Una par condicio che sterilizza i mandarinati televisivi

Una par condicio che sterilizza i mandarinati televisivi

I conduttori televisivi dei talk show stanno reagendo con protervia ed arroganza alla decisione dell’organo di vigilanza e di controllo parlamentare. Essa va rispettata, come pure quelle adottate conseguentemente dall’azienda. Si arrogano il diritto di difendere la libertà, ma quale libertà? la loro?. Pretendono di andare in onda ad ogni costo, costi quel che costi. Difendono il loro “mandarinati” televisivi, padroni assoluti dell’informazione pubblica attraverso il confezionamento di immangiabili precotti che gli italiani dovrebbero trangugiare passivamente. 

Occorre avere rispetto delle regole e del Parlamento che le ha emanate non interpretandole arbitrariamente volta per volta, attraverso una creatività perversa volta all’aggiramento sistematico. Fanno i martiri della tv pubblica, ma di un modello di TV che coincide con un potere personale, non di quella che gli italiani sentono propria. Usano un linguaggio irridente fuori di ogni regola deontologica, senza rispetto per i vertici aziendali. Dimenticano che sono dipendenti o legati all’azienda da un rapporto contrattuale. Dimenticano inoltre un particolare non trascurabile: che sono pagati con i soldi pubblici, con una tassa ad hoc. La decisione della Commissione di Vigilanza ha avuto il merito di avere messo le cose a posto; potremmo dire … finalmente, era ora!!! I dibattiti politici in periodo di campagna elettorale si fanno con le regole fissate dal legislatore, non quelle proprie, senza controllo e senza verifiche. fino quando la RAI è e sarà una spa a capitale pubblico, soggetta al controllo parlamentare, come disciplinato dalla Corte Costituzionale. La “par condicio” non può essere aggirata e utilizzata per fini di parte. E’ troppo facile nascondersi dietro la par condicio e pretendere di giocare la partita senza arbitro. Troppi conniventi silenzi hanno avuto il sopravvento sulle regole della imparzialità e della correttezza informativa. Non si può scambiare la libertà con l’arbitrio. Ben venga ora una riforma della par condicio che tenga conto innanzitutto della evoluzione del sistema elettorale in senso bipolare.

Roma, 3 febbraio 2010

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