Nuove regole di bilancio
4 gennaio 2007 – (Italia Oggi) – Nuove regole di bilancio
L’ultima decisione di bilancio ha rappresentato un autentico shock che deve portare ad una attenta riflessione.
Una legge finanziaria che sconfessa le linee guida del Dpef non serve a nessuno. Non si tratta solo della presa d’atto di un intervento legislativo dilatato nella dimensione e accompagnato dalla atomizzazione dell’intervento finanziario nella evidente contraddizione dell’uso di uno strumento finanziario ideato per il contenimento della spesa e non per azioni di sviluppo. E’ necessario aprire il confronto su una materia che richiede un largo consenso politico e parlamentare. I meccanismi della decisione di bilancio sono ormai divenuti non solo obsoleti, ma dannosi.
Occorre intervenire con interventi legislativi integrati con modifiche regolamentari determinando una decisione di bilancio funzionale agli interessi del Paese nel mutato quadro europeo. Intervenire sul versante dei regolamenti parlamentari, significa innanzitutto accrescere il ruolo della Commissione bilancio e recuperare il suo ruolo di filtro del lavoro istruttorio che viene mortificato dall’eccessivo ricorso al voto di fiducia. Tale ruolo va accompagnato dal rafforzamento del ruolo e le responsabilità del Servizio del bilancio. Non vi è dubbio che occorra fare un salto qualitativo nel solco della tradizione contabilistica del nostro paese superando la legge 468 del 1978 che segnò il passaggio dalla legge dei bilanci alla politica di bilancio con manovra annuale. Con le modifiche apportate dalla 362/88 si segnò il passaggio forte alla programmazione finanziaria. Sterili e confusi risultati sono stati ottenuti con l’ambizioso intervento operato da questa stessa maggioranza nella XIII legislatura di ridurre le masse baggettarie e introducendo le unità previsionali di base, muovendo da previsioni di sviluppo e dilatando senza argini la portata della manovra. Occorre avere la consapevolezza che il passaggio dalla legge finanziaria alla legge di stabilità non deve essere solo un mutamento nominalistico o terminologico ma deve assumere il significato forte del passaggio ad una fase politica diversa, più europea.
Devono essere posti più stringenti limiti finalizzati al contenimento e alla razionalizzazione dell’aggregato spesa pubblica. La creazione di buone regole di finanza pubblica è oggi un’esigenza imprescindibile.E’ stato detto più volte che il bilancio ha più padroni perché è strumento di Governo e del Parlamento. Oggi di fatto, il governo, con il ricorso al voto di fiducia è il solo padrone del bilancio. Il problema che oggi abbiamo di fronte è di affermare una vera ed autentica cultura del bilancio, da tutti condivisa.
Vanno consolidati i risultati ottenuti per effetto dell’articolo 28 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003), con la creazione di una rete telematica (progetto Siope) che permette una conoscenza in tempo reale dell’andamento dei flussi di finanza pubblica dell’intera area pubblica, insieme ad efficaci sistemi di rendicontazione per 12 mila soggetti, rispetto agli attuali 2691, ricompresi nel perimetro della p.a..
Si definiscano allora gli strumenti per la realizzazione del consolidato di cassa della p.a., affiancando le procedure oggi in vigore con un meccanismo che porti direttamente a disaggregare le informazioni disponibili secondo le varie esigenze. È il rendiconto il collante di ogni organizzazione, è la madre di tutte le riforme istituzionali. La strada maestra dell’innovazione politica ed amministrativa passa per un nuovo modo di fare la legge finanziaria. Il punto di svolta è il passaggio apparentemente tecnico: il passaggio da una gestione di competenza ad una gestione di cassa.
Si eviterebbero le polemiche di questi giorni sul “fabbisogno” e sull'”indebitamento netto”, sui trucchi contabili, sui risultati effettivi e non sulla conveniente distinzione tra competenza e cassa. Nella competenza v’è l’assenza strutturale della cultura del rendiconto. Nulla si sa nell’attuale sistema dell’uso dei vari tesoretti. La spesa pubblica tende a divenire strutturalmente inefficiente, frantumandlosi in rivoletti sempre più piccoli, a divenire «elemosina», in luogo di strumento di soluzione di problemi strutturali. I tempi di realizzazione delle varie «cose» da fare si dilatano sempre più, e così inevitabilmente il loro costo. Si allarga sempre più la «faglia istituzionale» tra i cittadini che pagano e non vedono ritorni, e i governi locali che usano le risorse per massimizzare il consenso. Con la gestione di cassa si tratta di dare forma giuridica ed istituzionale coerente a una strada di fatto già imboccata che ponga tre strumenti: Un quadro macroeconomico di medio periodo, che sia allo stesso tempo «camicia di forza» sull’uso del danaro pubblico e che cali la «camicia di forza» dell’obbligo e della cultura del rendiconto ben dentro la «macchina» della p.a.; che determini concorrenza tra i vari livelli di governo e dell’amministrazione ad essere «più bravi». Si apre naturalmente la strada ad una nuova cultura politica ed amministrativa che annulla ogni anno le rendite di posizione acquisite e riporta correttamente tutto ad una forma di concorrenza tra le amministrazioni basata sui risultati. La Finanziaria dovrebbe essere un documento essenziale emendabile limitatamente ai grandi aggregati di finanza pubblica; fisco, welfare, sanità, difesa, giustizia, sicurezza, sviluppo sopprimendo qualsiasi riferimento alle troppe unità previsionale di base e a microinterventi finanziari. Va premiata la efficienza nell’uso delle risorse pubbliche cambiando in meglio la cultura amministrativa del paese. Buone politiche e buone regole sono essenziali per realizzare obiettivi di stabilizzazione e di sviluppo. Riaffermare la centralità del Parlamento significa innanzitutto rendere il Parlamento protagonista delle scelte in materia di bilancio. Oggi, e la ultima legge finanziaria ne è una chiara dimostrazione, il suo ruolo viene mortificato. Nuove regole di finanza pubblica sono dunque urgenti e indispensabili se vogliamo uscire da sterili polemiche e dannose contrapposizioni. E’ per questo che dobbiamo operare al di là degli schieramenti politici e al di là dei vantaggi contingenti per una riforma incisiva che sappia cogliere i tempi nuovi chiamando tutti i soggetti ad una nuova stagione di responsabilità rispetto alla quale nessuno può ritenersi estraneo, se volgliamo guardare concretamente al bene del paese.
Sen. Maurizio Eufemi
Roma, 4 gennaio 2006