Interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Ambiente su acqua contanimata area SOGIN
Per sapere – premesso che:
nel giugno 2004 la Sogin, in qualità di Gestore dell’impianto Eurex, ha segnalato alla Prefettura di Vercelli, all’ARPA ed alla Regione Piemonte la presenza di acque contaminate nell’intercapedine della piscina e, a seguito di tale anomalia, l’ARPA (Dipartimento radiazioni ionizzanti di Vercelli) ha intensificato la normale attività di controllo già in essere;
nel mese di agosto 2006 su campioni provenienti da due nuovi pozzi realizzati nell’area Sogin in febbraio, si è riscontrata la contaminazione da radionuclidi artificiali (Sr-90 – Stronzio 90) nell’acqua della falda superficiale “presumibilmente correlabile”, secondo il rapporto dell’ARPA, “alla presenza di acqua contaminata nell’intercapedine della piscina di stoccaggio del combustibile” ed indicativa di un rilascio nell’ambiente dell’acqua contaminata della piscina;
nel periodo 2004 – 2006 ed ancora ad oggi, il materiale è rimasto nella piscina Eurex senza che alcun intervento, neppure provvisorio e volto a contenere la perdita in corso, sia stato intrapreso;
dalle relazioni ARPA si evince che:
– Relazione datata 27 marzo 2007: “….I valori di concentrazione di Sr-90 nell’acqua di falda superficiale, seppur significativamente superiori ai valori medi comunemente riscontrabili, sono comunque non rilevanti dal punto di vista radioprotezionistico per quanto concerne l’esposizione degli individui della popolazione. ….Essi sono però da considerare estremamente significativi come indicatori ambientali, in quanto attestano una evoluzione della contaminazione già evidenziata nella falda superficiale all’interno dell’area dell’impianto Eurex”.
– Relazione datata 17 maggio 2007: “…. risulta pertanto confermata la presenza di contaminazione radioattiva nella falda acquifera superficiale all’esterno del sito Eurex, attribuibile presumibilmente a fenomeni di perdita di acqua contaminata dalla piscina di stoccaggio del combustibile nucleare irraggiato presente nel sito stesso. Si conferma inoltre che il livello di contaminazione non è rilevante per l’esposizione della popolazione. Le indagini supplementari avviate da Arpa Piemonte hanno interessato principalmente i pozzi già esistenti delle cascine della zona di interesse. Le caratteristiche tecniche di questi pozzi non sono però adeguate alle necessità di monitoraggio imposto dalla situazione. Pertanto si sottolinea la necessità – già evidenziata nel progetto proposto da questa Agenzia alla Regione Piemonte – di disporre di pozzi predisposti ad hoc ubicati in punti che lo studio idrogeologico in corso indicherà come significativi. Arpa Piemonte ha parallelamente intrapreso lo studio di modelli matematici di diffusione di contaminanti radioattivi nella falda acquifera nella zona di interesse al fine di disporre di uno strumento previsionale del fenomeno in atto”;
a circa 1 Km a valle del comprensorio nucleare di Saluggia si trova il campo pozzi dell’Acquedotto del Monferrato di Cascina Giarrea (Saluggia). Tale campo pozzi, di primario valore in Regione Piemonte, è a servizio di 100.000 persone di 101 Comuni, nelle Province di Asti, Alessandria e Torino e nei prossimi anni destinato a potenziare l’approvvigionamento idrico di una zona più ampia e quindi a servizio di circa 250.000 persone;
il giorno 12 giugno 2007 si è tenuto, ad Alessandria, un incontro tra le Province (Asti, Alessandria, Vercelli e Torino), il Comune di Casale Monferrato, gli A.T.O. interessati dalla problematica (ATO 2 “Biellese, Vercellese e Casalese” ed ATO 5 “Astigiano e Monferrato”) ed il Consorzio dei Comuni per l’acquedotto del Monferrato, approvando un documento comune in cui si è convenuto sulla necessità di chiedere l’immediato finanziamento di tutte le attività sia per l’intensificazione del monitoraggio, sia per la messa in sicurezza dell’area, avendo la fuoriuscita del liquido già prodotto un danno ambientale di rilievo;
quali iniziative intenda assumere per ottenere la messa in sicurezza dell’intera area contaminata attraverso misure cautelative urgenti per impedire la propagazione dell’inquinamento (indicativamente occorre, pertanto, definire uno studio idrogeologico di dettaglio, la caratterizzazione del fenomeno di inquinamento, l’eliminazione della fonte di inquinamento e la limitazione della propagazione del fenomeno attraverso barriere idrauliche o altre metodologie adatte);
che cosa intenda fare per ottenere uno studio sul rischio radiologico di esposizione della popolazione;
quali fondi verranno messi a disposizione per l’intensificazione dell’attività di monitoraggio (progetto ARPA) e per la messa in sicurezza;
quali iniziative intenda assumere affinché i pozzi attualmente utilizzati da Sogin in falda profonda siano, nel più breve tempo possibile, disattivati con chiusura di tipo minerario;
che cosa intenda fare per ottenere l’allontanamento definitivo, nel più breve tempo possibile, del materiale radioattivo anche dalla “piscina Avogadro” con la predisposizione, sin d’ora, di un programma certo ed inderogabile sia per i tempi che per i modi, da approvarsi tra Sogin, Regione Piemonte e i soggetti proponenti il citato documento comune;
quali iniziative intenda assumere,
affinché si proceda, senza indugi, a tutte le operazioni più generali, al fine della messa in sicurezza del Comprensorio Nucleare di Saluggia, comprendenti l’attività di solidificazione delle scorie ad oggi allo stato liquido e la messa in sicurezza del materiale solidificato in attesa del trasferimento ad un sito idoneo in un tempo certo ai sensi della Legge 368/2003;
affinché si operi una dettagliata valutazione ed analisi dei rischi, legati alle attività e lavorazione e/o stoccaggio del materiale trattato connessi all’interazione con la falda superficiale e/o sotterranea tenuto conto della rapida evoluzione dell’inquinamento registrata dall’ARPA e di ricevere copia di tale analisi dei rischi;
affinché sia assolutamente impedita la possibilità di trasferire nel sito di Saluggia, anche con carattere di temporaneità, altri materiali nucleari, siano essi trattati o da trattare;
affinché sia fatto inderogabilmente rispettare alla Sogin l’impegno circa lo smantellamento del sito nucleare e la sua bonifica totale con un cronoprogramma ben definito;
affinché si preveda un sistema alternativo per l’approvvigionamento idrico del Monferrato attivando uno studio di fattibilità;
affinché, fino all’esito finale delle operazioni di bonifica e di assoluta certezza e sicurezza per l’ambiente circostante, sia tutto certificato dalle strutture sanitarie pubbliche competenti e al Consorzio Monferrato ed all’Autorità d’Ambito Astigiano Monferrato siano fornite adeguate garanzie economiche necessarie ad affrontare qualunque situazione per garantire lo stesso servizio e, per questo, anche la Regione sia posta nelle condizioni di provvedere ad integrazione delle suddette garanzie;
affinché sia ottenuto il rimborso dei costi già sostenuti ed ancora da sostenere dagli Enti e dal Consorzio gestore del Servizio Idrico Integrato:
– per il rifacimento dei pozzi profondi dell’acquedotto del Monferrato di Cascina Giarrea di Saluggia, al fine di evitare ogni possibile collegamento tra la falda superficiale e quella profonda (costo di euro 1.500.000) che non può e non deve ricadere sull’utenza del Servizio Idrico Integrato;
– per l’impegno tecnico ed amministrativo in capo agli Enti firmatari (impegno delle proprie strutture nonchè di specifiche consulenze) a causa delle attività che è necessario porre in essere a seguito dell’evento di inquinamento ivi compresa l’attività conoscitiva complicata dall’assenza di collaborazione e trasparenza da parte dei responsabili della Sogin, che hanno prima nascosto e poi minimizzato l’accaduto;
– per la salvaguardia della falda superficiale e dell’ambiente circostante in relazione ad un futuro utilizzo;
affinché sia considerato il danno all’immagine dello Stato per il comportamento della Sogin, colpevole di avere sottovalutato il danno causato all’ambiente, a causa delle perdite di acqua inquinata da sostanze radioattive e per non aver attivato nessuna azione di contenimento negli anni scorsi;
affinché si consideri e si risarcisca il danno all’immagine del Gestore del Servizio Idrico Integrato che ha dovuto e deve difendere la qualità dell’acqua fornita all’utenza;
affinché si consideri e si risarcisca il danno all’immagine del territorio del Comune di Saluggia e dei Comuni delle Province di Alessandria, Asti, Vercelli e Torino, interessati da fenomeni di inquinamento, quantificandolo in almeno 10.000.000 di Euro;
affinché lo Stato disponga che i costi devono essere sostenuti dalla Sogin, secondo il consolidato principio che chi inquina paga.”