Rinfreschiamo la memoria del leader dell’UDC
ovvero i meriti dei governi Andreotti, ultimo e penultimo
Il leader dell’UDC Pier Ferdinando Casini, agli Stati Generali del suo partito di Roma ha affondato i colpi a destra, alla cieca. Ha accusato la amministrazione capitolina di una classe dirigente insufficiente a rappresentare la città. Sarebbe stato opportuno chiarire, se la critica era rivolta alle aziende municipalizzate, compresa la ACEA dove è presente un manager molto vicino all’UDC. Un’ affermazione dunque che lascia spazio a molte interpretazioni. Poi salendo impietosamente con le sue critiche ha paragonato questo governo di destra all’ultimo governo Andreotti. Il settimo Andreotti si muove in continuità con il sesto, affronta e supera rapidamente la crisi di luglio 1991 provocata dalle dimissioni dei 5 Ministri demitiani (Misasi, Martinazzoli, Matterella, Mannino e Fracanzani). Sia il sesto che il settimo Governo Andreotti hanno avuto il sostegno di Pierferdinando Casini allora deputato DC. La critica è ingenerosa verso Andreotti per tanti motivi. Il primo è che quel Governo firmò il trattato di Maastricht tracciando il disegno dell’Unione Monetaria e dell’Unione Politica, vero e proprio punto di partenza nella costruzione e nella storia dell’Europa. Non vanno dimenticate le riforme dei mercati finanziari, con la legge istitutiva delle SIM, quella sull’insider trading e la legge sulla OPA dotando il mercato finanziario italiano di strutture di intermediazioni e di tutela del risparmiatore e della concorrenza di cui era sprovvisto. Nel campo della pubblica amministrazione leggi fondamentali come quelle sulla trasparenza amministrativa e sulle autonomie locali. Per lo sviluppo vanno ricordate le leggi sul risparmio energetico, e la legge 317 del 1991 insuperato strumento legislativo, fondamentale per lo sviluppo della politica industriale delle PMI e dei distretti tecnologici, per sviluppare nuove imprenditorialità, sostenere processi di sviluppo e diffondere nuove tecnologie. Potremmo proseguire con la 223 sulla mobilità e avviamento al lavoro. Nè vanno dimenticate le efficaci leggi di contrasto alla criminalità organizzata. In ambito sociale la legge quadro sul volontariato e la disciplina delle cooperative sociali. Furono poste le premesse per l’avvio delle dismissioni del patrimonio pubblico e delle partecipazioni statali. Ci fermiamo qui, al settimo governo Andreotti. Non ci sembrano risultati da slogan, ma della “concretezza”. Le critiche di Casini sono dunque ingenerose verso Giulio Andreotti e verso Arnaldo Forlani, verso il Presidente del Consiglio e verso il segretario politico della DC del tempo. La storia, affidata agli storici, quelli che usano il metodo Chabod della ricerca seria sulla analisi delle fonti e dei documenti, farà giustizia della superficialità di facili affermazioni. Vorrei solo ricordare che presentando il bilancio della legislatura a Firenze insieme al programma per la XI legislatura Arnaldo Forlani disse: “Intendiamo guardare avanti… il passato non è per noi ragione di vergogna”.
E allora diamo ad Andreotti i meriti di Andreotti Presidente del Consiglio..!
Maurizio Eufemi
Roma, 17 novembre 2009