L’U.D.C. e la politica dei cento forni
Sui risultati elettorali abbiamo già detto. Anche Scalfari scopre l’importanza dei valori assoluti dimenticando tuttavia le dinamiche dei flussi dei singoli partiti. I valori percentuali sono risultati drogati dalla non partecipazione al voto. Dobbiamo tornare sull’UDC che merita un discorso a parte contrabbandando mediaticamente un insuccesso elettorale per grande affermazione.
Non va dimenticato che gli obiettivi del Partito di Casini era un traguardo tra l’8 e il 10 per cento. Si ritrova un risultato netto sotto la metà. Come si fa a parlare di successo!. Purtroppo in quel partito non c’è più nessuno in grado né di fare opposizione né di portare il conto un una serie di insuccessi storici e politici. Stanno andando via tutti. Quello che rimane dell’UDC è il nocciolo duro del CCD arroccato in posizione di potere.
Le conseguenze politiche di questo disastro portano l’UDC ad assumere una politica delle mani libere, ma non la politica dei due forni, ma la politica dei cento forni indirizzando l’alleanza locale, non all’interno di una linea politica coerente, ma dove il governo locale determini un sicuro successo e di conseguenze una rendita di posizione in termini di sottogoverno. E così scatterà l’apparentamento con la sinistra a Torino, come a Rieti, a Frosinone a Brindisi, Foggia senza rinunciare ai collegamento politico con il PDL nel lombardo veneto come Padova dove la presenza è ininfluente sui risultati finali. A Firenze poi non scatterà nulla perché non c’è rappresentanza e non ci può essere neppure apparentamento virtuale. Si sono liberati del coraggioso Razzanelli che aveva preso più voti della lista Carraresi- due Macelli. Alla provincia di Milano prevale l’ambiguità per evitare conseguenze al Comune.
Tutto ciò in funzione di un traguardo intermedio ulteriore che sarà rappresentato dalle elezioni regionali del 2010. L’UDC punterà ad avere, essendo preclusa la Sicilia, un candidato- presidente in una regione, nell’ordine, tra Lazio per evidenti motivi, Puglia e Piemonte diventando alleato forte del PD in sostituzione di una sinistra radicale e alternativa divisa nei numeri e nella rappresentanza.
Saranno le Regionali il nuovo traguardo per l’UDC-CCD. Non sarà facile. E’ un obiettivo ambizioso considerando che la Lega, con i numeri che oggi ha, ben superiori a quelli dell’UDC-CCD, non ha la presidenza di una Regione dove il PIL è ricco. Potrà essere raggiunto soltanto se per Casini maturerà la scelta a sinistra per le elezioni politiche. Le regionali saranno propedeutiche alla nuova coalizione UDC- PD. Una nuova Unione prodiana mascherata.
Quindi la politica dei cento forni di Casini porta oggi nessun rischio e tutti i vantaggi possibili. Ma quanto potrà durare una politica costruita sul giorno per giorno, e che spinge Casini ad assecondare le ambizioni personali dei suoi colonnelli nella prospettiva delle regionali se non vuole perdere tutto ciò che resta dell’ex ccd ormai sostituito nella composizione del suo elettorato da ex Margherita oggi e da quella dirigenza in un fase successiva.
Non si vede una strategia politica, ma solo galleggiamento. Per questo è necessario l’UDC deve attivare i cento forni, con un forno diverso in ogni città o provincia. Non è detto che il pane sfornato sia buono e di qualità, ma che offra grandi guadagni quello è di certo assicurato.
Roma, 15 giugno 2009