IL PDL e la prospettiva delle regionali 2010
Le riflessioni di Fabrizio Cicchetto impongono una riflessione. Il predellino spinge al confronto. Non mi sottraggo all’analisi sui quattro caratteri della PDL richiamati dal Presidente del Gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati: partito nazionale, leaderismo, interclassismo, pluriculturale.
Aggiungerei decisionismo, verticalismo, personalismo, forza mediatica, gli elementi forti di una società moderna. Analisi condivisibile nella ricostruzione storica e nella sintesi del percorso politico. Muove dal successo delle ultime elezioni amministrative che va senz’altro riconosciuto ma scorgo alcune preoccupazioni seppure manifestate in modo elegante. E’ un campanello d’allarme rispetto alle prospettive politiche. Ha un osservatorio privilegiato. La Presidenza del Gruppo è uno snodo centrale nel raccordo tra partito e istituzioni nonché per la realizzazione dei programmi di governo ma anche momento finale per istanze insoddisfatte in altre sedi, in altri “sportelli”, soprattutto quelle governative e dove rischia di formarsi il malessere.
Ecco perché riconosce la necessità di un rafforzamento delle strutture nelle diverse articolazioni. Non può essere tutto nelle mani, nella responsabilità, nella genialità di Berlusconi che non può affrontare oltre i rami alti anche quelli bassi della politica. Coglie nel segno quando guarda ai rischi di una fase politica che ingessi i rapporti di forza esistenti senza andare oltre le quote 70-30, senza aprirsi a nuove realtà, all’associazionismo, a quanti sono relegati al solo ruolo di elettori senza rappresentanza e determinando così una nuova sintesi che superi la fase di stallo che si è prodotta con il rischio di delegare all’outsourcing delle fondazioni l’analisi della politica. Le fondazioni possono essere il supporto, ma non il cervello della politica, altrimenti finiranno, come è accaduto, nel difendere i propri riferimenti, per polemizzare dannosamente tra loro. Un partito leggero è purtroppo costretto a vivere tra tale situazione che potrebbe che accrescere le difficoltà piuttosto che superarle. L’alternativa è la parlamentarizzazione, con la responsabilizzazione degli eletti, ma comprendo bene che mi avvio su un terreno minato evocando in molti pericolosi fantasmi. Sarebbe però una scelta positiva nel consolidamento delle strutture. Lo stimolo a promuovere una attenta analisi del voto dà il segno della necessità di approfondire una analisi dei flussi elettorali che solo i protagonisti del territorio possono dare. Una sollecitazione niente affatto scontata e di maggiore pregio perché viene da un politico della prima repubblica che sa che dalla analisi si giunge alla proposta. Non c’è fondazione o centro studi politici in grado di misurare le dinamiche elettorali e i comportamenti elettorali quanto una classe dirigente che viva la politica sul territorio comprendendo bene le istanze che salgono dal basso. Colgo infine una altra preoccupazione nell’analisi di Cicchitto ed è la questione meridionale. Il Partito del Sud non è una idea facilmente liquidabile per diverse ragioni: una insofferenza diffusa, decisioni penalizzanti come il saccheggio delle risorse FAS, le promesse della banca per il sud, etc Tutto ciò rischia di creare difficoltà irrecuperabili proprio agli esponenti del PDL con responsabilità di partito. Solo chi non vuole vedere non comprende come la situazione sia in movimento. Al Partito del sud, si aggiungere ora l’annuncio Lega Italia di Carlo Taormina. Non va poi dimenticata l’insofferenza di DC per le autonomia e dell’ala strettamente cattolica che non ha trovato adeguata rappresentanza e perfino candidati in cui riconoscersi nelle liste per le europee. Il risultato di Erminia Mazzoni dovrebbe imporre una riflessione. Nella prospettiva delle regionali la tipologia del Tatarellum (turno unico e alleanze) fa assumere rilevanza al voto marginale. Di conseguenza si dovranno fare i conti con le sollecitazioni e le spinte nel segno della esigenza di adeguata rappresentanza politica.
Non basta perciò dire quanto di positivo è stato fatto sui temi etici, ma cosa nel prossimo futuro ci si impegnerà a fare perché la politica non sta ferma ma è dinamica rispetto alla complessità delle domande della società civile.
Roma, 14 luglio 2009