Intervento in Aula sul decreto mille proroghe

 Intervento in Aula sul decreto mille proroghe

Presidenza del presidente MARINI

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, questo decreto-legge avrebbe dovuto rappresentare il corollario finale della manovra di bilancio, anticipata con il decreto fiscale. Una manovra di bilancio sbagliata nella sua impostazione di fondo, come dimostra l’andamento delle principali variabili economiche, sia di quelle reali (minore crescita, maggiore inflazione, tanta smisurata pressione fiscale), che di quelle di finanza pubblica; senza crescita non c’è infatti risanamento.

Oggi il Governo, ormai defunto, si presenta con questo atto conclusivo che dimostra il fallimento delle politiche finora realizzate, insieme al fallimento del Governo, al fallimento della coalizione, al fallimento dell’Unione e di tutto ciò che voleva unire l’impossibile. Si tratta di un decreto che non attiene solo a proporre in senso stretto, ma che prevede interventi legislativi che determinano un impatto sul quadro di finanza pubblica, con un peggioramento dei saldi e senza una reale valutazione degli effetti e dunque delle coperture. Tant’è che sono mancati i prospetti di copertura (credo siano stati presentati all’ultimo momento) e, soprattutto, le valutazioni della Ragioneria generale dello Stato.

La caduta del Governo ha impedito un ulteriore uso improprio delle risorse pubbliche. Mi riferisco al cosiddetto tesoretto, che potrà essere redistribuito solo dopo un accertamento serio delle maggiori entrate nel nuovo quadro di finanza pubblica, così come determinato dalle variabili esogene. È evidente che un tale intervento non può essere adottato da un Governo inesistente, e questo lo dico perché ancora ieri il sottosegretario Grandi chiedeva un intervento in questo senso. Il Governo guidato da Prodi, nonostante due anni di crescita soddisfacente, ha condotto l’Italia al declino allontanandola colpevolmente dall’Europa. Infatti, per il 2008 è prevista una crescita dello 0,7 per cento, un tasso di inflazione al 2,9 per cento, un rapporto tra deficit e PIL del 2,7 per cento e una pressione fiscale record del 44 per cento.

Prodi, in sostanza, ha dilapidato due anni di crescita al 2 per cento e, soprattutto, un extragettito di 40 miliardi di euro, malamente sperperati sull’altare di controriforme delle pensioni e del lavoro. Basta ricordare quanto aveva ricevuto dal precedente Governo.

A fronte di tale disastro, si approva, o si cerca di approvare, questo decreto-legge, che distribuisce prebende a destra e a manca, senza alcuna logica che non sia quella di tappare un po’ di buchi laddove è necessario creare consenso clientelare, in vista della campagna elettorale imminente. Altro, presidente Morando, che «sportello Pomicino»; questo è ben altro! Basta leggere «Il Sole 24 ORE» di oggi, che parla di un peggioramento di 1 miliardo di euro.

Per rendersi conto dell’impatto delle misure, basterebbe leggere le sempre attente analisi del servizio bilancio del Senato, che al provvedimento dedica un corposo dossier. È inutile che questi uffici producano documenti, se poi non vengono letti e, soprattutto, non vengono utilizzati in senso positivo. Tale servizio dedica un corposo dossier di analisi di tutte le singole disposizioni. D’altronde, il semplice fatto che non sia stata prodotta una relazione tecnica da parte del Governo, pur se dimissionario, la dice lunga sugli imbarazzati silenzi ai quali stanno costringendo sempre più spesso la Ragioneria generale dello Stato.

Per commentare solo alcune delle misure contenute in questo guazzabuglio di norme, si pensi al condono mascherato a favore dei concessionari e agli sconti ai Comuni protagonisti del disastro dei rifiuti in Campania. Invece di andare incontro al cittadino contribuente, vessato dalle cosiddette multe pazze, si sceglie la strada opposta, ossia premiare i danni e gli errori prodotti dal sistema.

Sono stati criticati i condoni del centro-destra. Allora come si valuta la sanatoria della posizione dei concessionari, che hanno omesso di osservare l’obbligo di indicare i responsabili del procedimento delle cartelle esattoriali, relative ai ruoli consegnati prima del giugno 2008? Si tratta di una sanatoria retroattiva camuffata da deroga. L’obbligo di indicare i responsabili del procedimento delle cartelle è un adempimento tassativo, previsto dall’articolo 7 della legge n. 212 del 2000, lo statuto del contribuente, in assenza del quale la Corte costituzionale, con ordinanza 377, ne ha sancito la nullità.

A che servono allora tutte le parole che abbiamo spesso in favore dello statuto del contribuente, se ancora una volta esse vengono disattese? In base a quali criteri è stata formata quella soglia del 50 per cento? L’ho ribadito ieri in Commissione al senatore Villone per quanto concerne la questione dell’intervento a favore della “casta” delle società a controllo pubblico. Quanto alle aziende municipalizzate, nonostante per settimane le cronache abbiamo stigmatizzato la scelta di sottrarre le società a controllo pubblico dal giudizio contabile della Corte dei conti, la norma è stata inserita in questo provvedimento. Ma era proprio necessario farlo in questo provvedimento o non era il caso di studiare attentamente il problema che certamente si pone sul doppio controllo, quello del codice civile e quello della Corte dei conti, per taluni tipi di società e per valutare attentamente quale deve essere il limite da considerare? Allora, anche in questo senso, si è fatto scempio della sentenza della Corte costituzionale. Ma il tempo è tiranno e mi limiterò ad altre poche considerazioni. Vediamo, per esempio, che è stata affrontata con soddisfazione la questione della rottamazione delle auto. La soddisfazione è doppia se penso ai veti opposti dai Verdi.

Ricordiamo quanto diceva il senatore Ripamonti in Aula ed in Commissione in opposizione a tale misura. La concreta riduzione delle emissioni di CO2 nella prospettiva del 12, rinnovando un vetusto parco-auto, è una misura necessaria. Non si fanno regali. Si guarda ad adeguare l’impresa agli obiettivi fissati dall’Unione Europea. Su nostra iniziativa è stata introdotta alla Camera una norma che consente, per esempio, la proroga vera dei termini per le dimissioni di quote capitali eccedenti per le soglie previste per le Fondazioni bancarie al fine di favorirne il rientro e determinare le condizioni, senza penalizzazione.

Non posso però, Presidente, non soffermarmi su un aspetto che mi sta particolarmente a cuore sulla vicenda dell’Ordine Mauriziano. Un altro pasticcio si profila all’orizzonte: si passa da pasticcio a pasticcio. È il de profundis per l’Ordine Mauriziano. Mi domando dove sono quelle forze che nella scorsa legislatura avevano esposto questo problema ed, invece, oggi lo hanno dimenticato. Noi, invece, abbiamo assunto sempre posizioni limpide. Sapevamo che ci saremmo avviati verso un pasticcio legislativo fin dal decreto Pisanu, che abbiamo combattuto nella scorsa legislatura perché ha violentato una norma costituzionale. Credo che a questo punto la cosa migliore sia di cancellare la norma prevista dalla Costituzione. Vi sono responsabilità enormi da parte del commissario straordinario che ha gestito male l’intera vicenda, ma poiché le responsabilità sono anche politiche, esse non possono essere dissociate da chi ha determinato queste scelte. Allora, nonostante l’offerta di strumenti normativi efficaci, come abbiamo proposto nella scorsa legislatura, non si è levata alcuna voce. Il senatore Pisanu – mi dispiace che non sia presente – prenda atto della situazione e abbia il coraggio di fare autocritica e proponga di cancellare quella norma transitoria.

In ambito fiscale, per esempio, abbiamo proposto, onorevole Lettieri, una proroga al 31 luglio per la questione del modello 770 semplificato in quanto vengono richiesti sempre maggiori adempimenti, sempre maggiori informazioni a carico dei soggetti come, per esempio, i codici fiscali dei familiari, le indicazioni dei dati per la verifica delle erogazioni degli incapienti e tant’altro. Aumenta una burocrazia amministrativa che richiede un maggiore termine a disposizione. E ancora sulla vicenda sfratti: secondo un’indagine commissionata dal Ministero delle infrastrutture sono solo sei i Comuni in cui la legge n. 9 del 2007 ha prodotto più di 30 sfratti bloccati.

Ma questa maggioranza si è piegata al veto di Rifondazione Comunista e, quindi, ha imposto sulla questione degli sfratti una soluzione anche dove non ve ne era bisogno. Altre questioni riguardano gli investimenti dell’INAIL, ma su questo ho presentato gli emendamenti.

Non aggiungo altro, Presidente, se non la preoccupazione per un provvedimento che dilata ulteriormente la spesa e non determina le condizioni per il risanamento né il silenzio di tanti rigoristi che in Aula si sono levati o si levano a giorni alterni e dovrebbero fare un pochino di autocritica nel momento in cui predispongono i programmi elettorali. (Applausi del senatore Ferrara. Congratulazioni).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial