Fondazioni bancarie: profit e no profit
Sull’asse Milano-Siena è esplosa una contrapposizione polemica sulle Fondazioni bancarie. Forse a Siena, mentre si auspicava un regime fiscale più favorevole ricompreso nel corpo unico degli enti non lucrativi, non si immaginava che nello stesso giorno a Milano, venivano fotografati i ritardi nella recisione dei legami finanziari. Le critiche milanesi, per l’autorevolezza del personaggio che le ha espresse, assumono significati ancora più forti, avendo rivestito il ruolo di estensore della sentenza della Corte, configurandole la attuale formula giuridica di terzo settore. Non è mancato lo stupore, quasi un pentimento, per la situazione di stallo.
Se poi si sostiene che i legami sono stati recisi, come fanno i difensori del sistema di potere, i catenacciari di sistemi di gioco alla Rocco, senza tenere conto dei numeri, significa nascondere la realtà. Allo stato siamo ancora in presenza di 18 Fondazioni bancarie su 70 con legami finanziari che corrispondono ad una percentuale del 25 per cento. Un quarto del sistema delle fondazioni bancarie in tale situazione è la dimostrazione che il legame non è affatto spezzato e si è giunti ad un blocco che è contro lo spirito della legge Ciampi.
Ma quello che sorprende di più è che la richiesta di una disciplina fiscale più favorevole venga sollecitata proprio dalla Fondazione MPS che mantiene legami più forti con l’azienda bancaria, ben oltre il 30 per cento previsto dalla legge Draghi.
La crisi globale ha evidenziato i pericoli di scelte di legami finanziari piuttosto che di criteri prudenziali attraverso una migliore diversificazione del patrimonio. Le fondazioni bancarie non hanno salvato i mercati finanziari. Hanno salvaguardato il management per difendere i loro investimenti e le prospettive di rendimento e di dividendo.
Il Ministro dell’Economia non ascolti le sirene di chi vuole benefici fiscali tipici del settore no profit se non corrisponde pienamente alla tipicità di tale attività. L’intervento statale e la fiscalità generale non possono farsi carico di scelte manageriali orientate alla difesa estrema di un legame finanziario che mostra limiti e contraddizioni, funzionale solo alla non contendibilità.
In ogni caso sorge allora il problema della istituzione di una Autorità di controllo in grado di verificare in modo penetrante e sostanziale la attività delle Fondazioni bancarie superando una fase troppo lunga di autoreferenzialità.
Roma, 24 novembre 2009