Schema di rapporto su stato previsione dell’entrata  2008 proposto dal sen. Eufemi in 6ª Commissione permanente

Schema di rapporto su stato previsione dell’entrata  2008 proposto dal sen. Eufemi in 6ª Commissione permanente

SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAL SENATORE EUFEMI SULLO STATO DI PREVISIONE DELL’ENTRATA PER L’ANNO FINANZIARIO 2008 (DDL N. 1818 – TABELLA 1) E SULLE PARTI CORRISPONDENTI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 1817

La Commissione Finanze e tesoro, esaminato lo stato di previsione dell’entrata per l’anno finanziario 2008 nonché il disegno di legge finanziaria, limitatamente alle parti di competenza,

premesso che:

  • la manovra economico-finanziaria accresce l’indebitamento netto di 0,4 punti in rapporto al PIL;
  • si registra un aumento del debito pubblico in valore assoluto e un’ulteriore crescita derivante dal maggiore ricorso al mercato;
  • gli effetti del decreto-legge n. 159 del 2007 determinano il saldo complessivo tendenziale della Pubblica Amministrazione per il 2007 in crescita al 2,4 del PIL;
  • il citato decreto-legge n. 159 produce effetti finanziari nel 2007 e limitati invece per il 2008 e 2009;
  • non è stata ancora presentata in Parlamento la relazione sui risultati derivanti dalla lotta alla evasione fiscale;
  • il decreto-legge contiene interventi di varia natura classificati come maggiore spesa e minore entrata piuttosto che riduzione di pressione fiscale finalizzata ad obiettivi di sviluppo ed equità fiscale come previsto dall’articolo 1, comma 4 della legge finanziaria per il 2007;
  • emerge il problema della correttezza contabile rispetto all’uso di risorse per la copertura registrate in un provvedimento come il disegno di legge di assestamento del bilancio 2007 non ancora approvato dal Parlamento;
  • le decisioni di politica di bilancio non frenano la dinamica della spesa e non risultano compatibili con gli obiettivi di medio periodo delineati nella Nota di aggiornamento al DPEF, mentre l’obiettivo principale per ridurre il carico fiscale su lavoratori e imprese è quello di intraprendere interventi volti ad accrescere l’efficienza della spesa, migliorare l’organizzazione del settore pubblico e determinare un forte rallentamento della spesa primaria corrente;
  • le maggiori entrate per il 2007 sono state in larga parte utilizzate per aumenti di spesa: nello stesso modo si caratterizza la manovra di bilancio del 2008, che accresce il disavanzo rispetto al suo valore tendenziale;
  • non risponde a criteri di buona pratica di bilancio l’utilizzazione anteriormente alla chiusura dell’esercizio di maggiori entrate quantificate a livello presuntivo per far fronte a nuove spese certe;
  • si tratta di forme di copertura al di fuori delle regole previste dalla legge di contabilità;
  • non vengono indicati i risultati della lotta all’evasione capaci di definire la dimensione del fenomeno e i risultati concretamente conseguiti nell’azione di contrasto;
  • un’azione incisiva di riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese, finanziata con riduzioni di spesa, accrescerebbe il potenziale di crescita della nostra economia;
  • il percorso di riduzione dell’indebitamento netto nel biennio 2007-2008 appare lento, vanificando la favorevole fase del ciclo economico con il rischio che in futuro condizioni cicliche più difficili possano rendere ancora più complesso il risanamento oggi rinviato;
  • la pressione fiscale nel 2008 rimane stabilizzata sull’elevato livello del 43,1 per cento registrato nel 2007;
  • l’intervento sull’ICI non appare coerente con l’obiettivo di rafforzare l’autonomia tributaria degli enti impositori, escludendo un numero limitato di contribuenti senza prevedere un riferimento alla famiglia sia mono che bireddito e non tenendo conto della composizione del nucleo familiare con riferimento al numero dei figli o a situazioni di disagio familiare;
  • le soluzioni prospettate dall’accordo sul Welfare rischiano di allontanare ulteriormente dal sistema basato su principi contributivi;

valutato altresì che:

  • il dato più preoccupante è quello che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale;
  • viene mancato l’obiettivo della riduzione della pressione fiscale per le imprese e per le famiglie, che rimane invariata al 43 per cento del PIL dopo un incremento di 2,5 punti rispetto al 2005;
  • la riduzione dell’IRES avrà un impatto redistributivo a svantaggio delle piccole e medie imprese, premiando le imprese più capitalizzate e meno indebitate e penalizzando quelle impegnate nel processo di crescita;
  • l’eliminazione dell’istituto degli ammortamenti anticipati determina effetti negativi sulle scelte relative ai nuovi investimenti;
  • la deducibilità più veloce rende meno appetibile il leasing, soprattutto per le imprese che hanno difficoltà di accesso al credito per le quali costituisce unico strumento di finanziamento;
  • non è prevista una clausola di salvaguardia per il prossimo triennio nell’applicazione dell’IRES per le PMI (relativamente al limite all’indebitamento);
  • la nuova disciplina degli interessi passivi si traduce in un notevole risparmio di imposta per le imprese capitalizzate e strutturali al contrario delle piccole e medie imprese sottocapitalizzate e indebitate, con il rischio che le PMI non riescano a dedurre gli interessi passivi attraverso la regola di riporto nei periodi di imposta successivi;
  • l’eliminazione totale o parziale dei costi oggi deducibili dall’imponibile determinerà effetti per le aziende in fase di start-up con forti investimenti;
  • va salvaguardata la norma che esclude l’applicazione delle limitazioni ai soggetti con volumi di ricavi sotto la soglia applicata agli studi di settore;
  • è necessario, inoltre, salvaguardare la deducibilità degli interessi passivi relativi a contratti per la realizzazione di opere pubbliche e garantire l’applicazione delle nuove regole ai contratti stipulati dopo il 1° gennaio 2008;
  • saranno penalizzate per motivi fisiologici le imprese che operano nei lavori pubblici, fornitrici dello Stato e degli enti pubblici, subfornitrici di grossi gruppi industriali, quelle con MOL limitato per alta incidenza del costo delle materie prime o del costo del lavoro (esempio tessile e abbigliamento);
  • v’è assenza di misure che tengano conto in modo tempestivo e adeguato degli orientamenti dell’Unione europea in materia di contenimento delle emissioni di CO2 nei prodotti dell’impresa automobilistica attraverso misure fiscali di rottamazione ecologica, che favoriscano il processo di sostituzione del parco automobilistico, con vetture a ridotto inquinamento atmosferico: rispettare la scadenza del 2012 significa mettere in campo fin d’ora misure in grado di sostenere i consumatori in scelte di mercato a più alto contenuto tecnologico, tenendo conto dei livelli di reddito e soprattutto dei costi medi delle vetture;
  • non si affronta l’eliminazione di uno degli aspetti più distorsivi della legislazione tributaria nei confronti delle imprese, consistente nel regime di versamento dell’IVA in caso di cessione di beni e prestazione di servizi in fornitura ad altre imprese, che andrebbe radicalmente modificato; l’obbligo di versamento dell’IVA all’atto di emissione delle fatture in un contesto in cui l’Italia presenta i tempi di pagamento più elevati d’Europa determina effetti devastanti sulla sostenibilità finanziaria delle piccole e medie imprese, costrette a consistenti anticipazioni verso l’erario;
  • va segnalata la peculiarità delle detrazioni per investimenti e ricerca: precedente legge finanziaria aveva stabilito un credito d’imposta pari al 15 per cento delle spese in investimento e ricerca effettuate dalle imprese; il disegno di legge finanziaria per il 2008 eleva detta percentuale al 40 per cento: sarebbe una buona notizia se le imprese avessero effettivamente potuto usufruire del credito di imposta. In realtà non sono mai stati emessi i decreti di attuazione di tale norma e, di fatto, le imprese non hanno mai potuto usufruire del credito di imposta nel 2007 e continueranno a non poterne fruire anche negli anni a venire, nonostante sia stata elevata la percentuale di detrazione;
  • non viene adottata alcuna misura legislativa che offra certezze ai contribuenti sui rimborsi fiscali, molti dei quali a rischio di prescrizione: 4,8 milioni di italiani devono ricevere dall’Amministrazione finanziaria 28,4 miliardi di euro di cui 10,9 a rischio prescrizione;
  • non sono presenti finanziamenti a scopo fieristico, intesi come realizzazione nel territorio di nuovi impianti, il completamento di opere sospese, l’ampliamento, la riattivazione, l’ammodernamento di impianti esistenti e l’acquisto di beni strumentali nuovi, anche mediante contratti di locazione finanziaria;
  • mancano misure strutturali in favore della famiglia come entità fiscale e come soggetto unico d’imposta, contro l’invecchiamento della popolazione, per favorire la natalità e in particolare il ripristino delle detrazioni per gli asili nido;
  • la misura prevista per l’ICI, con un tetto di 50 mila euro non tiene conto dell’ampiezza della famiglia, né del reddito familiare, delle diverse situazioni catastali e delle diverse realtà geografiche e rischia di premiare gli evasori;
  • è iniqua la detrazione perché favorisce gli appartamenti di maggiore taglio e ubicati nei centri storici, godendo di maggiori detrazioni rispetto alle fasce periferiche e popolari;
  • in ordine alla riduzione dell’ICI non è prevista una clausola di salvaguardia rispetto all’azione dei comuni nel processo di modificazioni delle rendite catastali e dei nuovi classamenti;
  • si registrano ritardi nell’introduzione della cedolare secca sugli affitti come strumento di emersione del sommerso contro l’evasione fiscale e anche per favorire il mercato dell’affitto;
  • per quanto attiene alla misura in favore degli incapienti la scelta non risolve il problema del recupero delle imposte detraibili e quello della violazione del patto tra il cittadino e il fisco e quindi del recupero delle imposte per l’ammontare pieno risultante dalla dichiarazione dei redditi;
  • si esprime giudizio positivo sulle misure relative alle ristrutturazioni edilizie con le detrazioni fiscali (al 36 per cento IRPEF e IVA al 10 per cento) sia individuali che di impresa, anche se appare necessario mantenere l’IVA ridotta nel caso di superamento del limite di 50 mila euro per favorire l’emersione del sommerso;
  • l’andamento delle tariffe risulta in preoccupante crescita: dal 3,1 del 2005 si è passati al 3,4 del 2006 e al 5,7 per cento del 2007, ben oltre l’andamento del PIL, per scelta delle tariffe di competenza degli enti locali: occorrerebbe eliminare la «tassa sulla tassa», cioè l’IVA sulle addizionali;
  • la crisi finanziaria derivante dai mutui sub-prime e l’elevato livello raggiunto dal tasso EURIBOR hanno portato a un’insopportabile crescita dei costi per le famiglie che hanno contratto mutui a tasso variabile;
  • un intervento che favorisca le famiglie di fronte ai maggiori costi può essere rappresentato dall’elevamento della detrazione fiscale dal 19 al 27 per cento e dall’innalzamento del limite della detrazione degli interessi passivi deducibili da 3.500 euro ad un più aggiornato e rivalutato livello rispetto ad importi fissati con la riforma tributaria del 1972;
  • in ordine alla trasformazione in agenzia fiscale dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato sono indefinite le funzioni trasferibili con il rischio di duplicazioni con aggravi di spesa;
  • in ordine alla facilitazione relativa al 5 per mille occorre dare certezze rispetto ai programmi dei settori interessati in particolare al vasto mondo del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria, favorendo la libertà di scelta operata dai contribuenti;
  • valutati infine i documenti di bilancio, il dibattito svolto in Commissione e la replica del rappresentante del Governo,

tutto ciò premesso,

esprime parere contrario.

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