COOP  – Il futuro dell’impresa cooperativa, di Giulio Sapelli

COOP  – Il futuro dell’impresa cooperativa, di Giulio Sapelli

Riportiamo la recensione del sen. Maurizio Eufemi al libro di 

Giulio Sapelli:  COOP – Il futuro dell’impresa cooperativa

I valori etici della cooperazione
Un libro di Giulio Sapelli ne difende la storia, il ruolo e la funzione

 Se in “giochi proibiti” prendendo spunto dai casi Enron e Parmalat, il leit motiv era la degenerazione di un capitalismo senza controlli, con questa ultima fatica letteraria Giulio Sapelli, muovendo dalle turbolenze del caso Unipol getta un macigno nello stagno. Porta a ragionare sul futuro della impresa cooperativa attraverso un coinvolgimento diretto del lettore coinvolto su solide basi culturali che aiutano a meglio comprendere future linee di movimento.


I drammatici casi Enron e Parmalat erano stati l’occasione per riflettere sui comportamenti etici dei manager, sul deficit di regole contabili, sui compensi legati a valutazioni artificiose dei titoli che favoriscono i manager piuttosto che la comunità, sul fenomeno delle cerchie sociali di George Simmel nel contesto di crescenti individualizzazioni autoreferenziali.
Aveva colto nel segno Giulio Sapelli, i suoi timori sulla efficacia della decantata legge Sarbanes-Oxley non erano infondati soprattutto quando prevedeva che sarebbe stato illusorio impedire nuovi casi Enron, come si è puntualmente verificato. Sono maturate le spinte negli Stati Uniti per una revisione di quella legislazione ritenuta non solo eccessiva ma inefficace e costosa.
In “Coop” Sapelli ha il pregio di porre con chiarezza il problema e i pericoli del collateralismo rovesciato tra cooperative e partiti.
E’ un volume controcorrente nel senso che nel momento più critico per il movimento cooperativo che toccava la punta della piramide, ne difende la storia, il ruolo; la funzione e offre una prospettiva di crescita.
Richiama con chiarezza i valori etici della cooperazione. Di qui i richiami alla trasparenza e al rapporto relazionale e al valore reputazionale. Pone con coraggio i rischi della dispersione di un grande patrimonio di risorse ideali e culturali. Alla grande crescita quantitativa si unisce un affievolimento della qualità, quello che è stato definito un “declinar crescendo”, ed è su quella fase di transizione che offre indicazioni più forti.
Le cooperative tradizionali (produzioni, consumo. servizi credito socialità), ereditarie (prodotto della crisi della impresa capitalistica che si trasforma in impresa cooperativa) di cui è stata una valida esperienza sul piano nazionale la legge Marcora del 1985 ed emergenti, la scommessa del futuro per una società complessa, fondata sul sapere, sulla conoscenza, sul terziario avanzato, sulla formazione continua e quindi sulla intensità del valore del capitale fisso piuttosto che sulla quantità. Tutto ciò richiede scelte conseguenti che non possono non tenere conto della specificità cooperativa ancorata a solidarismo politico e religioso evitando mutazioni genetiche e snaturamenti. Così come mette in guardía senza tentennamenti, avendone piena consapevolezza, rispetto alla trasformazione in un sistema misto, non più cooperativo, applicando il meccanismo delle Fondazioni bancarie per liberare le imprese più grandi dai condizionamenti della condizione cooperativa con le società per azioni che diventano asset della fondazione per realizzare i fini statutari. Tutto ciò acquista più forte significato nel momento in cui si apre la stagione parlamentare sulla riforma delle banche popolari su cui auspichiamo convergenze, nel difendere uno straordinario patrimonio del paese, salvaguardandone la peculiarità nel segno dell’autonomia e della trasparenza. Ma è sui richiami alla questio­ne morale e sulle sfide del futuro che Giulio Sapelli appare incisivo con i suoi richiami. In un mercato globalizzato dove il capitalismo si afferma prepotentemente si determinano gli spazi e gli orizzonti per la crescita della impresa cooperativa affermando la sua diversità improntata a rela­zioni forti tra persona e azienda, dove un ruolo essenziale e decisivo sarà svolto da manager capaci di valutare il cambiamento, con ruolo di campioni dei principi cooperativi fondati sulla credibilità, sull’autorevolezza, ma non sul potere, sulle conoscenze professionali dei processi e di strategia.

La crisi della punta della piramide ha posto il movimento cooperativo di fronte a questioni profonde che Sapelli ha il merito di aver aperto, ma che non hanno trovato adeguato confronto politico, perché è ‘in gioco qualcosa di più grande che non la dimensione di un comparto, ma la crescita dell’albero della solidarietà più autentica in un mondo moderno, in modo adeguato alle trasformazioni dell’ economia.

Maurizio Eufemi

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