(Avvenire) Dico, battaglia di tatticismi e ambiguità La sinistra prende tempo e invia messaggi cifrati. Vendola: meglio scegliere il canale parlamentare
Anna Finocchiaro (Ds) lancia un amo a Matteoli di An: «Perché avete fatto marcia indietro sulle unioni civili?».
Eufemi (Udc): nessuno scambio tra principi irrinunciabili
DA ROMA PIER LUIGI FORNARI
Alla vigilia del voto di fiducia, nel centrosinistra è l’ora dei tatticismi e dei messaggi cifrati all’opposizione in merito ai Dico (il disegno di legge sui cosiddetti “diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi”). «Sulle questioni eticamente sensibili meglio scegliere i! canale parlamentare, piuttosto che quello del governo», consiglia Nicola Vendola. Affidando i Dico a un disegno di legge governativo, secondo il presidente della Regione Puglia, «si è iperpoliticizzata la questione, e la si é ricondotta allo scontro tra maggioranza e opposizione, rendendo più difficile entrare nel merito». Non è d’accordo il deputato ds Gianni Cuperlo, sulla base della singolare convinzione che non vi sia in ballo una questione etica, ma solo «un problema di cittadinanza e opportunità oggi ingiustamente negate». «Com’è possibile che da sinistra venga una ambiguità del genere?», polemizza Cuperlo. Invece i teodem cercano di utilizzare le parole di Vendola per contrastare il pressing a cui sono sottoposti: «Se si bacchettano i teodem sui Dico, allora si bacchetti anche chi su questo tema afferma oggi le stesse cose che questi parlamentari hanno ripetuto più volte». Ma intanto il capogruppo dell’Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro, dopo un’accusa di «intransigenza» alla Chiesa, provoca due esponenti di vertice di An, invitandoli a non perdere i «tram» della «storia politica» (sic!). «Mi ha colpito che persone che stimo come Altero Matteoli e Fini – lancia l’amo la Finocchiaro -, che pure avevano rilasciato dichiarazioni apertura sulle unioni civili fino al 26 gennaio, ora hanno fatto marcia indietro». «Non è vero che io abbia fatto marcia indietro sulle coppie di fatto – replica prontamente Matteoli-. È stato il governo che ha preso il tram sbagliato, politicizzando anche l’etica con un disegno di legge ideologico, confuso e dagli effetti pericolosi per l’assetto della famiglia riconosciuta dalla Costituzione». sempre in An, però, Alfredo Mantovano, dà una lettura tutta tattica del comportamento del gruppo più consistente della maggioranza: «Embargo sui “dico” fino alle ore 21 di domani (oggi, ndr). Questa sembra essere la consegna che si sono data i senatori dell’Ulivo, e in particolare i Ds». Secondo l’esponente della destra, la linea seguita dalla Quercia prima della fiducia sarebbe questa: «nessuna dichiarazione eclatante, nessuna forzatura di tempi, nessuna replica significativa a chi nel centrosinistra afferma di non volere i Dico». Mantovano fa rientrare in questa tattica anche il silenzio dei Ds sulla manifestazione a favore della legge del 10 marzo, ma un comunicato della Quercia, (sollecitato dai radicali) annuncia, poco dopo, che dirigenti del partito parteciperanno. Sempre in An, Antonio Mazzocchi invita i teodem a «tener duro», perché «la famiglia vale più di ogni maggioranza governativa. «Quello che deve essere chiaro – avverte l’udc Maurizio Eufemi- è che non ci può essere scambio o mercanteggiamento ideologico tra principi irrinunciabili e non negoziabili». L”azzurra” Laura Bianconi parla di «farsa» inscenata con l’esclusione dei Dico dai punti programmatici, per accaparrarsi «i voti dei centristi moderati della maggioranza», e anche quelli di Follini e di Andreotti. E la compagna di partito Isabella Bertolini parla del «”gioco delle tre carte” sui Dico». «Prodi e compagni li fanno scomparire nel programma per farli poi ricomparire in Parlamento», insiste la esponente di Fi, avvertendo: «Non gli consentiremo di approvare questo indigesto pasticcio». Dal resto nella maggioranza il leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scania si affretta a precisare che il ddl del governo «non compare più nei 12 punti programmatici presentati dal premier, ma nessuno ha mai revocato il disegno di legge». «Sui Dico dobbiamo andare avanti», concorda il segretario del Prc, Franco Giordano. Ma il capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris, di fronte alla prospettiva di una discussione dei Dico entro due settimane ribatte: «Ringrazino che gli votiamo la fiducia perché c’è un limite al masochismo politico».