La confusione dei ruoli
La posizione, istituzionale, di Presidente della Camera dei Deputati è incompatibile e inconciliabile con quella meramente, politica, di co-leader del PDL e di capocorrente degli ex di alleanza nazionale. Le frizioni si traducono in contraddizioni fino ad accrescere e sfociare nella confusione. Perché di questo di tratta. La opinione pubblica non capisce più nulla sulle marcate differenziazioni. Credeva che i sofismi fossero un retaggio del passato. Se Fini si fa rigoroso paladino del parlamentarismo non può al tempo stesso fare il suggeritore e il mediatore delle soluzioni. Il parlamentarismo esige una chiara distinzione tra ruolo istituzionale e ruolo politico. E’ evidente che il Presidente della Camera non può svolgere un doppio ruolo così contraddittorio come si è registrato sul problema del “processo breve.” E come è stato per i respingimenti degli immigrati e come potrebbe essere per il testamento biologico.
La maggioranza si assuma allora la responsabilità di andare avanti sul terreno riformatore, di assumere le iniziative più opportune evitando di restare impantanata nella palude del nuovo doroteismo che si presenta dietro la formula delle larghe intese.
E’ evidente che nel momento in cui si definisce un accordo politico interno al PDL, su cui la opposizione si tira fuori e su quel provvedimento in Aula in ragione di incontrollate dinamiche parlamentari si dovessero determinare modifiche che non piacciono a qualcuno si creano le condizioni per una seria sconfitta politica. Il presidente del Consiglio diffidi di quanti spargono consigli interessati solo per logorarlo con i tempi lunghi del lodo Alfano costituzionalizzato o la inutile ricerca di riforme sulla giustizia condivise di cui non si vede lo spazio. Il ritiro del processo breve come chiede Bersani sarebbe una sconfitta secca non solo per la maggioranza, ma anche per lo stesso Fini che ne ha siglato l’accordo e condiviso la iniziativa parlamentare. L’unica via percorribile è il ripristino della immunità parlamentare fatta con chi ci sta. E’ l’unico modo per operare un chiarimento profondo sia all’interno della maggioranza che nella opposizione perché la sinistra nonostante le recenti separazioni si ritroverà unita sul terreno del no. Quello che si deve evitare è un lento progressivo logoramento che porta alla asfissia politica. La responsabilità politica di fare le scelte più opportune, sia in materia giudiziaria, che economica che sociale compete unicamente al Presidente del Consiglio, cui gli elettori hanno conferito il mandato a governare.
Roma, 17 novembre 2009