Le Elezioni Europee e le riforme
Si avvicinano le elezioni europee in un clima di stanchezza dell’elettorato, ferito dalla crisi economica, disgustato dalle sterili contrapposizioni e dal gossip usato come arma di scontro politico.
Tutto ciò marginalizza i temi dell’Europa, delle sue radici e del suo futuro, dalle risposte alla crisi mondiale di cui ne è evidenza la questione Opel rispetto agli assetti dell’industria automobilistica, e dunque al riemergere dei nazionalismi, dalla governance al bilancio dell’Unione. La Cei attraverso il cardinale Bagnasco ha richiamato con forza i gravi problemi della famiglia italiana che hanno avuto conferma nella puntuale fotografia dell’ISTAT. Ed è sorprendente che il gioco politico si focalizzi sul numero dei parlamentari piuttosto che sui problemi reali del Paese.
La sinistra con la richiesta di calendarizzazione del provvedimento ha sfidato Berlusconi sul terreno parlamentare dopo che Berlusconi aveva lanciato la sfida sul terreno plebiscitario che avrebbe si il merito di mobilitare tutto il PDL in una campagna elettorale permanente di facile presa sulla onda dell’antiparlamentarismo, con un risultato lontano nel tempo e in contraddizione con il decisionismo berlusconiano. Il risultato di questa contrapposizione sarà il nulla. Il Presidente del Consiglio allora ripresenti ciò che la sinistra fece cancellare con la mobilitazione referendaria del 2006. In tale caso può affiancare questa iniziativa con la ricerca del consenso popolare guidando il processo riformatore. Il problema più rilevante oggi è la incertezza dei tempi legislativi e dunque la responsabilità dell’Esecutivo rispetto ai programmi e ai tempi della società e della economia.
Per ottenere questo obiettivo è necessario innanzitutto riformare il procedimento legislativo che si fa sul terreno dei regolamenti parlamentari. Si faccia prevalere la concretezza alla paralisi. E’ bene poi che i Presidenti delle Camere portino un contributo in questo senso assumendo una posizione meno politica e più neutrale, attivandosi concretamente, snellendo le procedure, semplificando le strutture, riducendo gli apparati. Nel frattempo possiamo consolarci con una buona notizia. Il Senato ha avviato l’esame di nuove regole per la contabilità di stato, adeguandole al federalismo fiscale, con una accentuazione del sistema dei controlli e soprattutto con la cancellazione della legge Finanziaria e della sua trentennale esperienza e nel superamento degli odiati strumenti programmatori.
La strategia tremontiana dimostra che il confronto parlamentare è possibile più di quanto non lo sia sul fronte bancario. Dopo un anno di governo i successi nell’azione di governo sono più sul fronte emergenziale (rifiuti terremoto abruzzese) piuttosto che sulle infrastrutture istituzionali. Sono obiettivi che devono marciare congiunti e non disgiunti.
Roma, 27 maggio 2009