Tremonti e la Banca del Sud

Tremonti e la Banca del Sud

Il Ministro Tremonti ha utilizzato la platea del congresso del Movimento per l’Autonomia di Lombardo per rilanciare una sua idea di Sud portando come primo risultato il decreto attuativo per la Banca del Sud. E’ una scelta poco tranquillizzante se pensiamo alle decisioni di questo primo anno di governo in termini di finanza pubblica che ha visto il Mezzogiorno fortemente e concretamente penalizzato. I pesanti tagli, pari a oltre un punto di pil, che sono stati operati sul Fas rappresentano una azione redistributiva alla rovescia. La stabilizzazione della finanza pubblica è stata fatto a spese del sud utilizzando quel vaso di Pandora che è il FAS. E’ facile fare i tagli orizzontali, più difficile fare proposte condivise e solidali. Al Sud non è stato dato, ma è stato sottratto. Ora l’idea della Banca del Sud è una idea utile, ma vecchia. Nasce alla fine degli anni ottanta per dare vita ad una mediobanca del Sud. Ad essa fu contrapposta la Finban con 100 miliardi di capitale ( Banco di Napoli, Imi e Isveimer); Tutte iniziative mai decollate. Così come è difficile che decolli una banca con 5 milioni di euro di capitale. E poi con quale operatività, con quali sedi, quali sportelli? E con quale mission?. Purtroppo la ricerca ossessiva delle economie di scala ha fatto perdere di vista i problemi reali del Paese snaturando “il fare banca” di un tempo che fu, abbandonando presenze e legami con il territorio. E’ difficile ricostruire ciò che è stato distrutto.

Tutto ciò impone una riflessione seria. Non credo che un movimento come quello di Lombardo, che ha raggiunto notevoli traguardi partendo da una dimensione comunale come quella di Catania, poi regionale, interregionale e ora nazionale possa ritenersi soddisfatto da annunci contraddittori; se viene colpita al cuore la sua mission politica che è quella di difendere le risorse ed esaltare l’autonomismo colpito pesantemente da interventi finanziari centralistici.

Purtroppo alle politiche di risanamento di finanza pubblica e di riduzione della spesa non si affianca con adeguato rilievo un dibattito sulla trasformazione del sistema bancario e sul ruolo centrale che questo assume per lo sviluppo del Paese e soprattutto sul mutato rapporto banca impresa, come pure sulla l’importanza dell’industria bancaria per lo sviluppo dei territori che oggi in piena crisi finanziaria soffrono più di ieri nella erogazione del credito e di maggiori costi dei finanziamenti. La Banca del Sud può diventare una buona idea se diventa pienamente operativa nella utilizzazione dei Fondi FAS, nello sviluppo del territorio e nel sostegno alle PMI e non resta solo un annuncio congressuale per tranquillizzare un insofferente alleato di governo.

Roma, 4 marzo 2009

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