Intervento in Senato sugli studi di settore

Intervento in Senato sugli studi di settore

EUFEMI (UDC). Domando di parlare.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, intervengo ai sensi dell’articolo 93 del Regolamento del Senato per porre una questione sospensiva.
Il dibattito sul disegno di legge n. 1485 si svolge immediatamente dopo la discussione ed il voto sulle mozioni relative agli studi di settore, questione posta all’attenzione del Senato per iniziativa delle opposizioni. Questo è bene sottolinearlo, perché la maggioranza ha tentato inutilmente di appropriarsi di tale scelta.
Con l’approvazione di quelle mozioni sono stati assunti precisi impegni basati su precise indicazioni. Non vorrei, signor Presidente, che si alimentassero illusioni rispetto ad alcune questioni come l’irretroattività delle norme fiscali, il libro clienti-fornitori, il carattere sperimentale e, soprattutto, la ripresa della concertazione. Abbiamo letto i giornali; sappiamo che già nella giornata di ieri si sono svolti degli incontri che non sono andati a buon fine.
Si tratta di tradurre quegli impegni in norme. Tali questioni sono state definite anche con una serie di emendamenti, alcune altre invece rimangono, per così dire, scoperte. Credo sarebbe necessario un breve riesame in Commissione finanze del provvedimento, soprattutto rispetto alle questioni sospese, per definire meglio …, appunto, queste norme.
C’è poi una questione importante come quella del cuneo fiscale relativo a banche e ad assicurazioni, in cui il Governo fa il gioco delle tre carte e con una mano dà e con l’altra riprende, naturalmente a carico delle stesse banche e assicurazioni, e soprattutto con un’ulteriore violazione delle norme relative allo Statuto del contribuente.
Abbiamo ascoltato stamane il Garante del contribuente, che ci ha portato un quadro drammatico della situazione del rispetto delle norme fiscali; signor Presidente, credo che un breve riesame in Commissione del provvedimento potrebbe consentire di ridefinirlo meglio, perché questo è un provvedimento correttivo, ma nella precarietà; noi, invece, vorremmo dare qualche certezza in più rispetto ad una serie di obbligazioni e adempimenti fiscali che rimangono, allo stato, sulla carta, e dunque nell’incertezza.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.


*EUFEMI (UDC). Signor Presidente, alcune cose sono state già dette precedentemente. Sorprende, in replica a quanto affermato dal senatore Barbolini, che di fronte ad una così grave urgenza di intervenire non si sia adottato lo strumento più idoneo, che è quello del decreto-legge. La maggioranza, Presidente, ha presentato ben dieci ordini del giorno che costituiscono altrettante richieste di intervento legislativo.
Il consenso registrato in Commissione rispetto all’intervento modificativo e correttivo del decreto-legge n. 223 del 2006, prevedendo l’imputazione delle quote di ammortamento già dedotte in misura proporzionale al costo dell’area di costruzione e a quello del fabbricato strumentale, non deve nascondere le questioni di politica tributaria che emergono in tutta la loro gravità.
Non avevamo mancato di sottolineare la rozzezza di alcune scelte operate, peraltro con effetto retroattivo, dai decreti Bersani-Visco, che hanno determinato effetti negativi nel sistema economico e penalizzanti per altri settori, per esempio per il ricorso al leasing quale strumento principale per gli investimenti in tale settore.
E come non porre attenzione rispetto alla vicenda delle SIIQ e alle relative preoccupazioni già espresse in legge finanziaria per i rischi che stanno emergendo rispetto alla traslazione delle minusvalenze, onorevole Sottosegretario, sui risparmiatori, con i conflitti di interesse tra SGR e SIIQ, le società di investimento immobiliare quotate.
Il provvedimento prevede l’appostazione della copertura finanziaria per i rimborsi delle somme indebitamente versate a titolo di imposta sul valore aggiunto per i veicoli ad uso promiscuo, anche se si registrano forti ritardi nell’applicazione della norma e quasi un tentativo di «stancare» i contribuenti che stanno preferendo la strada dell’abbandono piuttosto che un percorso tortuoso e costoso. Con un emendamento, credo dell’ultima ora, si corregge ulteriormente tale normativa, però intervenendo con ulteriori limiti.
Non si può non sottolineare il quadro di incertezza e di forti perplessità rispetto al calendario delle scadenze tributarie con un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate.
Ormai, signor Presidente, siamo alla comunicazione legislativa da parte dell’Agenzia. Ribadisco la priorità dell’obiettivo di assicurare la certezza del diritto e la irretroattività delle disposizioni tributarie nella elaborazione della normativa fiscale e convengo sulla esigenza, da molti prospettata, di una celere approvazione di questo provvedimento, che non può però essere disgiunta da un esame più compiuto, più attento, più sereno, più produttivo.


Ho presentato una serie di proposte emendative, tra le quali una in tema di revisione delle rendite catastali dei terreni agricoli; una soluzione più adeguata rispetto all’incertezza determinata dalla soluzione della maggioranza, che produce solo precarietà. L’aggiornamento della qualità di coltura catastale è infatti avvenuto sulla base delle affermazioni contenute nelle domande di accesso ai contributi agricoli comunitari, con procedure automatiche. Si è pertanto proceduto all’adozione di specifiche tabelle di corrispondenza tra le circa 700 specie vegetali (colture dichiarate nelle domande di finanziamento) e le circa 100 qualità di coltura catastale di riferimento.
L’adozione di meccanismi automatici nella variazione delle colture iscritte negli archivi catastali ha determinato una serie di difformità tra le colture effettivamente praticate e quelle iscritte nel catasto. Pertanto la procedura di revisione, fondata sull’indiscriminato incremento delle rendite catastali, ha determinato effetti penalizzanti per i redditi agricoli dominicali correlati con il pagamento delle imposte immobiliari. Tutto ciò resta nell’assoluta incertezza rispetto alla scadenza tributaria, perché stiamo esaminando un disegno di legge in un mese di scadenze tributarie.
Un ulteriore profilo di criticità è rappresentato dalle modalità con le quali l’Agenzia del territorio ha pubblicato l’elenco dei Comuni per i quali era stata attuata la rivalutazione dei redditi agricoli. Al riguardo, in luogo della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta in deroga alla normativa vigente, sarebbe stata più corretta una forma di notificazione personale, anche al fine di consentire agli interessati la possibilità di valutare tempestivamente l’eventuale presentazione di un ricorso. Su tale specifico profilo c’è la sovrapposizione della scadenza (al 1° giugno 2007) del termine per presentare ricorso con il periodo di tempo previsto per la denuncia dei redditi e dell’ICI, direttamente correlata alle revisioni effettuate.
Durante lo svolgimento di uno specifico atto di sindacato ispettivo presso l’altro ramo del Parlamento, l’Agenzia del territorio ha confermato la sussistenza di situazioni di difformità tra il dato catastale e quello reale, riconducibili al fatto che il procedimento di rivalutazione delle rendite è stato condotto sulla base di criteri teorici, se non addirittura virtuali. Atteso l’apporto fornito sul piano tecnologico dalla SOGEI alla realizzazione dell’intervento, considerando anche la collaborazione prestata da tale società quale indiscutibile valore da preservare per il miglioramento della efficienza dell’amministrazione tributaria, gli ambiti di attività della stessa SOGEI richiedono una definizione più puntuale degli indirizzi amministrativi da parte delle autorità tecniche del settore.
D’altro canto, va negativamente rimarcato anche il fatto che la revisione delle rendite colturali ha effetto a partire dall’anno di imposta del 2006, introducendo quindi l’ennesima disposizione tributaria di carattere retroattivo. Altro che Statuto del contribuente! Questa mattina abbiamo ascoltato il Garante del contribuente e abbiamo potuto valutare la vastità dei ricorsi presentati, la vastità degli interventi adottati senza che gli vengano assicurati mezzi e uomini affinché sia posto in grado di svolgere attentamente la propria azione. Viene tenuto in uno scantinato. Definendolo con una espressione che ormai è nella letteratura, si assiste alla cattura dell’Authority, in questo senso, perché viene subordinato all’organo che dovrebbe controllare.


Rispetto alla complessa problematica appena illustrata, l’emendamento che ho presentato propone una proroga della decorrenza della rivalutazione dei redditi catastali per consentire agli imprenditori agricoli interessati la possibilità di valutare le opportune iniziative anche in sede di autotutela, che – come è stato evidenziato stamattina – non viene esercitata attraverso un maggiore dialogo tra le agenzie, per esempio, tra l’Agenzia del territorio e l’Agenzia delle entrate, ma ognuno va per proprio conto e il cittadino contribuente viene abbandonato a se stesso.


Un’altra questione che merita di essere affrontata in questa sede è l’accesso ai passi carrabili nei fondi rustici (affrontiamo un problema e non ne viene affrontato un altro collegato) per le problematiche che sono insorte dopo l’apertura di un contenzioso tra ANAS ed enti locali, in particolare con le Regioni Puglia e Piemonte. Il problema della sicurezza degli accessi nelle strade, soprattutto nelle aree interne, non può essere scaricato sulle imprese agricole in particolare quando ci sono più accessi come avviene nelle aree di montagna e nelle aree interne.


Altre modifiche riguardano la disciplina dell’ammortamento dei fabbricati adibiti ad immobili strumentali nell’esercizio di una attività produttiva. Emerge l’esigenza di apprestare un rimedio all’impianto sotteso al decreto Bersani-Visco, errato in quanto fondato su un’analisi non corretta del quadro informativo. Tale osservazione rinvia all’erronea impostazione della manovra di finanza pubblica in generale, che determina effetti depressivi per il sistema economico, come dimostrato anche dai dati degli ultimi tre mesi sull’andamento delle entrate tributarie.


Le proposte preannunciate sono volte a confermare l’esenzione fiscale per i fabbricati ad uso abitativo o anche destinati ad uso diverso, nonché il mantenimento del regime IVA previsto sulle operazioni immobiliari effettuate entro l’arco di un quinquennio nella prospettiva di incentivare gli investimenti per le ristrutturazioni edilizie. Avete dato risorse alle SIIQ, che ho prima citato, perché lì naturalmente si tratta degli amici degli amici (quella storia la tireremo fuori quando sarà il momento opportuno), ma non fate nulla per la cedolare secca, per gli affitti, che pure erano un impegno elettorale del vice presidente del Consiglio Rutelli.


Come non fate nulla per favorire il recupero del patrimonio edilizio di interi immobili, mentre la misura agevolativa per le singole unità immobiliari è stata più volte prorogata nel corso degli anni in favore delle persone fisiche, perfino nell’ultima finanziaria. La detrazione non è stata prevista anche per gli interventi di restauro e di ristrutturazione edilizia eseguiti da imprese di costruzione o da cooperative edilizie. Non fate nulla per estendere il particolare regime agevolativo previsto per l’imposta di registro, le imposte ipotecarie e catastali anche alle cessioni di immobili e piani urbanistici particolareggiati dirette ad attuare programmi di edilizia residenziale, a condizione che sia presente una quota di edilizia convenzionata con le Amministrazioni comunali.
Tale proposta rappresenta un idoneo sostegno alle fasce sociali con basso reddito, che non possono procedere all’acquisto di abitazioni ai prezzi di mercato per la bolla immobiliare, ponendo attenzione soprattutto ai giovani, alle giovani coppie, alle aree di più forte disagio, alle aree metropolitane.


Assistiamo al paradosso che nei giorni scorsi approvate in Commissione finanze l’atto di indirizzo per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per il triennio 2007-2009 e alcuni rappresentanti della stessa maggioranza scrivono al Presidente del Consiglio per lamentare la scarsa attenzione al problema degli studi di settore. Gli studi di settore sono stati posti all’attenzione del Parlamento per iniziativa dell’opposizione, che ha presentata una mozione di indirizzo.


Ribadisco, quindi, le osservazioni critiche già formulate sulla circostanza che nell’adozione delle tabelle di corrispondenza siano stati privilegiati criteri eccessivamente astratti, che non tenevano adeguato conto della realtà delle colture praticate, mentre sarebbe stata preferibile una proroga al 2008 delle disposizioni.


Registro criticamente, signor Presidente, l’atteggiamento negativo della maggioranza e del Governo sugli emendamenti presentati dalla mia parte politica (ma anche dall’intera opposizione), che miravano a correggere e migliorare le misure fiscali introdotte dal Governo nell’ottica di favorire i nuclei familiari e i ceti socialmente più deboli. In tale direzione andavano infatti le proposte relative alle agevolazioni per l’edilizia residenziale convenzionata, alla reintroduzione della detrazione di imposta del 36 per cento per le ristrutturazioni di interi fabbricati abitativi, alla proroga degli effetti fiscali della revisione del catasto agricolo, ribadendo sul totale punto di vista l’urgenza del problema degli accessi a pagamento dei fondi agricoli sulle strade di competenza dell’ANAS, che deve essere definita in questo provvedimento con un intervento legislativo.


Ribadisco le ragioni che militano a favore di un iter veloce, dal momento che il disegno di legge in esame introduce norme che correggono errori fatti dal Governo e da questa maggioranza; misure approvate con un eccesso di precipitazione.


Il Governo, signor Presidente, è distante dai problemi del Paese. Come si fa a dire, come ha fatto il vice ministro Visco, che l’introduzione del principio del contrasto di interesse è «una balla colossale»? Porteremo all’infinito questa cosa. Un contrasto di interesse che viene praticato negli Stati Uniti d’America, che vengono presi a modello in tutto il mondo come sistema fiscale efficiente, viene definito «una balla colossale».
Come si fa a non comprendere che la questione degli studi di settore sta creando grande preoccupazione tra gli operatori economici? Quelle modifiche devono essere introdotte in questo provvedimento se vogliamo dare esecuzione all’atto di indirizzo approvato martedì scorso. Come si fa a non comprendere che ieri la riunione è andata «a buca»? L’incontro tra il vice ministro Visco e le categorie non ha prodotto nulla e quindi voi state producendo illusioni della stessa componente della maggioranza, che stanno insistendo per ulteriori modifiche.
Quindi, siamo favorevoli all’ipotesi di consentire il pagamento delle imposte con un allungamento dei termini, senza l’applicazione delle maggiorazioni previste per tutti i soggetti ricompresi nell’area di operatività degli studi di settore. Tuttavia, lamento il mancato ricorso, da parte del Governo, a quel metodo doveroso della concertazione nell’opera di revisione di questo strumento. Non vorrei che le categorie venissero ingannate ulteriormente.
In tal senso, il Governo sembra avere ripudiato quel criterio che era stato adottato nella precedente legislatura, diretto a privilegiare un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria nell’elaborazione del sistema di accertamento dei redditi. C’è il rischio, infatti, che questa nuova disciplina possa dar luogo ad un aumento delle attività di verifica per effetto degli indici di coerenza e di normalità economica che avete introdotto e che appaiono eccessivamente oscillanti, tant’è che oltre il 50 per cento supera quello che voi avete prodotto.
Tutto ciò richiede scelte precise già in questo provvedimento su punti qualificanti, in particolare la irretroattività delle norme fiscali soprattutto per gli studi di settore, una piena aderenza allo Statuto del contribuente, che viene ulteriormente violato in questa norma che riguarda l’IRAP, una rimodulazione delle scadenze fiscali, e quindi delle scadenze degli operatori, la sperimentatività degli stessi indici, il recupero della concertazione.


Signor Presidente, concludo il mio intervento sottolineando che è il momento di passare dalle parole ai fatti, perché finora sono state dette troppe parole e sono stati praticati pochi fatti.

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