La finanziaria tra rigore e sviluppo
La manovra alternativa proposta dal Sen. Baldassarri rappresenta un grave errore sia nel metodo che nel merito. Dovrebbe essere ormai noto a tutti, soprattutto ai più avveduti, che la Finanziaria non esiste più, è stata di fatto cancellata dalla anticipata sperimentazione della riforma tremontiana, cui seguirà la riforma condivisa all’esame del Parlamento.
La legge 468 era vista come il totem da abbattere rappresentando il simbolo del parlamentarismo e del consociativismo. E’ stato anche un valido alibi per spostare i meccanismi decisionali dal Parlamento al Governo e soprattutto presso il nuovo Centro di Gravità Permanente rappresentato dal SuperMinistero dell’Economia.
E’ davvero curioso che nessuno abbia detto una parola sulla riforma e sulle sue conseguenze salvo poi rivendicare il diritto del Parlamento ad emendare così drasticamente la decisione di bilancio!. Ma qui non siamo di fronte a un emendamento più o meno significativo; con la proposta Baldassarri che vale 37 miliardi di euro, e con coperture di dubbia praticabilità, siamo in presenza di una manovra alternativa che va in pesante rotta di collisione con la proposta del governo.
Le due posizioni sono dunque inconciliabili. Dietro quella manovra politica che pone in difficoltà il Governo nella sua interezza v’è la insoddisfazione dei Ministri della Spesa incapaci di porre nella sede opportuna, il Consiglio dei Ministri, le loro ragioni più o meno fondate. Ciò finisce per scaricare nel Parlamento una tensione che avrebbe dovuto avere un altro percorso. Tremonti dunque sta facendo l’unica cosa che in questo momento c’è da fare. Non creare nuovo deficit e non far crescere ulteriormente il debito pubblico, già risalito al 118 per cento del PIL. I tassi di interesse sui titoli di stato non potranno rimanere così bassi all’infinito.
Una manovra alla Merkel il nostro Paese non se la può permettere. Abbiamo una diversità profonda nei fondamentali, soprattutto nello stock di debito. Non v’è certezza che una manovra di presunti tagli assicuri maggiore crescita nella prospettiva del superamento del punto di svolta della crisi. Se il problema è l’Irap si può fin dora intervenire con gradualità nelle modalità di calcolo, guardando alla dimensione della impresa soprattutto al livello dei dipendenti e scorporando il costo del lavoro visto che colpisce le aziende a più alta intensità di lavoro. E’ anche un modo per difendere l’occupazione nelle PMI. Solo le entrate rese disponibili dallo scudo fiscale possono liberare risorse per sostenere la ripresa economica.
Ci saremmo attesi che il partito del rigore fosse in Parlamento e soprattutto nella maggioranza, che ha il dovere di sostenere e difendere la linea del Governo. L’equilibrio finanziario non può essere compromesso dalla ricerca di facile consenso attraverso impraticabili scorciatoie.
Roma, 27 ottobre 2009