Da Gramsci a Sturzo: Liberal e l’UDC
Se il Partito di Casini ha bisogno di Liberal per lanciare la piattaforma programmatica per sfondare al centro c’è da stare tranquilli. Dimostra i limiti dell’orizzonte programmatico, dopo avere consumato come kleenex i Buttiglione, i Tabacci, i Pezzotta.
Non succederà nulla di quella aggregazione sollecitata da Adornato nei 13 punti del manifesto. Tutti rimarranno al proprio posto, nessuno si muoverà. Ernico Letta e Francesco Rutelli sono troppo intelligenti per cadere nella trappola, così come gli esponenti della PDL. Le giornate di Todi, ora Liberal-UDC, saranno un ottimo momento mediatico valorizzato dalla fase politica delle dimissioni di Walter Veltroni e dalle forti tensioni nel partito democratico.
Il giudizio di Bondi, gran conoscitore delle giornate todiane, è stato elegante quanto penetrante. Le potenzialità del 20 per cento per l’area di centro erano e restano tali da tre lustri. Nel frattempo il partito delle libertà sognato da Adornato è stato realizzato senza il suo apporto. C’è bisogno di credibilità.
E, allora, fa sorridere non che a Todi venga citato don Sturzo da Adornato con il suo passato travagliato da editorialista-militante della FGCl- PCI ad Alleanza democratica passando per Forza Italia prima di approdare nell’Unione di Centro di Casini, ma che Casini non trovi un interprete più adeguato alla storia politico-parlamentare del movimento cattolico, dei popolari sturziani prima e dei democratici-cristiani poi per lanciare la sua sfida ai due schieramenti. Mentre Sturzo combatteva la sua battaglia sulla legge proporzionale riuscendo nell’impresa di portare i suoi deputati da 3 a 100 in un solo passaggio si affermava la rivoluzione di ottobre alla quale più tardi negli anni settanta guarderà entusiasticamente Adornato.
“Il socialismo si presenta invece come un processo aperto dalla Rivoluzione d’ottobre, come una realtà incontrovertibile, uno stimolo di civiltà” E’ il segno dei tempi che mutano. Si può passare disinvoltamente dall’esaltazione gramsciana a quella sturziana, è il segno della confusione che avanza che serve a conquistare un po’ di spazio sui media, consumando un po’ di politica liquida cara alle tesi di Baumann. Si ricorre all’outsourcing della politica, per non esporsi troppo, per non assumersi in pieno le responsabilità delle scelte. Evitiamo però di ingannare i giovani e la opinione pubblica. E poi i manifesti non ci piacciano. Ci ricordano troppo Marx!. Preferiamo i codici di Malines e di Camaldoli.
Roma, 20 febbraio 2009