Intervento su manovra di bilancio in 5a Commissione (Bilancio)

Intervento su manovra di bilancio in 5a Commissione (Bilancio)

Il senatore EUFEMI (UDC) , nell’esprimere un giudizio di globale preoccupazione sulla manovra di bilancio per il 2008, anche in linea con l’analisi condotta dalla Corte dei conti e dalla Banca d’Italia, si sofferma in primo luogo sulla mancanza di un ancoraggio della legge di bilancio rispetto all’assestamento, data la mancata approvazione dello stesso. In questo quadro, la manovra economico-finanziaria accresce l’indebitamento netto di 0,4 punti in rapporto al Pil, registrando peraltro un aumento del debito pubblico in valore assoluto derivante anche dal maggior ricorso al mercato.
            Esprime inoltre forti perplessità sui contenuti del decreto-legge, in cui non emerge una riflessione di fondo sulle esigenze complessive in tema di infrastrutture, posto che si articola in una serie di interventi settoriali che, più che rispondere ad un impostazione di tipo federalistico, sembra in realtà orientata ad allargare il consenso.
            Dopo aver affermato la sua ferma contrarietà all’ipotesi di soppressione dell’Ordine Mauriziano, anche alla luce della vigente regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, rileva come il decreto manchi di un progetto di riqualificazione della spesa quale impegno preciso assunto dal Ministro dell’economia e delle finanze. Rilevato con preoccupazione che non è stata ancora presentata in Parlamento la relazione sui risultati derivanti dalla lotta all’evasione fiscale, sottolinea l’esistenza di un problema serio relativo al rispetto delle regole di contabilità pubblica nei testi in esame, dal momento che le entrate inattese a livello presuntivo sono state utilizzate a copertura delle spese ivi previste.
            Riguardo, poi, alla pressione fiscale, essa rimane ferma al 43 per cento, attestandosi allo stesso livello registrato nel 2007. Si sofferma, quindi, sui profili problematici derivanti dall’intervento sull’Ici, che non sembra tenere conto della composizione del nucleo familiare con riferimento al numero dei figli o a situazioni di disagio familiare. Unendosi alle considerazioni espresse dal senatore Vegas, sottolinea poi il dato più preoccupante della manovra che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale, mancando peraltro l’obiettivo della riduzione della pressione fiscale per imprese e famiglie. Al riguardo sottolinea l’esigenza di un maggiore confronto con il Governo.
            Nell’affermare inoltre che la riduzione dell’Ires avrà un impatto redistributivo a svantaggio delle piccole e medie imprese, sottolinea con preoccupazione la mancanza di una clausola di salvaguardia per il prossimo triennio nell’applicazione dell’Ires stessa, mentre l’eliminazione totale o parziale dei costi oggi deducibili dall’imponibile determinerà effetti per le aziende che hanno effettuato forti investimenti, con particolare incidenza nel settore manifatturiero. Sottolinea, inoltre, l’esigenza di salvaguardare la deducibilità degli interessi passivi relativi a contratti per la realizzazione di opere pubbliche, prefigurandosi altrimenti una grave penalizzazione per le imprese che operano nei lavori pubblici o fornitrici dello Stato e degli enti pubblici. Quanto al contenimento delle emissioni di anidride carbonica, preannuncia la presentazione di emendamenti diretti all’adozione di interventi che tengano conto degli orientamenti comunitari anche attraverso misure fiscali di rottamazione ecologica.
            Evidenziato come manchino nell’ambito della manovra economico-finanziaria misure a sostegno della famiglia volte a favorire l’aumento del tasso di natalità, sottolinea inoltre l’esigenza di dare solidità allo strumento del 5 per mille al fine di offrire un valido supporto allo sviluppo della ricerca scientifica.
            Nel richiamare le considerazioni del ministro Rosy Bindi in ordine alla sperimentazione di una politica per le tariffe, si interroga poi sulla compatibilità tra l’aumento delle tariffe riguardanti gli enti locali e la crescita del PIL. Lamenta inoltre la contraddizione tra l’analisi compiuta dall’ISTAT e quella dell’ISAE in merito agli effetti distributivi e alle stime di povertà, rilevando che l’ISAE, pur utilizzando una metodica analoga a quella dell’ISTAT, giunge a conclusioni meno ottimistiche.
            Quanto agli incapienti, ritiene che le misure previste non migliorino le situazioni a rischio di povertà, mentre la riduzione dell’ICI sulla prima casa ha a suo giudizio effetti discutibili a causa della natura regressiva e non progressiva dell’intervento. In particolare, paventa il rischio che gli appartamenti ubicati in zone centrali godano di maggiori benefici rispetto alle case popolari.
            Con riferimento alle detrazioni per i canoni di locazione, esprime dubbi in ordine al calcolo del gettito, considerando peraltro la limitatezza delle misure previste. I dati riportati nella Relazione tecnica risultano infatti difformi da quelli forniti dall’ISTAT circa il numero delle famiglie in affitto, determinando una perdita del gettito superiore rispetto a quella quantificata nel provvedimento. Altrettanto esigui sono a suo avviso gli incentivi fiscali per i canoni di locazione a favore degli studenti fuori sede, che non motivano i giovani ad uscire dal nucleo familiare di origine.
            Dopo aver richiamato le obiezioni della Corte dei Conti sull’utilizzo dell’extra gettito, deplora la scarsa incisività della riduzione delle spese, rammentando altresì le osservazioni del Governatore della Banca d’Italia in merito al mancato sfruttamento del favorevole andamento delle entrate per sanare – almeno parzialmente – il debito pubblico. In particolare, stigmatizza che una quota delle maggiori entrate sia stata utilizzata per finanziare ulteriori spese, determinando un peggioramento dell’indebitamento netto sul PIL.
            Nel ribadire le preoccupazioni per l’esclusione della famiglia dagli obiettivi della manovra, svolge alcune considerazioni riferite all’accordo sul welfare, auspicando che il testo non sia blindato in quanto si perderebbe una proficua occasione di miglioramento attraverso l’apporto dell’opposizione. Al riguardo, dopo aver rilevato le contraddizioni che hanno caratterizzato il recente referendum sul pacchetto previdenziale, giudica l’impostazione di fondo non coerente con lo sviluppo dei servizi, con l’internazionalizzazione, con la necessaria flessibilità, nonché con l’integrazione crescente della società.
            Con particolare riferimento all’audizione del ministro Padoa Schioppa, rimarca l’opportunità di intervenire sui mutui bancari per sostenere le famiglie, come peraltro è emerso durante l’esame dei documenti di bilancio in Commissione finanze.
            Avviandosi alla conclusione, si dichiara favorevole all’imposta di scopo prevista nel disegno di legge finanziaria per il settore cinematografico, rilevando tuttavia la mancanza di un prelievo che coinvolga tutta la filiera del cinema, e auspica infine che il confronto tra Governo e Parlamento non si irrigidisca.
 
            Il senatore FERRARA (FI) si sofferma preliminarmente sui meccanismi di copertura previsti dalla manovra di bilancio rispetto alla legislazione vigente, i quali sono a suo avviso strettamente connessi alle prerogative del Governo in merito all’utilizzo delle maggiori risorse. In particolare, ritiene che la validità delle norme sulla contabilità sia correlata alla particolare forma di governo esistente, nella prospettiva di limitare gli eccessi di spesa. L’equilibrio di volta in volta instauratosi nei rapporti tra Governo e Parlamento è infatti a suo giudizio un elemento determinante per stabilire la capacità della legislazione di contabilità di porre un freno a derive espansionistiche sul lato della spesa. Tuttavia, considerate le difficoltà dell’attuale Esecutivo a mostrare autorevolezza, probabilmente occorrerebbero leggi di contabilità diverse.
            Quanto alla copertura della manovra, reputa preoccupante che si utilizzi il gettito derivante dalle minori spese, tanto più che di esse non è ben chiara la natura, anche a causa dell’effetto permanente delle ulteriori spese introdotte. Dopo aver rilevato alcune contraddizioni nella disciplina vigente di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio, tiene a precisare che le condizioni essenziali di ogni manovra finanziaria sono il rispetto dei termini di indebitamento contenuti nel DPEF, il mantenimento del gettito a carattere permanente, nonché le misure di equità fiscale. Il decreto-legge n. 159, invece, a suo giudizio modifica la natura delle norme di contabilità, atteso che esso ridefinisce l’obiettivo dell’indebitamento variando gli equilibri macrofinanziari.
            Reputa inoltre che le risorse debbano essere utilizzate ai fini della riallocazione e della redistribuzione del reddito in un’ottica di sviluppo, secondo un approccio assolutamente carente nella manovra finanziaria all’esame della Commissione. L’utilizzo dell’extra gettito non consente a suo giudizio di riallocare in modo permanente le risorse, dato che il Governo ha adottato misure espansive meramente contingenti, le quali comportano molteplici effetti negativi; la manovra espansiva, non risultando percepita, non conduce infatti ad una crescita della domanda, né possono considerarsi strutturali le misure previste per favorire lo sviluppo.
            Rileva inoltre che l’aumento del PIL, pari all’1,5 per cento per il 2008, dimostra il fallimento della politica governativa, in contraddizione con le intenzioni manifestate all’inizio della legislatura, secondo le quali l’obiettivo primario era la riduzione del debito pubblico anche per attrarre investitori stranieri. L’invarianza del differenziale tra il PIL italiano e la media europea, prosegue il senatore, testimonia invece una situazione di declino, rimasta inalterata da anni.
            Deplora poi l’assenza di strategia nella manovra, il cui ammontare si avvicina di fatto a quello assai ingente dello scorso anno, pur tenendo conto delle differenze tra saldo netto e indebitamento, e fa presente che le misure concernenti l’IRAP determineranno un inevitabile incremento della pressione fiscale.
            Nel ribadire l’inopportunità di utilizzare l’extra gettito per ulteriori spese che non incentivano gli investimenti, evidenzia la necessità di favorire il comparto universitario, che attualmente versa in condizioni preoccupanti. In proposito, pone in luce l’esigenza di favorire la competitività tra gli atenei, lamentando peraltro la scarsa attenzione dedicata all’Istituto italiano di tecnologia. Esprime, infine, netta contrarietà sulla manovra in corso.

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