Per le Fondazioni bancarie una Authority à la carte?
E’ preoccupante quello che sembra emergere dal convegno dell’Acri svoltosi a Montecitorio per la celebrazione del ventennale della legge Amato Carli sulle Fondazioni bancarie. Evidentemente il tema dei controlli sulle Fondazioni non sono entrati neppure nella pausa caffè dei mensili pranzi milanesi del lunedì tra il Ministro dell’Economia e i banchieri. E’ emersa di tutta evidenza la irritazione per il blitz del Ministro dell’Economia che ha portato con l’articolo 52 del decreto legge n. 78 sulla stabilizzazione finanziaria sotto la competenza del suo dicastero la materia della vigilanza sulle Fondazioni bancarie. Di qui l’esigenza di trovare nuove sponde politiche, nuovi ancoraggi per aggrapparsi a difendere ciò che sembra non trovare ascolto in altre sedi.
Il dato curioso è che oggi tutti coloro che pretendono che la politica stia lontana dalle Fondazioni bancarie sono proprio quelli che sono impregnati di politica operando una innaturale cesura tra il passato e il presente. Avere avuto un pluridecennale ruolo politico nella storia politica e parlamentare del Paese non conta nulla. Sembrano dire guardami per ciò che sono e non chi ero. Sembrano uomini venuti da Marte. Oggi Il Presidente della Camera rischia di diventare lo strumento per dividere la maggioranza su interessi forti e l’ancora per limitare i danni degli interessi forti. Si propongono forme di controllo blande solo sui principi e non sul merito, dunque una autorità di controllo à la carte! Non è forse singolare che il controllato disegni la figura il ruolo, i compiti e le regole del controllore?. Ma quello che è ancora più curioso è la sapiente opera di mistificazione. Dispiace che venga coinvolto il Presidente della Camera nella ricorrenza del ventennale delle Fondazioni, quando il partito del Presidente della Camera, allora MSI, con i parlamentari Gastone Parigi alla Camera e Antonio Rastrelli al Senato manifestò ferma opposizione insieme alla sinistra indipendente, particolarmente Filippo Cavazzuti, alla legge 30 luglio 1990 n. 218, che prevedeva amplissime deleghe al governo e generose esenzioni fiscali. Una legge che è tutta una delega.! E gli argomenti di allora sembrano quelli di oggi. Furono appunto gli argomenti forti della destra rispetto l’uso delle deleghe lesivi dei doveri e obblighi del Parlamento e la mancanza di trasparenza nelle nomine bancarie. Altro che Fondazioni figlie del Parlamento. Semmai Fondazioni figlie del Governo. Se Tremonti mantiene l’articolo 52 nella stesura proposta al Parlamento non fa che rivendicare e riaffermare il suo potere genitoriale. Non di authority à la carte abbiamo bisogno, ma di regole e controlli proporzionali alla dimensione degli interessi finanziari in gioco che non consistono in una relazioncina al Parlamento, ma in una authority, questa si figlia del Parlamento e che da legge possa dettare poteri di vigilanza e controllo veri ed efficaci.
Roma, 12 giugno 2010