Il credito e i Tremonti bonds
La crisi finanziaria globale si sta propagando con intensità agli Stati, alle regioni, ai distretti industriali, ai settori, alle economie periferiche. In attesa che vengano adottate le soluzioni istituzionali globali come quelle relative nuove regole sui paradisi fiscali, sui titoli tossici, sui compensi agli amministratori, sui poteri delle autorità di controllo e dunque una infrastruttura giudirica capace di garantire la stabilità del sistema in tutte le articolazioni è tuttavia necessario non perdere di vista i problemi peculiari del nostro Paese. Occorre da un lato intervenire con misure sociali in favore dei più deboli e del vasto mondo del precariato funzionale alla flessibilità del sistema e dall’altro non scaricare sulla economia reale le difficoltà e le tardive prudenze dell’industria bancaria.
In questa delicata fase vanno pertanto garantiti i flussi reali di credito alle strutture produttive per evitare che il sistema delle PMI soffra una crisi intensa e duratura. I banchieri dimostrino lo stesso coraggio di quando procedevano disinvoltamente in fusioni e acquisizioni finalizzate ad incrementi di valore dissolti nella crisi finanziaria del mercato globale per perseguire una logica di autentico servizio alla economia reale.
Si avverte invece che sta prevalendo una troppo posizione difensiva piuttosto che svolgere un ruolo autenticamente “sociale”, quello che guarda al bene comune. Non vi è dubbio che in tale situazione sono penalizzate le piccole e medie imprese e sopratutto l’intera area meridionale priva di una industria bancaria propria di riferimento e dunque più debole e le famiglie del Mezzogiorno per la particolare composizione di famiglia monoreddito e più numerosa e a rischio povertà per larghe fasce. E allora, in tale situazione è necessario garantire i livelli e la distribuzione dei flussi di credito evitando di privilegiare aree e settori più forti. I Tremonti bonds possono essere un utile strumento per tali finalità se la erogazione viene condizionata al rispetto di tali vincoli. Si tratta solo della presa di coscienza che la crisi finanziaria non può essere scaricata sui più deboli. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità. Allo Stato quello di garantire un uso corretto dei Tremonti bonds come sostegno alla economia reale e alle famiglie e non come window dressing per le banche.
Roma, 24 febbraio 2009