonte di lungo periodo. La funzione redistributiva è veramente esigua. Non tocca infatti né le fasce povere della popolazione, né la platea degli incapienti. Non incidete sulla linea della povertà che passa da 11,89 a 11,79 per cento, perché trascurate le famiglie povere e i pensionati. La manovra dei redditi appare demagogica perché la redistribuzione in realtà è molto modesta, la esiguità redistributiva, come ho dimostrato in Commissione, sul reddito familiare disponibile equivalente passa da 0,343 a 0,3402. Avete dato risposte classiste e risarcitorie a una società articolata e complessa, accrescendo le ingiustizie e le disuguaglianze anziché diminuirle perché poggiavano su impostazioni monche e fuorvianti, come ricordava Sylos Labini.

Avete fatto retorica giustizialista, colpendo il ceto medio produttivo e privilegiando scelte antagoniste. Per dare soluzione ai vostri errori sul regime fiscale delle successioni e donazioni e per salvaguardare la posizione dei fratelli, cosa che fate in minima parte con una franchigia di euro 100.000 assolutamente risibile, e i passaggi generazionali delle imprese nella loro continuità, come noi sostenevamo, avete tentato di operare un riconoscimento surrettizio delle coppie di fatto e dei PACS attraverso un tarlo fiscale, attribuendo un privilegio fiscale e creando uno status parafamiliare che non esiste nell’ordinamento e che minava il principio costituzionale dell’articolo 29 della società naturale fondata sul matrimonio, non di quella innaturale. È una realtà che non si può né menomare né mutare. E’ una chiara delimitazione di limiti, disse Aldo Moro, ma abbiamo sentito il silenzio in Commissione dei colleghi della Margherita. Abbiamo dunque bloccato le vostre scelte.

Chiediamo il rispetto di quel modello di famiglia e di quel vincolo. I diritti di libertà sono garantiti. Non c’è alcuna discriminazione. Non possono però essere tutelate figure giuridiche in contrasto con le scelte dei Costituenti. Nessuno vieta ai conviventi di stipulare accordi di tipo privatistico. Vi preoccupate delle unioni di fatto e dei PACS, ma non dei loro figli, dei deboli, degli indifesi, non tutelati da scelte individualistiche ed egoistiche. Volete una famiglia volatile, precaria, con soli diritti e nessun dovere. Chi pensa ai figli? Avete espropriato il TFR dei lavoratori, i quali dovranno decidere la scelta strategica del loro futuro pensionistico in un quadro fiscale non definitivo e senza la riforma degli ammortizzatori sociali. Ciò consente solo al Governo di fare cassa. Incidete sulla struttura patrimoniale delle imprese con maggiori costi finanziari penalizzandole nella loro crescita dimensionale.

La stessa operazione cuneo fiscale, che rappresentava un punto di forza della politica economica, opera in modo poco incisivo perché si è scelta la strada di ridurre il cuneo attraverso il fisco e non passando per le componenti di assicurazione e previdenza. Sembra più assimilabile ad una svalutazione competitiva che a una misura strutturale capace di liberare risorse per renderle competitive, liberandole da una zavorra. L’aumento dei contributi previdenziali è poi in palese contraddizione con la riduzione del cuneo, essendo una componente del cuneo stesso. Anziché ridurre il deficit infrastrutturale lo aggravate con la vostra incapacità di dare soluzioni alle grandi opere, come le direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, vanificando i cofinanziamenti europei. Sulla Torino-Lione si gioca lo sviluppo e quindi il destino di tutte le Regioni settentrionali e del loro apparato produttivo. Per il ponte di Messina si tratta invece di una sfida tecnologica imponente, capace di attrarre investimenti e promuovere sviluppo e occupazione.

Avete preferito la strada di nuovi balzelli di ogni tipo, imposte dirette, indirette e contributive, un’autentica grandinata che farà innalzare la pressione fiscale. Con le vostre imposte di scopo colpite pesantemente il bene casa: il risparmio degli italiani. Il settore immobiliare viene colpito sulla base del valore dei beni e non della loro redditività. Signor Presidente, se lei me lo consente, vorrei lasciare l’ultima parte del mio intervento agli atti e avviarmi alle conclusioni.

PRESIDENTE. Certo, senatore Eufemi, la Presidenza la autorizza in tal senso.

EUFEMI (UDC). La ringrazio, Presidente. Avrei preferito affrontare in maniera più dettagliata il problema degli studi di settore, delle SIIQ e quant’altro, però voglio ora dedicarmi ad alcune considerazioni finali. Colpite il risparmio degli italiani con il riordino della tassazione che spingerà verso la liquidità.

Le vostre decisioni non sono funzionali al Paese ma alla composita ed eterogenea coalizione con illusioni finanziarie che dilatano la spesa pubblica e soffocano la ripresa.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, l’assalto alla diligenza ha portato a microinterventi privi di qualsiasi razionalità, senza privilegiare obiettivi seri di sviluppo. Le vostre divisioni impediscono qualsiasi riforma sulla previdenza, sul pubblico impiego e sui problemi reali del Paese. Solo il settore agricolo possiamo dire che ha avuto attenzione adeguata.

È assente qualsiasi progetto di politica industriale, qualsiasi liberalizzazione. Sostenete i settori maturi e gli amici degli amici, piuttosto che puntare su politiche di innovazione e di competitività.

È dunque una finanziaria senza obiettivi, l’esaltazione non dello Stato regolatore, ma dello Stato intermediario del consenso politico e invadente nella sfera delle libertà economiche e sociali. Quella che proponete è una navigazione senza rotta, perché avete fatto troppe promesse elettorali e non siete in grado di soddisfarle tutte: l’opinione pubblica lo ha avvertito con grande consapevolezza; ciò che la maggioranza e il Governo non riescono invece ancora a comprendere.

Quindi, non c’è né equità né sviluppo, ci sono solo tante tasse. Quando lo comprenderete sarà troppo tardi. Quello che è indiscutibile è che non avete più la fiducia del Paese: né quella del blocco sociale che vi ha sostenuti, né quella dei ceti medi produttivi, il cui giudizio certamente è negativo, né quella dei lavoratori e ve lo stanno dimostrando.

Per queste ragioni siamo contrari, come Gruppo UDC, a questa manovra di bilancio.

Ecco il testo integrale dell’intervento:

Legislatura 15º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 088 del 14/12/2006

Testo integrale dell’intervento del senatore Eufemi nella discussione sulla questione di fiducia posta sull’emendamento 1.1000, interamente sostitutivo del disegno di legge n. 1183 (Legge finanziaria)

Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatori, è l’ora di cambiare le regole di finanza pubblica soprattutto se prevale una finanziaria di stampo elettorale di ben 1.365 commi e senza riforme strutturali.

Tanto valeva forse fare una lotteria con l’estrazione a sorte degli emendamenti di presentazioni parlamentari. Essa giunge in Aula senza relatore e senza un testo della Commissione, fatto questo già di per sé eccezionale. Purtroppo, senatore Morando, non siamo alla Camera dei comuni. Non c’è un cancelliere dello scacchiere capace di affrontare il confronto parlamentare. Qui di Ministri dell’Economia non abbiamo visto neppure l’ombra. Qui c’è solo il sottosegretario Sartor. Lì non c’è una coalizione di undici partiti. Ella, presidente Morando, nonostante i buoni propositi è stato lasciato solo dalla sua maggioranza. Questo vostro fallimento è anche il frutto della incapacità di valutare appieno il significato politico del risultato elettorale di aprile del Senato. Avete sovraccaricato il convoglio che è affondato. Non volete prendere atto di un equilibrio politico precario e della composizione eterogenea che vi impedisce di affrontare i problemi reali del Paese.

Una legge finanziaria sbagliata ed inutile perché poggiava sulle errate valutazioni della due diligence che ha portato ad una catena sequenziale di errori; una finanziaria che contraddiceva il DPEF di luglio, da parziale compressione della spesa si è passati ad una tutta tasse; le indicazioni di una finanziaria che alteravano il rapporto entrata-spesa squilibrandosi fortemente nel prelievo, senza considerare di alcun rilievo il maggiore gettito, senza correggere la sua impostazione di fondo. Rivendichiamo il merito come UDC di avere privilegiato il confronto parlamentare serio e costruttivo che ha portato ad ottenere un grande risultato: quello della trasparenza dei conti pubblici facendo una operazione di verità sulla dinamica delle entrate fiscali.

Solo la nostra azione ha permesso di evidenziare maggiori entrate per 34 miliardi di euro fino al 30 novembre che devono essere incorporate nel bilancio senza trucchi contabili. Abbiate il coraggio di riconoscere con serietà ed obiettività di giudizio che non di buco di bilancio si tratta ma di autentico boom delle entrate e che Tremonti vi ha lasciato un tesoro, che state per usare in malo modo, in mille rivoli assistenzialistici. È di tutta evidenza che una parte consistente di tale gettito vada ad incrementare il dato tendenziale delle entrate previste per l’anno 2007 perché in tutto o in parte sono entrate strutturali e dunque da porre a regime. Emerge chiaramente la mancata contabilizzazione della maggior parte del gettito aggiuntivo 2006 nella componente strutturale delle entrate 2007. Il dato tendenziale di entrata per il 2007 preso a riferimento per la manovra di bilancio ne risulta sottostimato con conseguente sovrastima del disavanzo tendenziale previsto che porta ad una correzione superiore rispetto a quella effettivamente necessaria.

Voi volete peggiorare il risultato 2006 e valorizzare il risultato 2007. Queste maggiori entrate sono state pagate dai cittadini italiani, da contribuenti onesti, da quei contribuenti che con la vostra manovra volete ulteriormente torchiare. E’ questa la prospettiva che si apre e che si unisce al rischio di soffocare la ripresa.

Come potete non sorprendervi delle contestazioni vaste e diffuse nel Paese che vanno da Mirafiori ai ricercatori di Bologna e a quelli di Carini, dai piccoli imprenditori e dagli artigiani di Vicenza fino ai giovani del Motor Show che hanno visto in una ingiustificata presenza del Presidente del Consiglio, una invasione di campo mediatica e provocatoria? Non vi sfiora neppure il dubbio della vostra inadeguatezza a comprendere un così imponente disagio che si manifesta in tutto il Paese e che muove dalla classe lavoratrice a Mirafiori, nel cuore pulsante del movimento operaio, e che si sente tradita dalle vostre scelte improntate a logiche scambiste? Avevamo anticipato ben prima della presa d’atto del leader della CGIL Epifani, che la ondeggiante e contraddittoria decisione sulla rottamazione penalizza i più poveri e i più deboli, spingendo verso mezzi pubblici che sono totalmente inquinanti. Alla Pubblica amministrazione non date soluzioni in termini di efficienza, competitività e di neutralità, ma date una risposta tardo sessantottina, com’è appunto il tentativo di stabilizzazione del precariato usando demagogicamente i depositi dormienti che in quanto risparmio dovrebbe andare alla comunità locale e non per operazioni di questo tipo. Manca la copertura del contratto degli statali per il 2007 cifrata in oltre 2 miliardi di euro. Non serve unificare gli uffici del bilancio di Camera e Senato se le eccellenti analisi non vengono tenute nella debita considerazione. Il problema allora è dei poteri, di quali poteri attribuire alla Commissione bilancio rispetto a “coperture cabriolet”, sempre all’interno dei fondi di dotazione del Parlamento. Proponete una riforma dell’IRPEF con limiti e contraddizioni. Non si affronta il problema del quoziente familiare. Non si dà quindi una risposta alla denatalità in un orizzonte di lungo periodo. La funzione redistributiva è veramente esigua. Non tocca infatti né le fasce povere della popolazione, né la platea degli incapienti. Non incidete sulla linea della povertà che passa da 11,89 a 11,79 per cento, perché trascurate le famiglie povere e i pensionati. La manovra sui redditi appare demagogica perché la redistribuzione in realtà è molto modesta, la esiguità redistributiva sul reddito familiare disponibile equivalente passa da 0,343 a 0,3402. Avete dato risposte classiste e risarcitorie ad una società articolata e complessa, accrescendo le ingiustizie e le disuguaglianze anziché diminuirle perché poggiavano su impostazioni monche e fuorvianti.

Avete fatto retorica giustizialista, colpendo il ceto medio produttivo, privilegiando scelte antagoniste. Per dare soluzione ai vostri errori sul regime fiscale delle successioni e donazioni e per salvaguardare la posizione dei fratelli, che fate in minima parte con una franchigia risibile e i passaggi generazionali delle imprese nella loro continuità, come noi sostenevamo, avete tentato di operare un riconoscimento surrettizio delle coppie di fatto e dei Pacs attraverso un tarlo fiscale, attribuendo un privilegio fiscale, comportando uno status parafamiliare che non esiste nell’ordinamento e che minava il principio costituzionale dell’articolo 29 della società naturale fondata sul matrimonio, non innaturale. È una realtà che non si può né menomare né mutare. E’ una chiara delimitazione di limiti. Disse Moro: abbiamo bloccato le vostre scelte.

Chiediamo il rispetto di quel modello di famiglia e di quel vincolo. I diritti di libertà sono garantiti. Non c’è alcuna discriminazione. Non possono però essere tutelate figure giuridiche in contrasto con le scelte dei costituenti. Nessuno vieta ai conviventi di stipulare accordi di tipo privatistico. Vi preoccupate delle unioni di fatto e dei Pacs, ma non dei loro figli deboli, indifesi, e non tutelati da scelte individualistiche ed egoistiche. Volete una famiglia volatile, precaria, con soli diritti e nessun dovere.

Chi pensa ai figli? Avete espropriato il TFR dei lavoratori, i quali dovranno decidere la scelta strategica del loro futuro pensionistico in un quadro fiscale non definitivo e senza la riforma degli ammortizzatori sociali. Consente al Governo solo di fare cassa. Incidete sulla struttura patrimoniale delle imprese con maggiori costi finanziari penalizzandole nella loro crescita dimensionale. La stessa operazione del cuneo fiscale, che rappresentava un punto di forza della politica economica, opera in modo poco incisivo perché si è scelta la strada di ridurre il cuneo attraverso il fisco e non passando per le componenti di assicurazione e previdenza. Sembra più assimilabile ad una svalutazione competitiva che a una misura strutturale capace quindi di liberare risorse per renderle competitive, liberandole da una zavorra. L’aumento dei contributi previdenziali è in palese contraddizione con la riduzione del cuneo, essendo una componente del cuneo stesso.

Anziché ridurre il deficit infrastrutturale lo aggravate con la vostra incapacità di dare soluzioni alle grandi opere come le direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, vanificando i cofinanziamenti europei. Sulla Torino-Lione si gioca lo sviluppo e quindi il destino di tutte le Regioni settentrionali e del loro apparato produttivo. Per il ponte di Messina si tratta invece di una sfida tecnologica imponente, capace di attrarre investimenti e promuovere sviluppo e occupazione.

Avete preferito la strada di nuovi balzelli di ogni tipo, imposte dirette, indirette e contributive, una autentica grandinata che farà innalzare la pressione fiscale.

Con le vostre imposte di scopo colpite pesantemente il bene casa: il risparmio degli italiani. Il settore immobiliare viene colpito sulla base del valore dei beni e non della loro redditività. Il catasto dei valori è il tipo di strumento inventato per avere mano libera, per fare cassa e piegare il catasto ad ogni esigenza di finanza pubblica. Quello che proponete è un catasto truffa dagli effetti imprevedibili evitabili. Avrà una perversa ricaduta su tutta una serie di imposte e tributi dall’IRPEF all’ICI, dalla imposta di registro alle imposte ipotecarie e catastali, determinandone un aggravamento. Violate ripetutamente lo Statuto del contribuente sull’irretroattività delle norme fiscali. Avete un ravvedimento operoso rispetto alla legge Bersani-Visco solo di pochi mesi fa, rimediando ai gravissimi errori, come sulle società di comodo. Richiedete alle società immobiliari alta redditività, al di sopra di quanto realisticamente realizzabile, penalizzando gli investimenti già realizzati, e scoraggiando quelli in azioni di società che ordinariamente remunerano gli azionisti con rendimenti inferiori. Avete catapultato senza alcun serio confronto parlamentare le norme sulle SIIQ con un regime speciale civile e fiscale di favore senza alcuna reale apertura al mercato e ad altri soggetti perché tesa più a rispondere alla posizione di qualche gruppo ben identificato che all’esigenza di un quadro complessivo del settore sulla fiscalità immobiliare. Non affrontate la lotta alla evasione in modo serio ed efficace, con lo strumento principe che è il contrasto di interesse e in un clima di fiducia. Preferite adottare strumenti invasivi, trasferendo le incapacità della amministrazione finanziaria sui contribuenti chiamati a costosi adempimenti organizzativi e a svolgere un ruolo di supplenza. Non avete perfezionato gli studi di settore ma, seppure corretti, li avete trasformati in una minimum tax con norme repressive senza garanzie per il contribuente. Volete impedire ai cittadini di usare il contante anche per coloro che sono nella impossibilità di farlo per favorire il sistema bancario su cui avete messo le mani con operazioni protette attraverso ricche commissioni e maggiori costi per i cittadini privati, sottraendogli la libertà di decidere lo strumento di pagamento. Non tenete conto dei disagi per la popolazione anziana e per quella residente nelle aree interne.

Si favorirà l’evasione fiscale anziché combatterla efficacemente con altri strumenti.

Colpite il risparmio degli italiani con il riordino della tassazione, che spingerà verso la liquidità. Le vostre decisioni non sono funzionali al Paese ma alla composita ed eterogenea coalizione, con illusioni finanziarie che dilatano la spesa pubblica e soffocano la ripresa. Questa decisione di bilancio è sbagliata perché parte da presupposti sbagliati. Nonostante il rilevante maggiore gettito di quasi 40 miliardi di euro, vi ostinate a perseverare nell’errore.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, l’assalto alla diligenza ha portato a microinterventi privi di qualsiasi razionalità senza privilegiare obiettivi seri di sviluppo. Le vostre divisioni impediscono qualsiasi riforma sulla previdenza e sul pubblico impiego e sui problemi reali del Paese. Solo il settore agricolo ha avuto attenzione.

È assente qualsiasi progetto di politica industriale, qualsiasi liberalizzazione. Sostenete i settori maturi e gli amici degli amici, piuttosto che puntare su politiche di innovazione e di competitività.

E’ dunque una finanziaria senza obiettivi.

È l’esaltazione non dello Stato regolatore, ma dello Stato intermediario del consenso politico, e invadente nella sfera delle libertà economiche e sociali. Quella che proponete è una navigazione senza rotta perché avete fatto troppe promesse elettorali e non siete in grado di soddisfarle tutte. L’opinione pubblica lo ha avvertito con grande consapevolezza; ciò che la maggioranza e il Governo ancora non riesce a comprendere, non c’è né equità né sviluppo.

Ci sono solo tante tasse. Quando lo farà, sarà troppo tardi. Quello che è indiscutibile è che non avete la fiducia del Paese né quella del blocco sociale che vi ha sostenuto, così come è negativo il giudizio dei ceti medi produttivi e dei lavoratori.

Per questi motivi, come UDC siamo fortemente contrari a questa manovra di bilancio.

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