Intervento in Aula su recepimento direttiva comunitaria Basilea 2 (continua)
Presidenza del vice presidente CALDEROLI, indi del vice presidente CAPRILI
EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, senatori, il decreto-legge n. 297 reca un contenuto eterogeneo, un coacervo di norme rappresentate unicamente dalla finalità e necessità di adempiere ad alcuni obblighi comunitari in scadenza o già scaduti. Si registra una sovrapposizione normativa con altre norme previste nella legge comunitaria, con duplicazioni in un caso e attribuzione di una delega contestualmente definita in altro decreto-legge. Cosicché si passa dal settore bancario e finanziario, come Basilea 2, alla assistenza a terra negli aeroporti, che rimane solo nel titolo, alla Agenzia nazionale dei giovani ed al prelievo venatorio. Abbiamo già rappresentato in Commissione finanze e poi in Aula la settimana scorsa il disagio delle opposizioni per un modo di procedere che riteniamo dannoso, così come il travolgimento degli strumenti di procedura offerti dalla legge n. 11 del 2005, la cosiddetta legge Buttiglione, implementanti dalla stessa. Come non si possono considerare prioritari i provvedimenti che riguardano Basilea 2, direttiva OPA, direttiva MiFID? Lo dico alla gentile senatrice Soliani, estensore del parere per la Commissione politiche dell’Unione. Tutto ciò dopo le vicende della scorsa settimana con il decreto di proroga termini, con modifiche operate attraverso emendamenti sul Patto di stabilità interno e sui ticket sanitari: quasi una minifinanziaria, attraverso, appunto, emendamenti, senza adeguata valutazione degli effetti finanziari. Non abbiamo sentito voci di indignazione rispetto alle coperture finanziarie, soprattutto nel disallineamento temporale, nella efficacia delle disposizioni. Tutto ciò mentre il Ministro dell’economia, nel suo candore, sollecita una riforma delle regole di bilancio, senza neppure tentare comportamenti nuovi ed adeguati, ma solo mosso dalla necessità di avere meno resistenze dalla sua contraddittoria maggioranza.
Questo decreto è anche l’occasione per dimostrare la confusione legislativa che regna nella programmazione legislativa. Siamo stati costretti ad una corsa contro il tempo, con sedute anche notturne, per poi vedere spostato alla settimana successiva questo decreto. Identica cosa era avvenuta con la direttiva MiFID. In quel caso addirittura è stata pubblicata con grande ritardo sulla Gazzetta Ufficiale, non evitando il termine per l’esercizio della delega. E come non ricordare che in questo stesso provvedimento si fa riferimento pleonasticamante a quel CICR che si vuole abolire con la riforma delle Autorità di vigilanza, quelle stesse autorità che solo di recente, sul finire del 2006, venivano riprecisate nella loro articolazione specialistica dal Governo dopo il parere espresso dalle Commissioni parlamentari? Sappiamo bene come sono andate le cose. C’è stata Caserta. Quindi, da Prodi o da Bersani è venuto il «contrordine, compagni!», sconfessando platealmente il suo vice ministro Pinza. Per intanto si procede con super-Consob, soppressione di COVIP e ISVAP, cui avevate affidato il controllo sui prodotti previdenziali. Così come avete, con un atto di prevaricazione istituzionale, modificato, con un parere parlamentare, una norma sostanziale come il limite del 30 per cento nel possesso delle quote delle Fondazioni, così ora vorreste addirittura utilizzare le norme di coordinamento finali o un ordine del giorno per modificare il titolo del presente disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 297. Dopo il brutto pasticcio della costituzione del fondo F21 e la relativa grancassa milanese, di cui si è naturalmente meravigliato il ministro Padoa-Schioppa (ma è stato lui ad andare a Milano con la sua batteria di Vice ministri, Sottosegretari e quant’altro), si comprendono bene le ragioni di questa scelta. Sarebbe una gravissima lesione al Senato se intervenisse un coordinamento finale su un testo nella sede sbagliata, perché in Senato, secondo la vostra posizione, non dovranno intervenire modifiche. Se vi erano correzioni da fare, occorreva farlo nella sede giusta e dunque alla Camera. Il decreto arriva in Aula con il parere obbligatorio della Commissione politiche dell’Unione, e dobbiamo dare atto al presidente Marini di essere intervenuto in questo senso, perché si disciplinano procedure di adeguamento normativo alla normativa comunitaria.
Il Gruppo UDC si è mosso con spirito costruttivo soprattutto sulla direttiva concernente Basilea 2, che viene dopo un lungo percorso elaborativo che ha visto il coinvolgimento di soggetti diversi, stanti le ricadute sia sul versante delle imprese che delle banche. Abbiamo posto alcune questioni formali e sostanziali; abbiamo tentato di correggere macroscopici errori giuridico-formali; abbiamo registrato un atteggiamento di totale chiusura. Riteniamo che il Senato non possa essere solo il luogo della ratifica di decisioni prese in altre sedi, come ha riconosciuto (dobbiamo dire con sufficiente dovizia di particolari) il senatore Bonadonna. La stessa Conferenza delle Regioni ha evidenziato sull’articolo 4 di non condividere la fonte normativa dell’intervento urgente (articolo 120 della Costituzione) che prevede interventi sostitutivi da parte dello Stato nei confronti delle Regioni raccomandando che il caso non costituisca precedente e raccomandando un percorso istituzionale concordato. Si evince che volete evitare un confronto perfino con la Conferenza in cui avete una stragrande maggioranza. Vi è poi il capolavoro dell’articolo 5, che vogliamo modificare perché rappresenta un gentile cadeau al ministro Ferrero. Queste funzioni di indirizzo delle politiche giovanili, prima esercitate dal Ministero del lavoro, non avvengono a costo zero. Infatti, non è chiaro quanta stima della spesa è già scontata e quanta sia pienamente riconducibile alle esigenze conseguenti alla creazione della nuova struttura. Troppo generico è il vincolo all’utilizzo delle risorse conseguenti ai nuovi oneri per il personale. A tal riguardo, il nostro Servizio studi ha fatto un lavoro egregio. Abbiamo presentato pochi emendamenti perché possano essere utilizzati, ad esempio, giovani sotto i trent’anni, quelli nati dopo il 1977, onorevole relatore, perché siamo preoccupati della presenza in ruoli istituzionali di ex partecipanti alla stagione degli anni di piombo. Era un modo per fare una cesura.
E veniamo a Basilea 2. La direttiva guarda alla stabilità del settore bancario generando un legame nuovo tra banche e imprese. Essa si basa su tre pilastri: nuove modalità di calcolo del patrimonio di vigilanza, controllo potenziale e disciplina del mercato. Cambiano i ruoli delle banche fra grandi e medio-piccole, perché focalizzate alla concessione di crediti alle piccole e medie industrie, valorizzando il localismo, dando attuazione ai princìpi di proporzionalità in relazione alle dimensioni, alle caratteristiche e alla rilevanza dei rischi e a un sistema di regole modulari nella misurazione e gestione dei rischi. Queste erano le nostre preoccupazioni. Si evita eccessiva prescrittività fornendo linee guida, presentando i vantaggi della regolamentazione, l’adattabilità alle innovazioni finanziarie e, soprattutto, libertà nella introduzione di tecniche di gestione. Le più forti preoccupazioni venivano proprio per il sistema delle piccole e medie italiane e tedesche che hanno le caratteristiche (soprattutto le imprese italiane) dell’impresa familiare, della bassa capitalizzazione e dei pluriaffidamenti bancari a breve. Sarà allora necessaria una ripartizione della funzione finanza all’interno delle imprese; la qualità del rapporto banca-impresa assumerà maggiore rilevanza. Si pone quindi il problema – come ho già sottolineato in Commissione – della definizione del livello della tassazione per le obbligazioni delle società, che va fissato al 12,50 per cento. Il Ministro dell’economia nei giorni scorsi ha dichiarato la guerra alle rendite. Ebbene, lo dimostri; non abbia eccessiva preoccupazione per le fondazioni bancarie ormai orientate verso il profit; guardi all’abbassamento del livello della tassazione delle obbligazioni delle piccole e medie imprese; ne sostenga la crescita, soprattutto nel quadro dei distretti e delle reti proiettate nella internazionalizzazione. Effetti per le imprese, dunque, che saranno interessate dalle nuove metodologie di determinazione del rischio che verrà valutato sulla base del rischio di credito e per le banche per il fabbisogno patrimoniale, che sarà minore quanto più le metodologie di valutazione del rischio saranno avanzate. Tutto ciò presuppone maggiore informazione, trasparenza e integrità. È positivo che il recepimento avviene senza appiattimento sul modello unico delle tecniche operative e contrattuali evitando situazioni di svantaggio competitivo. Basilea 2 sollecita l’efficienza delle banche, premiando quelle più efficaci nella gestione dei rischi. La Banca d’Italia sarà chiamata al compito delicato di convalidare i modelli di rischio utilizzati dalle banche ai fini di Basilea 2. Bene ha fatto l’Autorità di vigilanza ad emanare prontamente le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le banche, in adesione ai princìpi della better regulation, di quelle tecniche e princìpi divenute obblighi normativi per la stessa autorità. La libertà di scelta impone agli organi aziendali la piena consapevolezza del sistema di gestione e del controllo dei rischi di cui si avvale. Richiede distinzioni di ruoli e di responsabilità. La scelta di un sistema di governo aziendale efficace assume valore di fattore competitivo determinante. Basilea 2 va vista dunque nel maggiore grado di libertà degli intermediari e nei vantaggi economici ottenibili dal miglioramento e nell’efficienza dei sistemi di gestione dei rischi. Tutto ciò implica decisioni complesse che si intrecciano con aspetti tecnici e di strategia.
La questione Basilea 2 assume una rilevanza che non può essere però disgiunta dall’intero provvedimento, su cui esprimiamo forti perplessità per il metodo seguito. Sta alla maggioranza, Presidente, procedere con senso di responsabilità, evitando pasticci e confusioni. La nostra posizione è dunque legata all’atteggiamento della maggioranza e del Governo ed alla loro capacità di confrontarsi in quest’Aula, di non costringere il Senato ad un mero atto di ratifica ad ogni costo che rifiutiamo e respingiamo. (Applausi dal Gruppo UDC).