L’Ulivo scopre il quoziente familiare

L’Ulivo scopre il quoziente familiare

7 febbraio 2007 – (L’Avvenire, pag. 10)  L’Ulivo scopre il quoziente familiare

le proposte

Alla Camera un progetto di legge fimato da 43 deputati del centrosinistra

Al Senato un disegno di Eufemi (Udc) e Costa (Fi)

DA ROMA PIER LUIGI FORNARI

Quoziente familiare alla ribalta del Parlamento. Mentre al Senato va a­vanti in commissione Finanze l’e­same dei disegni di legge già pre­sentati da Maurizio Eufemi (Udc) e da Ro­sarío Giorgio Costa (Fi), ieri nella sala stampa della Camera, Ermanno Vichi dell’Ulivo ha illustrato un progetto di legge delega al governo per l’introduzione di questo sistema nel nostro ordinamento tributario. L’articolato è firmato da altri 43 deputati dell’Ulivo, compresi i due vicepresidenti del gruppo Marina Sereni e Gianclaudio Bressa. Vichi ha spiegato che «il sistema fiscale italiano si caratterizza per una contraddizione: si fonda sulla tassazione a base individuale (che a parità di reddito penalizza le famiglie monoreddito e quelle con figli a carico) e contemporaneamente determina le tariffe sulla base del reddito familiare». «Bisogna sfuggire alla diatriba – ha aggiunto- che oppone I servizi agli sgravi fiscali: servono gli uni e gli altri. E il quoziente familiare non è paragonabile a un servizio; è un sussidio per una fiscalità più equa». Inoltre l’esponente della Margherita ha indicato questa modifica del trattamento fiscale della famiglia, come risposta al problema degli incapienti e alle “trappole della povertà”, per cui in non pochi casi di fronte ad un aumento del reddito lordo si ha (per effetto della perdita di agevolazioni o assegni) unariduzione del reddito disponibile. Nel corso della conferenza stampa il diessino Alberto Fluvi non ha escluso un’eventuale applicazione del quoziente alle unioni di fatto, sottolinendo che ciò «dipenderà da quello che deciderà il Parlamento» a questo proposito. II deputato dell’Ulivo ha aggiunto, tra l’altro, che l’esperienza dei Paesi nei quali il quoziente è applicato, dimostra che è falsa la tesi «secondo cui questo sistema fiscale, penalizzerebbe l’ingresso della donna nel mondo del lavoro». L’iniziativa è concepita anche come una risposta al calo della natalità.

In base alla proposta ulivista, il reddito complessivo della famiglia verrebbe diviso per la somma dei coefficienti attribuiti ai singoli componenti. Al primo membro si conferisce un peso pan a 1, al coniuge 0,65, al primo figlio 0,5, al secondo e al terzo 1. Dal quarto in poi, di nuovo 0,5 come ai non autosufficienti. ll reddito diviso per là somma dei cofficienti dà il cosidetto quoziente familiare, il quale serve per determinare l’aliquota (nettamente più bassa dell’attuale), e l’imposta di base. Moltiplicando quest’ultima per la somma dei coefficienti familiari si ottiene l’imposta effettiva. I proponenti calcolano che con questo sistema due coniugi con un figlio potrebbero risparmiare dai 2.500 ai 3 mila euro.

II testo presentato prevede che il quoziente familiare possa essere applicato fino a 72­-73mila euro circa, ovvero tre volte il reddito medio individuale. L’applicazione sarebbe progressiva nel corso della legislatura co­minciando da un livello di 24mila-30mila, ed avvicinandosi al livello dei72-73mila euro: «L’obiettivo – ha spiegato Vichi – è destinare una parte del recupero dell’evasione fiscale per il sostegno alla famiglia».

Al Senato la proposta presentata dall’udc Eufemi, è indirizzata alla famiglia così come è definita dalla Costituzione (fondata sul matrimonio), contiene anche la rivalutazione delle agevolazioni concesse per i mutui per l’acquisto della prima casa (fermi dal ’72), e uno sgravio per, le spese matrimoniali. L’articolato «prende le mosse dall’indagine conoscitiva» svolta in Com­missione nella scorsa legislatura. La riforma «si correla al decremento del tasso di natalità in Italia, che ha innescato un processo di progressivo invecchiamento della popolazione, sbilanciando il rapporto tra quella anziana e quella in età lavorativa, e imponendo un freno alla domanda e alle dinamiche di sviluppo». Eufemi ha criticato anche la Finanziaria 2007, perché premia ulteriormente le famiglie bireddito rispetto a quelle monoreddito e perché; con l’abbandono delle deduzioni per le detrazioni, rende più incisivi gli aumenti delle addizionali regionali e comunali.

Sia nella proposta di Eufemi, che in quella di Costa, i coefficienti attribuiti ai componenti del nucleo, ai fini del calcolo dell im­posta, corrispondono esattamente al modello francese: 2 per i due coniugi; 3 per una famiglia con due figli, e prevedendo l’aumento di 1 per ogni figlio a partire dal terzo. Inoltre c’è un incremento ulteriore di 0,5 per ogni figlio disabile, e di 0,2 per quelli con meno di tre anni.

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